Fino a quando Forza Italia e Pd continueranno ad esercitare un potere di interdizione dentro le stanze del potere italiano la cosiddetta “Terza Repubblica” non potrà mai vedere per davvero la luce. Dietro la pantomima di un “antiberlusconismo” appositamente recitato, la sedicente sinistra italiana- quella di estrazione comunista arrivata paradossalmente al potere all’indomani della caduta del Muro di Berlino- ha in realtà sempre lavorato in “comunione d’intenti” con il “Biscione”, al fine di puntellare nel suo insieme un sistema impostosi sulla scia delle oscure stragi di “mafia” che funestarono il biennio ’92-’93. Per questo oggi, perso qualsiasi freno inibitorio, il Pd e Forza Italia risultano essere gli unici partiti di un certo peso in grado di sostenere un “esecutivo del Presidente”, evocato per riproporre a distanza di sette anni le stesse lugubri atmosfere tristemente respirate dagli italiani al tempo in cui sbarcò in Italia con i gradi del “salvatore della Patria” il meschino professore bocconiano Mario Monti. Tanto il Pd quanto Forza Italia- bracci operativi di poteri sovranazionali ferocemente anti-italiani- sono destinati a scomparire rapidamente e definitivamente dal panorama politico, nel frattempo però possono fare ancora molti danni. La presenza sul Colle di Sergio Mattarella, presidente voluto da Draghi molto “sensibile” ai richiami che provengono dal politburo di Bruxelles, rende la situazione molto intricata, costituendo un fortissimo ostacolo per la costruzione di un esecutivo che- in ossequio alla volontà popolare palesatasi nelle urne- rappresenti un fattore di chiara discontinuità con il passato. Il Presidente Mattarella vorrebbe varare un governo di “tregua” fra i partiti che continui però a fare la guerra ai poveracci, issando magari a Palazzo Chigi figure tragicomiche del calibro di Carlo Cottarelli, ascaro del Fondo Monetario Internazionale che da qualche tempo si aggira nei principali talk show nostrani per sostenere le solite idiozie di stampo turboliberista. Sembra quasi che dieci anni di disastri provocati dall’applicazione di politiche improntate al rispetto dell’austerity e dal sostegno bovino alle famose “riforme strutturali” siano passati invano. Dopo avere sbagliato molti passaggi, Di Maio ha finalmente avanzato una proposta giusta, chiedendo al leader della Lega Salvini di scegliere insieme il nome di un possibile premier che attui un programma in linea con il sentire del popolo italiano, da tempo immemore ignorato per non “irritare” i padroni della Commissione Europea. Salvini però- sempre affiancato da figure difficilmente decifrabili come Giancarlo Giorgetti- fa fatica a staccarsi dall’abbraccio mortifero di Silvio Berlusconi per ragioni che solo il tempo ci spiegherà, agevolando in tal modo la prosecuzione di uno stallo politico che oggettivamente conferisce forza ai tanti interessati sostenitori di quel “governo istituzionale o del Presidente” gradito alle cancellerie dei grandi Paesi europei che vogliono continuare a trattare l’Italia come una colonia serva e muta. Se Mattarella dovesse insistere nel tentativo di imporre un governo consociativo che raggiri il risultato elettorale, i principali partiti dovrebbero sentire l’obbligo di metterlo in stato di accusa di fronte al Parlamento. Altrimenti i vari Salvini e Di Maio, oggi forti perché individuati come difensori del popolo contro le perfide “élite”, vedranno vaporizzarsi i consensi ottenuti con la stessa velocità con la quale li hanno visti arrivare.
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Francesco Maria Toscano
7/05/2018
la sceneggiata continua…..il vero potere sta altrove.