Questa pantomima sul ricongiungimento di una sinistra che “non deve favorire l’arrivo al governo delle destre e dei populisti” è diventata davvero stucchevole, oltre che ridicola. I fatti: come sanno quelli che masticano qualcosina di politica, alcune vecchie cariatidi come Bersani e D’Alema hanno deciso di abbandonare Renzi perchè quest’ultimo sarebbe “poco di sinistra”, patetico tardo-epigono di un blairismo che fa oramai orrore in ogni angolo del Vecchio Continente e del mondo intero. E fin qui nulla quaestio. Renzi è effettivamente interprete di una politica balorda e fallita, tenuta al guinzaglio da poteri finanziari, massonici e tecnocratici che ingrassano sulle pelle della povera gente. La progressiva precarizzazione del mondo del lavoro, l’innalzamento dell’età pensionabile e lo svuotamento del welfare rappresentano infatti l’esaltazione di una idea di società basata sulla voluta esasperazione delle disuguaglianze economiche, necessaria nell’ottica dei padroni per reintrodurre forme surrettizie di schiavismo moderno. Questa involuzione antidemocratica, iniziata in Italia all’indomani delle stragi di mafia che liquidarono la prima Repubblica, ha raggiunto il suo acme sotto il governo di Mario Monti, tecnocrate inviato in Italia da poteri oscuri per colpire al cuore il nostro sistema-Paese. Molti ipocriti commentatori omettono troppo spesso di spiegare alla pubblica opinione che la “fantomatica crisi” che avrebbe colpito l’Italia e l’Europa, costringendo i diversi governanti ad approvare “indispensabili” e “necessarie” misure di austerità, è frutto di una gigantesca macchinazione. I soliti luciferini architetti che indirizzano l’informazione di massa (che con buona pace degli inguaribili ingenuotti quasi mai è neutra ma spesso al servizio esclusivo degli interessi dell’oligarchia dominante) hanno furbescamente costruito in vitro una emergenza finta e mediatica che si è poi trasformata in tragedia vera e reale per milioni di cittadini in carne ed ossa. Tutto quello che ci è stato raccontato negli ultimi anni è palesemente falso, dalla crisi dello “spread” fino al bisogno di fare le famose “riforme strutturali per rendere più competitiva la nostra economia e tranquillizzare i mercati”. Non serve essere degli economisti per capire di essere stati raggirati, basta dare un’occhiata all’ammontare del nostro debito pubblico, aumentato perfino sotto il governo dei tecnici montiani, così spudorati da imporre l’approvazione di misure infami e draconiane come la legge Fornero proprio usando come pretesto il bisogno di “abbattere la montagna del debito”. Il virus del neoliberismo menzognero ha pervaso come una metastasi maligna l’intero arco costituzionale, trasformando perfino gli intellettuali in vili e miserabili pagliacci pronti orwellianemente a definire “virtuose” alcune recenti decisioni prese in maniera consociativa da una politica corrotta e indegna. Fra tutte le controriforme approvate negli ultimi anni per assecondare l’ingordigia delle solite massonerie sovranazionale, la più vergognosa è certamente quella che ha imposto l’obbligo costituzionale di pareggio di bilancio. Una norma illogica e criminale, insolente fino al punto da mette real bando per legge il pensiero keynesiano, l’unico che ha dimostrato nei fatti di poter conciliare libertà e giustizia sociale, di poter cioè mitigare gli effetti selvaggi e barbarici di un capitalismo che, lasciato a briglie sciolte, finisce sempre con il mostrare il suo vero volto mostruoso e feroce. E chi è stato in Parlamento il principale protagonista e fiancheggiatore di quel governo Monti che elevava il “pareggio di bilancio” a bene di rango costituzionale? Un tale di nome Pierluigi Bersani, allora capo di un Pd “responsabile” che non cedeva alle sirene del “populismo”. Questa specie di delinquente politico, ignorante come una capra e famoso solo per la capacità di sfornare a getto continuo aforismi idioti che capisce solo lui, vorrebbe ora rifarsi una verginità cianciando di lavoro, di diritti e di impoverimento del ceto medio, ergendosi a risolutore futuro di problemi figli della sua stessa insipienza e falsità. Bersani, se vuole per davvero fare qualcosa nell’interesse dell’Italia, si ritiri a vita privata, chiedendo per sé stesso quale unico privilegio quello di essere dimenticato. Il popolo italiano, per quanto intontito da una informazione ufficiale esperta in “fake news”, comincia a dare segnali di lento risveglio. I politicanti che hanno svenduto il benessere nazionale per ragioni di arricchimento personale farebbero bene ad andarsene fintantoché sono in tempo. Guai all’ira dei giusti.
Francesco Maria Toscano
20/11/2017
Tutta una sceneggiata, caro Toscano, tutta aria fritta. Serve solo alla fiction chiamata democrazia che invece è solo un colossale inganno.
Saluti