Nonostante i fiumi di inchiostro che quotidianamente i soliti scribacchini sprecano per spiegare al popolo bue quanto sia importante che Pisapia entri in coalizione in compagnia di Bersani, D’Alema, Prodi e Peppa Pig, il risultato delle prossime elezioni politiche che si svolgeranno in Italia presumibilmente nel Marzo del 2018 riveste di fatto una importanza marginale. I destini del Belpaese, come hanno compreso pure gli stupidi, non si decidono in Italia ma dentro conventicole cosmopolite e illuminate specializzate nel far sembrare “democratiche” e “condivise” scelte prese in beata solitudine da pochi delinquenti. Un tempo si rispettavano almeno le forme, evitando di evidenziare il carattere fondamentalmente cosmetico di quella che pomposamente i servi del regime chiamano “democrazia”, teatrino che serve per dare alle plebi l’impressione di contare qualcosa pur non contando nulla. Ora le cosiddette élite, banda di lestofanti, si sono stancate di dissimulare, e come spiega senza troppi giri di parole il già fascista Eugenio Scalfari rivendicano il diritto di guidare masse informi in virtù della grazia concessa loro dallo “spirito”. Il popolo, infatti, come dice la parola stessa, è per indole “populista”, così insolente da non votare le solite forze politiche che lo hanno massacrato “a fin di bene” negli ultimi tempi. Se il popolo non riconosce più l’autorità delle oligarchie al potere, riflette il filosofo mancato Scalfari con buona logica, significa che la democrazia è divenuta oramai un feticcio da mandare definitivamente in pensione senza nostalgia. Gli fa eco sulle pagine del Corriere di oggi un altro campione della libera stampa come Antonio Polito, giornalista anglo-napoletano vagamente somigliante al barone Zazà portato in scena da Totò, che soffre nel notare come il popolino- nonostante i veementi sforzi di tanti scriba e farisei- non si riconosca più nell’attuale modello di comando. Strano. Chissà come mai generazioni intere di impoveriti, disoccupati e disadattati, dovrebbero lamentarsi nel notare la crescita vergognosa di diseguaglianze sociali ed economiche estreme? Questi sedicenti intellettuali hanno letteralmente perso il lume della ragione, palesemente accecati da un odio ancestrale e profondo verso l’umanità intera. Ma, grazie al cielo, non è da personaggetti simili che passano i destini del mondo, pappagalli stanchi che ripetono un copione scritto da altri. Quello che succederà in Italia sarà semmai il risultato del profondo cambiamento di un equilibrio internazionale già mutato. Così come la caduta del Muro di Berlino comportò per inerzia la fine di una Prima Repubblica che aveva un senso solo nella misura in cui al più grande partito d’opposizione era negato in radice l’ingresso al governo, allo stesso modo l’attuale morente Seconda Repubblica verrà presto spazzata via a causa dell’oramai avvenuta implosione del vecchio “ordine mondiale”. L’elezione di Trump e la “Brexit”, per quanto minimizzate dal circuito informativo mainstream, hanno avuto un effetto dirompente, destinato ad aumentare in seguito alla prossima e inevitabile cacciata della perfida Angela Merkel dalle stanze del potere, penultimo baluardo (l’ultimo è Mario Draghi) di un sistema maligno che si regge sulla violenza, sull’ipocrisia e sull’imbroglio. La classe dirigente italiana rappresenta poi un caso nel caso. Come tutti sanno, nei primi anni ’90- mentre infuriava l’inchiesta denominata Tangentopoli- una nuova nomenclatura prendeva il potere sul finire di un biennio stragista inaugurato dall’assassinio del giudice Giovanni Falcone. I fatti avvenuti nel 1992 e nel 1993 costituiscono la “scatola nera” che spiega l’indicibile genesi della nostra Seconda Repubblica, nata maledetta perché figlia di troppo sangue innocente. Quella stagione è stata avvolta da una scientifica nebbia, fatta di menzogne e depistaggi grossolani al limite del grottesco. Basti pensare al “caso Scarantino”, macchietta di borgata trasfigurato in boss di Cosa Nostra dall’ex agente del Sisde Arnaldo La Barbera al quale il “potere” aveva affidato il compito di consegnare alla giustizia gli autori dell’attentato di via D’Amelio. Da allora i leader di sedicente destra e quelli di sedicente sinistra si tengono insieme in virtù di un tacito ricatto che impone loro di fare finta di combattersi senza mai azzannarsi per davvero. La debolezza dell’Italia in Europa e nel mondo è anche il riflesso di quegli anni, perché la verità sulla stagione delle stragi non la conoscono solo i pagliacci arrivati al potere con modalità tanto infami, ma anche i servizi segreti di quei Paesi stranieri che poi, una volta sostituiti i vecchi politici con i famosi “tecnici responsabili”, si sono impadroniti della ricchezza italiana messa loro gentilmente a disposizione negli anni ruggenti delle privatizzazioni. Per questo, più che alle elezioni, bisogna ora guardare a quella parte di magistratura libera e indipendente che vuole per davvero rendere giustizia a Falcone e Borsellino. I nuovi assetti geopolitici rendono oggi possibile ciò che fino a ieri era oggettivamente impensabile.
Francesco Maria Toscano
23/11/2017
Mi auguro con tutto il cuore che tu abbia ragione. Che anche in Italia si possa allentare questa asfissiante morsa che toglie respiro, energia, lucidità e speranza è sicuramente una buona notizia. Prosit!