Il 6 Marzo, pubblicato dalla prestigiosa casa editrice “Uno” di Orbassano, uscirà il mio ultimo libro “Dittatura Finanziaria, il piano segreto delle élite per la conquista del potere”. Si tratta di un tentativo- lucido, logico e razionale- di raccontare in profondità i tristi tempi che stiamo vivendo, per demistificare il complice e omissivo racconto prevalente apparecchiato da media posseduti o controllati dall’oligarchia. Con un abusato e oramai scarico espediente retorico, il circuito “mainstream” bolla in automatico come “complottista” qualunque lettura della realtà non funzionale ai disegni delle nuove classi dominanti, composte da un circuito popolato da personaggi apolidi che hanno di fatto instaurato la più pericolosa delle dittature: quella del denaro. Il punto di partenza del nostro ragionamento, in genere furbescamente rimosso dal sistema, parte da una considerazione semplice ma fondamentale: se esiste la globalizzazione deve necessariamente esistere anche una camera di compensazione globale in grado di controllarne i processi. Vi pare questo un assunto “complottista” e “visionario”? Una semplificazione “populista” che vellica la sempiterna “creduloneria popolare”? Io credo si tratti invece di una verità limpida, lapalissiana, così evidente da scadere perfino nella banalità. Per cui non credo di profanare nessun “sacro santuario” nel tentare di investigare e raccontare la natura di questa “camera di compensazione globale”, così potente e scaltra da riuscire oramai ad influenzare i processi decisionali in ogni angolo della Terra. Questo, badate bene, non significa teorizzare l’esistenza del famigerato “complotto mondiale”, fenomeno evocato spesso e a sproposito da personaggi facilmente suggestionabili. La “globalizzazione” non è un “complotto” ma un progetto politico, pensato, guidato e attuato da una autonominatasi élite dello spirito che persegue obiettivi infami e dissimulati al riparo di una retorica tranquillizzante. Quali sono gli obiettivi perseguiti con costanza e cinismo dalle cosiddette élite? Quelli che tendono al definitivo superamento dell’idea di Stato nazionale, da annegare nel mare dell’indistinto relativistico insieme a concetti come “identità” e “tradizione”, spacciati come residuati “fascisteggianti” che intralciano le sorti progressive di un capitale finanziario che non conosce né tollera frontiere. La democrazia sostanziale, di fatto possibile solo all’interno di comunità omogenee e territorialmente delimitate, viene perciò svuotata per mezzo della creazione di mostri burocratici come la Ue, dominata da tecnocrati autoreferenziali che- non essendo legittimati dal voto- rispondono direttamente ai grandi centri del potere economico transnazionale. Oltre alla difesa di ingentissimi interessi finanziari, questa “cabina di regia globale” -che governa e armonizza i processi di potere- pretende pure di imporre “erga omnes” una precisa visione dell’Uomo, da ridurre a mero strumento di produzione, finalmente sradicato, isolato e atomizzato, completamente in balia delle regole di un fantomatico e divinizzato “mercato” che con una mano premia e con l’altra bastona. Dobbiamo quindi ribellarci al più presto- prima che sia troppo tardi-per impedire che simili luciferini progetti prevalgano stabilmente. E per farlo con efficacia dobbiamo combattere forti di una granitica e risoluta consapevolezza. Il mio libro, con quale risultato sarà poi il lettore a dirlo, vuole essere un fiero aiuto in questa direzione.
Francesco Maria Toscano
7/02/2018
Ho assai gradito la visione dell’Avv. Prof. Filippo Matteucci: <>. A mio avviso sarebbe utile riformare lo Stato, in uno Stato strutturato in modo tale da non permettere siffatte realtà, per cui siamo comparse senza futuro.
Longitudine dierum!