Le elezioni inglesi segnalano una forte radicalizzazione dell’elettorato. Da una parte i conservatori si attestano su posizioni di feroce critica alla Ue, giustamente paragonata ad un lager nazista da personalità di spicco come Boris Johnson; dall’altra i laburisti vedono trionfare definitivamente le posizioni di Jeremy Corbyn, nemico giurato della terza via blairiana e orgoglioso sostenitore di una agenda economica fatta di nazionalizzazioni e aumento della spesa pubblica. In Inghilterra, quindi, il cosiddetto “centro”- ovvero la palude dove sguazzano affaristi, mediocri, meschini e approfittatori di ogni risma- è definitivamente scomparso. La “terza via” è un cadavere, e gli sfruttati ricominciano a pregustare il ritorno della “lotta di classe” in forme ancora più risolute e dirompenti di quelle conosciute nel secolo scorso. Dal mondo anglosassone continuano perciò a venire buone notizie. Lo stesso non può dirsi per l’Europa continentale, dove il nazista tecnocratico Macron insieme alla sanguinaria e miserabile Angela Merkel tiene ancora tutti in ostaggio. Le forze cosiddette “populiste” sembrano effettivamente refluire, lasciando intravedere la possibilità di una prossima “stabilizzazione” del sistema intorno ai dogmi dell’ europeismo straccione e di maniera che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Questo pericolo va scongiurato come la peste. Il “sistema” non deve sentirsi “tranquillo”, non deve cioè recuperare la certezza di poter guidare gli eventi con mano sicura, stringendo e allentando il cappio a piacimento intorno al collo di popoli asserviti e schiavizzati. Il nostro obiettivo finale, è bene non dimenticarlo, è quello di portare a compimento una nuova Rivoluzione francese, facendo fare a tanti la fine che meritano: quella di Luigi XVI. Il nostro principale nemico in questa ottica è il cosiddetto “riformismo”, filosofia pietista che spiega come gli oppressi possano emanciparsi gradualmente abbandonando una prospettiva di totale scontro contro il padronato fascista e affamatore. Falsi. Il “riformismo” che abbiamo conosciuto noi ha azzerato lo stato sociale, ri-proletarizzato il ceto medio e gettato nella miseria più nera un numero incredibile di famiglie disperate. I novelli “Bernstein” si facciano da parte, perché non siamo così ingenui da lasciarci incantare dagli emissari del capitale finanziario addestrati per recitare a contratto la parte degli “amici del giaguaro”. Per la grande stampa, voce degli assassini in doppio petto, la “stabilità” è un valore assoluto che “rassicura i mercati”. Per noi, così come per tutti i rivoluzionari che intendono ribaltare il sistema dalle fondamenta, è importante perseguire una prospettiva diametralmente opposta, soffiando sul fuoco del malessere sociale per contribuire alla formazione di un clima dominato dal caos. Per accelerare il nostro cammino verso il definitivo trionfo, che non sarà affatto indolore, è preferibile sperare che il “sistema” oggi dominante non riveda per nulle le sue linee di indirizzo politico. E’ utile cioè che i tedeschi continuino ad imporre a tutte le altre nazioni politiche di folle e ottusa austerità, fino a rendere gran parte della nostra popolazione così disperata da non avere più nulla da perdere. A quel punto, sedimentata la certezza di non poter più materialmente sopravvivere, l’ex ceto medio- debitamente ideologizzato per mezzo di una propaganda incisiva e incessante- perderà qualsiasi inibizione e sovrastruttura di pensiero perbenista e borghese divenendo nei fatti “classe rivoluzionaria” pronta a ribaltare ad ogni costo la piramide. Quel momento, considerato il numero dei poveri e dei disoccupati, non è così lontano. Noi quindi dobbiamo augurarci che la prossima finanziaria non contenga per nulla elementi “redistributivi”, mantenendo invece le solite caratteristiche improntate al rigore nei conti e alla solenne e infingarda bastonatura dei più deboli. Nel caso in cui invece dovessimo registrare una inversione di tendenza, semmai cioè constatassimo un oggettivo alleggerimento tattico dei “sacrifici” da imporre al popolino, la nostra strategia andrebbe certamente ricalibrata, risultando indebolita e probabilmente velleitaria l’idea di riaprire nel cuore dell’Europa una eroica stagione al grido di “libertà, uguaglianza e fratellanza”.
Francesco Maria Toscano
10/06/2017
Altro che riforme, l’eurozona è l’Impero Carolingio, feroce e autoritario, trasposto al XXI secolo.