Nel mio libro “Dittatura Finanziaria”, recentemente pubblicato con la casa editrice “Uno”, provo ad offrire una analisi della contemporaneità sposando un approccio “multidisciplinare”. Il mio intento è quello cioè di consentire al lettore di cogliere in profondità i meccanismi che regolano i sistemi di potere al tempo della globalizzazione sotto diversi punti di vista. Credo infatti che i drammi contemporanei, caratterizzati dal rapido e apparentemente inarrestabile declino della nostra civiltà, non possano altrimenti essere compresi fino in fondo. La crisi del “mondo occidentale” è certamente di natura economica, ma le scelte apparentemente “neutre” che guidano la mano dei tecnocrati liberisti che ammorbano i nostri tempi vanno indagate anche e soprattutto al lume dei convincimenti culturali, antropologici e spirituali che pervadono e attraversano le cosiddette élite. Al contrario di quello che sostengono i burocrati più ottusi, non esistono in politica soluzioni ai problemi in grado di rivelarsi “oggettivamente ottimali” a prescindere dal colore dei governi. Le scelte sono sempre “politiche” e mai “tecniche”, e quelli che spacciano per “necessità tecniche” l’adozione di provvedimenti in realtà coerenti con l’assorbimento di una precisa dottrina politica (ed anche la “sublimazione dei miracoli della tecnocrazia”- teorizzata da Saint Simon – è una dottrina fra le altre) sono in genere i peggiori di tutti. Nel quinto e ultimo capitolo del libro, quello in cui mi sforzo di offrire soluzioni ai tanti e gravi problemi sviscerati dettagliatamente nei primi quattro, indico i diversi campi di intervento che- a mio modesto avviso- dovrebbero vedere impegnati le nostre migliori intelligenze nel prossimo futuro: a partire da quello sinteticamente definito “spirituale”. Perché mai la lotta contro il moderno “nazismo tecnocratico” dovrebbe riguardare anche il mondo dello “spirito”? Non si corre il rischio cosi facendo di prestare il fianco agli avversari apparendo “naif”? Si, ma questo rischio vale la pena correrlo lo stesso. Non fosse altro perché i padroni di quella che Adorno definiva “l’industria culturale” fanno di tutto per celare i tratti “misticheggianti” che accompagnano la fasulla narrazione che glorifica le bellezza della “globalizzazione”. In realtà, il ragionamento è molto serio e concreto, perché a pensarci bene la globalizzazione politica- fondata giocoforza sul predominio di un pensiero debole e relativista- è speculare al trionfo del pensiero ecumenico in ambito religioso. Così come, annacquando tutti i dogmi in ossequio al modello di Assisi caro a Giovanni Paolo II, tutti gli uomini (siano essi buddisti, cristiani, scintoisti ecc.) saranno in grado di pregare insieme lo stesso “Dio unico”, allo stesso modo cancellando tutte le diverse identità che contraddistinguono i diversi popoli sarà possibile assoggettarli al volere di una unica autorità terrena. Agenti della globalizzazione più violenta e infingarda non sono quindi solo i presunti “esperti”, quelli che agitando numeri a casaccio impongono ai governi della zona euro di adottare di continuo misure affamanti che trasudano un odio contro l’Uomo (orwellianamente chiamate “riforme strutturali”), ma anche i sedicenti uomini di fede che puntellano più o meno consapevolmente la consumazione di questa innegabile e perversa barbarie su scala mondiale. Sotto questo aspetto, e lo dico con il dolore e la fatica di chi si dichiara orgogliosamente cattolico e cristiano, Jorge Bergoglio porta responsabilità enormi. Il Papa argentino, non a caso amato da tipi alla Giorgio Napolitano, Eugenio Scalfari e Emma Bonino, appare alle volte l’involontaria imitazione del “profeta di Quelo” portato in scena con grandissimo successo una ventina di anni fa da Corrado Guzzanti. Quando all’attuale Pontefice argentino chiesero un giudizio sulla liceità delle condotte omosessuali quest’ultimo rispose: “chi sono io per giudicare”. Una risposta che sembra perfettamente sovrapponibile al “tu come la vedi” con il quale il santone New Age portatore della parola di “Quelo” dribblava le domande più scomode. Ma almeno con Guzzanti si rideva.
Francesco Maria Toscano
29/03/2018
Intanto sul piano della sicurezza globale possiamo consolarci con la vittoria dell’ottimo Al Sisi il cui governo è diga contro i prezzolati dell’isis a cinque occhi.
Cinque occhi bollati per gli esportatori di finta democrazia da altrettanti pugni presi nei seguenti paesi:
1 Siria con il sostegno,vincente di fatto,al legittimo governo di Assad;
2 Egitto con il rovesciamento dei fratelli musulmani sostenuti da gran bretagna e democrat usa;
3 Ucraina con la sconfitta dei nazisti antirussi;
4 Libia con il rapido recupero di posizioni di Haftar;
5 Venezuela che con un ampio sostegno popolare al governo Maduro è riuscito a scongiurare la maidan sudamericana.
A fatti come questi l’anglosfera è riuscita solo a contrapporre ridicola propagandina basata sul nulla come:
1 Russiagate;
2 Panama Papers;
3 Doping atletico;
4 Caso Skripal;
5 Sostegno di Bergoglio alla clinton…ricordiamoci che Jorge e Bergoglio iniziano con J e B che non sta per James Bond ma per certe colonne sonore.
Chi è più globalista Bergoglio o Soros?
Ai posteri l’ardua sentenza.