Il modo migliore per ripartire consiste nel fare un “reset” delle proprie convinzioni sovrastrutturali. I milioni di poveri, schiavizzati e sfruttati che brulicano senza costrutto in questa Europa disperata sono naturalmente indotti a cercare un “bersaglio” contro il quale scagliare le frecce avvelenate della frustrazione. Il “sistema”, profondo conoscitore della psicologia delle masse, riesce però a canalizzare in maniera interessata perfino la “rabbia” prima scientificamente evocata. Il capolavoro delle élite consiste proprio in questo, nel generare volutamente sentimenti di odio che finiscono con il confondere e il paralizzare masse incapaci di riconoscere e demistificare i raggiri del potere. Naturalmente non è così semplice farsi un’idea precisa della realtà, specie in un mondo abbrutito da una miriade di informazioni- spesso tra di loro incompatibili- che colpiscono il cittadino medio con una velocità impressionante fino a stordirlo. In questa voluta confusione, utile per provocare disillusione e disimpegno, regnano i soliti “maghi neri” esperti in imbrogli e manipolazioni. Che fare? Innanzitutto, se vogliamo avere una sola speranza di invertire la rotta, non dobbiamo pretendere troppo da cittadini rimasti per molto tempo rinchiusi nella “caverna di Platone”. Dobbiamo inizialmente fare un lavoro uguale e contrario rispetto a quello promosso con successo dalle oligarchie dominanti, disintegrando i pochi pilastri concettuali che tengono in piedi l’intero luciferino edificio. Certo, il “sistema” non resterà a guardare, avendo già da tempo sviluppato anticorpi che anestetizzano il pensiero critico e tengono al riparo i padroni da possibili contraccolpi. Come ha fatto una minoritaria aristocrazia usuraia a mettere le catene ai polsi di un numero spropositato di cittadini indotti pure ad adorare la frusta che li percuote? Usando tecniche da “lavaggio del cervello”, ripetendo in continuazione falsità che- sull’esempio di Goebbels- diventano vere solo perché proposte all’infinito. L’idea che gli Stati debbano prendere in prestito la moneta che usano è alla base della tragedia contemporanea. Legittimare la presenza sulla scena internazionale di pochi usurai privati (“i mercati”) che tengono in scacco interi continenti è semplicemente aberrante. Il “sistema” tende a presentare all’infinito l’immagine di popoli afflitti da “debiti” che, nonostante i necessari sforzi, non riusciranno mai del tutto a ripagare. I pochi che denunciano come chiaramente demoniaco il racconto prevalente finiscono per essere bollati come “populisti” e “complottisti”, termini coniati dai cultori della “neolingua” per scoraggiare sul nascere il sedimentarsi di forme risolute di protesta. Per rialzare la testa e riconquistare la libertà dobbiamo perciò in primo luogo non farci intimorire dai manganellatori mediatici pagati dagli strozzini internazionali per isolare e atomizzare quelli che si ostinano a cantare fuori dal coro. Bisogna quindi tenere il punto, difendendo la bontà delle nostre argomentazioni fino a quando i servi del regime non crolleranno da soli sotto il peso della loro cattiva coscienza. D’altronde, per quanto fiaccati dalla propaganda, alcuni importanti segnali di risveglio esistono. La fiducia nei media tradizionali, finalmente smascherati quali strumenti di tortura in mano alla speculazione globalizzata, è oramai sottozero, mentre il “sistema” non sa più come contenere l’irrompere sulla scena di una informazione spontanea e non pilotata che dilaga grazie al web. La battaglia contro le “fake news”, tanto cara alle sacerdotesse del politicamente corretto come Laura Boldrini, palesa un certo nervosismo. Se però il “sistema” è attraversato dalla tentazione di imporre per decreto una “verità ufficiale” vuol dire che è diventato in poco tempo più debole di quanto potessimo sperare. La forza del “sistema” non risiede nel controllo militare, giudiziario o politico dei diversi apparati. E’ semmai il controllo delle nostre “menti”, del nostro modo di pensare e di accettare i soprusi altrui, che rende gli usurai contemporanei pressoché invincibili. Ma sulle ali di una nuova consapevolezza collettiva, fatta uscire dalla “lampada” da tanti moderni Aladino “populisti” e “complottisti”, costruiremo presto un “nuovo cielo” e una “nuova terra”. Guai a quelli che incapperanno nell’ira dei giusti.
Francesco Maria Toscano
22/05/2017
Francesco, tutto giusto ma bisogna cominciare a dire una cosa che fino adesso nessuno ha affrontato direttamente.
Occorre dimostrare che classe media e lavoratori non hanno interessi incompatibili.
Se non si riesce a trovare un orizzonte politico e ideale che unisca piccoli e medi imprenditori e piccoli proprietari da una parte, con lavoratori dipendenti e precari dall’altra, non si concluderà nulla. È precisamente su questa divisione che le oligarchie mantngono il loro potere.
Fino adesso nonostante la crisi che colpisce entrambe continuano a essere due classi sociali che si vedono reciprocamente in insolubile contraddizione.
Chi può indicare un programma politico economico che convinca queste due classi CHE IL NEMICO PRINCIPALE È L’ÉLITE TECNOCRATICA OSSIA IL CAPITALISMO FINANZIARIZZATO?
Chi sarà in grado di inventare un nuovo ideale che infiammi i cuori sia di una classe che dell’altra unite?
Non si potrebbe dire a Fusaro di parlare di questo?
Ciao
Mi sembra molto corretta l’idea di alleare la classe media con dipendenti e precari. A logica gli uni dipendono dagli altri. Uniti producono beni e servizi utili a tutti.
Siamo daccordo con l’idea che gli Stati non debbano prendere in prestito la moneta che usano.
L’alternativa però è quella di raccogliere la moneta esclusivamente con le tasse.
E se non basta ?