Nei momenti di crisi, quando le istituzioni sembrano sul punto di esplodere e la rabbia sociale aumenta, le masse istintivamente guardano a nuove soluzioni e nuovi uomini. Per quanto il sistema riesca a produrre sempre finte opposizioni buone per perpetuare la teoria del Gattopardo, il punto di rottura prima o poi arriva per davvero. Tsipras in Grecia, Grillo in Italia e Podemos in Spagna rappresentano le ultime frecce all’arco dei nazisti tecnocratici Mario Draghi e Wolfang Schaeuble, dopodiché, smascherati gli ultimi ascari e lestofanti al servizio dei summenzionati criminali continentali, tutto diventa possibile. In Grecia Tsipras ha già il fiato corto, avendo appena approvato una miserabile riforma pensionistica in stile Elsa Fornero che lo smaschera definitivamente quale nemico del popolo e volgare traditore della Patria; lo stesso dicasi per Grillo, oramai pronto a lasciare il campo in favore di un damerino come Di Maio già opportunamente “sdoganato” dal Financial Times, libello ufficiale dei nuovi nazisti globalizzati. Podemos, infine, è palesemente un altro covo di “macchiette”, popolato da tante piccole Laure Boldrini iberiche pronte a fare opposizione ai Re Magi in quanto uomini e perciò poco attenti al rispetto delle quote rosa. I contenitori guidati dai tanti “pagliacci” che fingono di opporsi al sistema eretto da Draghi e Schaueble- su preciso ordine conferito degli stessi Draghi e Schaeuble- rimarranno sulla scena giusto il tempo di finire sommersi dagli sputi e dalle pernacchie. Poi sarà il diluvio. Non bisogna guardare al caos con fastidio e preoccupazione, al punto in cui siamo soltanto uno shock vero e profondo potrà invertire un insostenibile corso della Storia. Nel caos però, oltre a sinceri uomini politici animati da desiderio di giustizia, sguazzano spesso pure gli elementi peggiori, avventurieri senza scrupoli che nascondono turpi obiettivi di comando e di potere occultati dietro una maschera di filantropia indossata per l’occasione. Riconoscerli non è semplice ma neppure impossibile. A tal proposito consiglio a tutti la lettura di uno splendido romanzo politico del geniale George Orwell, “La Fattoria degli Animali”, capolavoro immortale che offre a tutti un realistico quadro psicologico e sociale delle dinamiche complessive che sottendono la conquista e il mantenimento del potere. Il maiale “Napoleone” è un archetipo diffuso- scaltro, carismatico e senza scrupoli- garante per antonomasia di un sistema di regole che egli stesso presenta, interpreta e violenta di continuo al fine di puntellare una leadership di cartapesta fondata sull’imbroglio, sulla consuetudine, sulla paura e sul ricatto. La forza del maiale “Napoleone” consiste nella sua capacità di allontanare i dubbi che avvolgono il suo operato tramite la creazione artificiale di un provvidenziale “nemico esterno”, di fronte al quale il gruppo nel suo insieme deve naturalmente trovare smalto e acritica compattezza intorno alla figura del grande capo. Altrettanto importante risulta inoltre il ruolo esercitato dal maiale “Piffero”, strimpello mediatico impegnato di continuo nel presentare a parole Napoleone quale massimo esempio di bontà, generosità e magnanimità, mentre nei fatti il maiale protagonista del racconto è chiaramente un concentrato di vanità, violenza e menzogna. Un altro fattore di riconoscimento è costituito dall’endemico e spasmodico ricorso alla tecnica del “ballon d’essai”, ovvero dalla continua diffusione di notizie non vere ma verosimili, veicolate con l’obiettivo di saggiare a fini manipolativi la reazione della pubblica opinione. Bisogna perciò stare molto attenti, altrimenti correremo in prospettiva il serio rischio di combattere un sistema iniquo per sostituirlo con uno perfino peggiore: “Alla fine non lo chiamavano più semplicemente Napoleone. Ci si riferiva a lui definendolo con formula cerimoniale “il nostro capo, il compagno Napoleone”, e i maiali si compiacevano di coniare nuovi titoli come “padre di tutti gli animali, “terrore del genere umano”, “protettore degli olivi”, “amico degli anatroccoli”, e via dicendo…” (“La Fattoria degli Animali”, pag 76, cap. 7).
Francesco Maria Toscano
6/01/2016
[…] Source:: IL MAIALE NAPOLEONE E LA FATTORIA DEGLI ANIMALI […]
Mi fa piacere che hai cambiato idea su podemos e grilli.
Un tempo non molto lontano infatti potevamo leggere:
“Il vecchio bipartitismo Popolari contro Socialisti non esiste più, consentendo ad un Movimento autenticamente progressista come PODEMOS di divenire in pochissimo tempo il vero DOMINUS della politica iberica. Alla faccia dei tanti venduti con la penna che continuano a raccontare a pagamento una realtà fantasiosa.”
Invece sui grilli si scriveva,ma per fortuna ora non piu’,in questi modi:
“Il MOVIMENTO 5 STELLE è perfezionabile.Ma è guidato da UOMINI LIBERI”.
Comunque ne mancano ancora tanti di “nuovi movimenti” fattorizzabili orwellianamente parlando :D.
Tragicamente azzeccata la similitudine tra l’attuale regime ed il libro di Orwell.
Forse qualche parola in più sul perché Orwell scrisse quel libro, potrebbe aiutare alcuni piddioti (e consimili) che ancora perseverano…
Condivido, infine, la tua romantica speranza nell’imminenza dell’incendio sociale, purificatore dell’oligarchico marciume.
Se può darti sollievo, temo che saremo in tanti a finire appesi (spero solo in senso figurato) da qualche volenteroso carnefice di turno
Se non altro, in tutti i sensi, resteremo a schiena dritta fino in fondo.
Mbe’ la figura del maiale orwelliano è mirabilmente descritta in questa canzone molto intelligente oltre che profondamente patriottica di Checco:
https://www.youtube.com/watch?v=7S_issyHh5A
Invece sul piano internazionale l’archetipo del maiale napoleone è rappresentato dai governanti sauditi:
scaltri ma non troppo intelligenti,determinati ma per nulla prudenti,garanti e gestenti il gioco del petrolio ma di fatto leaders di cartapestain quanto non sono nulla senza la potenza di fuoco statunitense.
Il futuro politico dell’Italia si gioca proprio sull’isolare questo attore internazionale,l’arabia saudita,e collaborare geopoliticamente con la Russia…che che ne dicano certi nostrani pifferai magici dal patriottismo formale ma non sostanziale.
E chi avrebbe il coraggio di deciderla e gestirla, la sacrosantamente di italico interesse “collaborazione con la Russia”?
Nemmeno il cialtrone di Arcore, che pure qualche soldino sul gas russo se l’era giocato, ha avuto il fegato di tenere la barra ad est a lungo.
La culona berlinese ci sta provando a stare con il piede in due scarpe, ma alle spalle ha la Bundesverband der Deutschen Industrie. Non quei quattro biscazzieri da Piazzetta Affari capitanati da Squinzi.
Vedremo quanto durerà il timeout, nell’attesa che piazzino al posto dell’azzoppato keniota appassionato di aeromodellismo omicida, la valkiria cornuta. Ma dopo saranno davvero caxxi amari.
P.S.
Problemino con tre risposte, scegli quella giusta:
Come è possibile che un due di briscola come monsieur le President de la Republique Italienne, sia tanto influente da non essere MAI nominato senza il placet della lobby di via Vittorio Veneto 121, in Rome..?
A) Veste anche i panni di Santa Klaus, quindi la CocaCola ha l’ultima parola.
B) Gli USA sono i nostri immaginifici liberatori, garanti della nostra democrazia e responsabili davanti a Dio delle meravigliose sorti della libertà nel mondo. E l’Italia è nel mondo.
C) Avendo ricevuto in dono da Gaetano Filangieri, buon amico e fratello massone di George Washington, il modello della loro costituzione, gli americani ci rendono il favore garantendoci il garante della nostra. Che, appunto, è una Costituzione oligarchico-massonica.
D) Gli accordi segreti, conseguenti alla sconfitta nella II G.M. prevedono per 100 anni che il perno della traballante repubblichetta, ovvero le prerogative troppo poco conosciute del Quirinale, siano l’esito di una complicata alchimia Anglo-USA.
Un aiutino: poi scegliere più di una risposta…
Questo quesito dovresti girarlo ai neo-sovranisti e ai terzoromanisti free jazz punk inglesi
La nostra « è una Costituzione oligarchico-massonica ».
Beata ignoranza.
Vi lascio con il “free jazz” – e lo sfruttamento del sottoproletariato afroamericano che sottende – di chi è italiano e fedele alla Repubblica:
https://www.youtube.com/watch?v=IimZ7Ut6uK4
Ueee’ junius finalmente ti sei riaffacciato qui al nostro bar telematico…ce lo chiedevamo ma che fine ha fatto junius nostro?
chi poi si chiedeva: quello ormai ci ha abbandonato…forse si è offeso…non ci considera piu’…sono arrivate le feste ed è sparito…
Mah…meno male che sei ritornato…ci sei mancato sai?
Comunque come dj sei un po’ troppo raffinato…noi ci accontentiamo di qualcosa di piuì popolare
:
https://www.youtube.com/watch?v=eNrJrwaCR9g
bonazze le tipe….fanno attizzare.
[…] Maria Toscano, “Il maiale Napoleone e la fattoria degli animali”, dal blog “Il Moralista” del 6 gennaio […]
[…] I contenitori guidati dai tanti “pagliacci” che fingono di opporsi al sistema eretto da Draghi e Schaueble- su preciso ordine conferito degli stessi Draghi e Schaeuble- rimarranno sulla scena giusto il tempo di finire sommersi dagli sputi e dalle pernacchie. Poi sarà il diluvio. Non bisogna guardare al caos con fastidio e preoccupazione, al punto in cui siamo soltanto uno shock vero e profondo potrà invertire un insostenibile corso della Storia. Nel caos però, oltre a sinceri uomini politici animati da desiderio di giustizia, sguazzano spesso pure gli elementi peggiori, avventurieri senza scrupoli che nascondono turpi obiettivi di comando e di potere occultati dietro una maschera di filantropia indossata per l’occasione. Riconoscerli non è semplice ma neppure impossibile. A tal proposito consiglio a tutti la lettura di uno splendido romanzo politico del geniale George Orwell, “La Fattoria degli Animali”, capolavoro immortale che offre a tutti un realistico quadro psicologico e sociale delle dinamiche complessive che sottendono la conquista e il mantenimento del potere. Il maiale “Napoleone” è un archetipo diffuso- scaltro, carismatico e senza scrupoli- garante per antonomasia di un sistema di regole che egli stesso presenta, interpreta e violenta di continuo al fine di puntellare una leadership di cartapesta fondata sull’imbroglio, sulla consuetudine, sulla paura e sul ricatto. La forza del maiale “Napoleone” consiste nella sua capacità di allontanare i dubbi che avvolgono il suo operato tramite la creazione artificiale di un provvidenziale “nemico esterno”, di fronte al quale il gruppo nel suo insieme deve naturalmente trovare smalto e acritica compattezza intorno alla figura del grande capo. Altrettanto importante risulta inoltre il ruolo esercitato dal maiale “Piffero”, strimpello mediatico impegnato di continuo nel presentare a parole Napoleone quale massimo esempio di bontà, generosità e magnanimità, mentre nei fatti il maiale protagonista del racconto è chiaramente un concentrato di vanità, violenza e menzogna. Un altro fattore di riconoscimento è costituito dall’endemico e spasmodico ricorso alla tecnica del “ballon d’essai”, ovvero dalla continua diffusione di notizie non vere ma verosimili, veicolate con l’obiettivo di saggiare a fini manipolativi la reazione della pubblica opinione. Bisogna perciò stare molto attenti, altrimenti correremo in prospettiva il serio rischio di combattere un sistema iniquo per sostituirlo con uno perfino peggiore: “Alla fine non lo chiamavano più semplicemente Napoleone. Ci si riferiva a lui definendolo con formula cerimoniale “il nostro capo, il compagno Napoleone”, e i maiali si compiacevano di coniare nuovi titoli come “padre di tutti gli animali, “terrore del genere umano”, “protettore degli olivi”, “amico degli anatroccoli”, e via dicendo…” (“La Fattoria degli Animali”, pag 76, cap. 7). Francesco Maria Toscano per Ilmoralista.it […]
[…] (Francesco Maria Toscano, “Il maiale Napoleone e la fattoria degli animali”, dal blog “Il Moralista”). […]