DiegoGirovagando in rete mi sono imbattuto in un articolo scritto da Guido Quaranta per il settimanale l’Espresso (clicca per leggere). Nel pezzo, dove praticamente non c’è scritto nulla, Fusaro viene di fatto rimproverato perché non “sorride mai” avendo per giunta l’ardire di sostenere con forza e convinzione le sue tesi. Ora, il fatto che Fusaro non piaccia ai giornalisti che lavorano per i media di proprietà di Carlo De Benedetti aumenta di sicuro in automatico la credibilità del giovane filosofo torinese, bravo a farsi spazio nella giungla degli italici talk show dove regna da tempo immemore la noia e il pensiero unico. Non si capisce perché Quaranta si aspetti da Fusaro larghi e immotivati sorrisi in stile “La Sai l’Ultima”. Forse Quaranta, che deve avere maturato negli anni una visione perlopiù ludica della televisione, è rimasto turbato nel notare come non tutti riescano brillantemente ad uniformarsi al piattume dominante. I giornalisti, che in teoria dovrebbero offrire ed elaborare punti di vista non graditi al potere, sono diventati più realisti del Re, difendendo a spada tratta un sistema fallito che li blandisce e li tutela. Non tutti però. Perché ci sono i giornalisti di serie A, quelli che predicano “responsabilità”, bacchettano i “populisti” e invitano tutti ogni due per tre ad “abbassare” i toni, che fanno la vita dei signori. Contratti generosi e a tempo indeterminato, inviti da Vespa e da Formigli, per poi provare di tanto in tanto l’ebbrezza di un “giro” in Parlamento. Questo tipo di opinionista engagé trova il suo perfetto archetipo in personaggi alla Antonio Polito, “pensatore” profondo che distribuisce a gettito costante decisive pillole di saggezza con l’aria un po’ svampita- tipica del barone Zazà  portato in scena da Totò- che tanto piace a Guido Quaranta (da non confondere con Cristina Quaranta, indimenticabile stellina di “Non è la Rai” nei primi anni ’90). Ci sono poi i giornalisti di serie B, quelli che lavorano per sette euro al pezzo, che non godono di nessuna tutela e che affrontano a mani nude le ritorsioni di un sistema di potere che ama il pluralismo a parole e bastona i “non allineati” nei fatti. Fusaro, nel panorama nazionale, rappresenta una fortunata e piacevole eccezione. Fornito di solide basi culturali che gli consentono di proporre con sicurezza una lettura “altra” della realtà, Fusaro si è conquistato una spazio di visibilità senza vendere “l’anima al diavolo”, senza circuire cioè di continuo il popolino raccontando frottole che servono solo per legittimare la macelleria sociale pianificata dai padroni. Ed è questo che probabilmente il “sistema” non perdona al brillante allievo di Costanzo Preve, ovvero la “sfacciataggine” di parlare il linguaggio delle verità pur avendo oramai varcato la soglia della notorietà, “Rubicone” metaforico che in genere presuppone la consumazione di un sottinteso baratto che funziona più o meno così: mentire per contare. Fusaro non si è adeguato al contesto, continuando a denunciare le scellerate e sadiche scelte partorite da una classe dirigente infingarda che condanna intere generazioni per difendere il feticcio dell’euro. E, cosa ancora più imperdonabile, Fusaro demistifica pure il racconto ipocrita di certa sinistra meschina e da salotto, che predica accoglienza in tema di immigrazione facendo finta di avere a cuore le sorti dei disperati. Quando in realtà, come ben spiega Fusaro indossando abilmente le lenti di Marx, ai globalizzatori sinistrorsi interessa solo costruire un “esercito industriale di riserva” che abbassi il costo della servitù e costringa le plebi locali a sottostare ai ricatti del capitale. Nel regno della menzogna per eccellenza, come può mai piacere uno che ha il coraggio di dire la verità? Per cui, in conclusione, sono certo che Fusaro non si farà affatto influenzare dalle cattiverie gratuite vergate da gente costretta a sostenere tesi gradite a chi controlla le leve del potere. E da qui a pochi anni Fusaro, grazie alla coerenza e alla forza del suo messaggio, riuscirà ad imporre una “gramsciana” egemonia culturale indispensabile per riconquistare la libertà perduta. Allora, gli opportunisti che ora lo bacchettano, faranno a gara per magnificarne la lungimiranza. Noi, in attesa che arrivi  quel giorno (non manca molto), e sapendo di fare contento Guido Quaranta, ridiamo già da adesso.

    Francesco Maria Toscano

    22/06/2017

     

    Categorie: Editoriale

    2 Commenti

    1. federico scrive:

      rimane il mistero del perchè gli danno tanto spazio (domanda che mi faccio da ben prima delle recenti polemiche)

    2. Marco scrive:

      Uno come Fusaro, che combatte contro il Neoliberismo e la sedicente “Terza via” blairiana, non può che essere osteggiato dalla Sinistretta fighetta e parolaia italiana.

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    "nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti ma raramente dei moralisti che non erano farabutti." (Indro Montanelli)


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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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