O predomina il potere politico, legittimato dal consenso conferito nelle urne dal popolo sovrano, o comanda il potere economico/finanziario, bravo nell’organizzarsi secondo rituali e schemi occulti, non sempre cioè intellegibili da occhi profani. In Italia la “rivoluzione” di Mani Pulite, scremata dalla paturnie moralisteggianti, è servita soltanto a sancire il primato del potere privato su quello pubblico, rappresentando sul piano storico la formale e pratica realizzazione di un sommovimento reazionario ed elitario pensato ed attuato con il preciso e dissimulato obiettivo di comprimere gli spazi democratici e sterilizzare la capacità delle masse di influenzare i processi decisionali. Semplificando al massimo il nostro ragionamento potremmo dire che il Parlamento e i partiti, pur con tutti i limiti che conosciamo, continuano debolmente a rappresentare una cinghia di trasmissione tra rappresentanti e rappresentati; mentre il gotha oligarchico/massonico/finanziario/economico poggia il proprio dominio sull’uso sapiente e mai casuale di due potenti strumenti: il potere mediatico e il potere giudiziario. Non a caso, al tempo in cui venivano strumentalmente fucilati i partiti storici e i vertici della massoneria mondiale si incontravano sul “Britannia” per spartirsi i nostri gioielli di Stato, entrò in voga l’uso di una fortunata immagine: “il corto circuito politico/giudiziario”. Oggi, a distanza di oltre venti anni, non è cambiato nulla. Quelle stesse forze che depredarono allora la ricchezza italiana (chi ricorda le famose “privatizzazioni all’italiana”?) grazie alla complicità interessata di alcuni uomini in carne ed ossa, continuano a dettare legge nell’ombra. Durante il biennio 92/93, acme della restaurazione oligarchica, quelli come Craxi venivano mandati in esilio, mentre quelli come Napolitano acquisivano benemerenze agli occhi dei padroni; quelli come Galloni finivano con l’essere depotenziati ed isolati, mentre quelli come Draghi (ex direttore generale del Tesoro, ndm) imbandivano la tavola guadagnandosi future ricompense poi effettivamente riscosse. Da allora i premier susseguitisi al governo hanno recitato perlopiù la parte dei burattini manovrati a distanza, costretti ad applicare ricette e politiche decise all’interno di consessi tecnocratici e antidemocratici. In un primo momento tale palese etero-direzione risultava per pudore “riservata” e in parte nascosta; da qualche anno a questa parte, invece, da quando cioè Draghi ha preso gusto ad inviare lettere minatorie ai diversi capi di governo (chi ricorda la lettera inviata dalla Bce a Berlusconi nell’agosto del 2011?) non si salvano neppure le forme. Viviamo schiacciati da una dittatura felpata e in doppiopetto, ma sempre di dittatura si tratta. Nessuno, per giunta, ha più né la voglia né il tempo di negarlo (pensate al tragicomico referendum greco sulle politiche di austerità indetto da quel pagliaccio di Tsipras nel luglio del 2015). Un proverbio cinese dice che la “giustizia è come una lampada. Fa luce solo nel punto in cui si decide di posizionarla”; e siccome la “lampada” ce l’hanno in mano i vertici della massoneria mondiale, i cui principali portavoce “visibili” in Europa sono oggi Mario Draghi e Wolfang Schaeuble, i politici restii ad eseguire gli ordini rischiano sempre presto o tardi di finire al centro di inchieste o scandali. E, badate bene, l’innocenza o la colpevolezza dei singoli in riferimento alle diverse contestazioni, è l’unico elemento che non rileva affatto ai fini della comprensione profonda del ragionamento che stiamo facendo. Il potere contemporaneo, come aveva già capito Pilato ai suoi tempi, abbraccia un concetto di “verità” molto relativo (“quid est veritas?”), da brandire soltanto strumentalmente per legittimare ex post e agli occhi dei terzi operazioni basate soltanto sulla forza, che, per essere indegne fino in fondo, devono trasfigurarsi necessariamente in “missione di purificazione e giustizia”. Alla luce della lunga premessa appena offerta è ora utile e possibile analizzare la proposta di Renzi circa il possibile ed imminente avvio di una “commissione parlamentare di inchiesta che indaghi sulle banche”. Risate. A domani per il prosieguo.
Francesco Maria Toscano
14/01/2016
Te ne sei scordato due di poteri nella narrazione da te fatta per poter capire cosa effettivamente andava succedendo nel 92 in Italia.
Uno di questi due poteri e precisamente il potere criminale(inteso come criminalità organizzata),è il braccio armato necessario ad ogni “potere deviato” per poter esercitare un “vero” controllo sul territorio mantenendo contemporaneamente un’aura di onestà e impunibilita’.
Quando parli dell’uso sapiente e strumentale dei “differenti tipi di potere” analizzati per “tipologie di qualita’ funzionale” non ti devi mai dimenticare di citare anche quel particolare potere che si chiama “potere criminale” sommamente rappresentato in italia dalle note e nostrane organizzazioni di stampo mafioso.
Perche’…se ci dimentichiamo “pezzi” della vera struttura del potere cosi come inteso nel mondo moderno,altro che pilato,allora rischiamo di ritrovarci proprio nella situazione cognitiva descritta nel proverbio cinese e cioè di “Far luce solo nel punto in cui si decide di posizionarla(la luce)”.
[…] Fonte: Il Moralista […]
[…] Fonte: Il Moralista […]
[…] Il Moralista – Tratto da: […]
[…] premier che si sono formalmente succeduti alla guida del Belpaese dal 1992 fino ai giorni nostri (clicca per leggere). Una analisi che, credo, non concede nulla al “complottismo”, limitandosi ad evidenziare alcuni […]
[…] Fonte: Il Moralista […]