La “staffetta” a Palazzo Chigi fra Di Maio e Salvini rappresenta l’unica vera e concreta possibilità di far partire un governo “gialloverde” in grado di provare ad organizzare un nuovo “Risorgimento” che liberi l’Italia dagli occupanti nazifascisti al soldo dei tedeschi eufemisticamente chiamati “commissari europei”. La battaglia sarà lunga, pericolosa e difficile, ma nessuno mai può vincere una guerra se prima non sedimenta per davvero il desiderio di volerla combattere. Per questo fa bene Salvini a chiedere chiarezza a Di Maio nel rapporto con l’Europa, non volendo legittimamente correre il rischio di trovarsi nel prossimo futuro costretto a resistere da solo contro le prevedibili ritorsioni che la Ue pianificherà per bastonare i “contestatori”. Diceva Sun Tzu: “Se conosci il nemico e conosci te stesso non hai bisogno di temere il risultato di cento battaglie. Se conosci te stesso, ma non il nemico, per ogni vittoria ottenuta soffrirai anche una sconfitta. Se non conosci te stesso né il nemico, soccomberai in ogni battaglia”. Conoscere se stessi e conoscere il nemico è quindi, secondo il grande analista militare cinese dell’antichità autore de “L’Arte della Guerra”, garanzia di successo. Lega e Movimento 5 Stelle conoscono “socraticamente” se stessi? A guardarli dall’esterno entrambi i partiti sembrano avere dei punti di debolezza da affrontare, in particolare il Movimento 5 Stelle, il quale, non essendo ancorato ad una ideologia, è strutturalmente più esposto al “fluttuare dei venti”. La Lega sconta invece due criticità principali: il rapporto ambiguo con un personaggio nefasto come Silvio Berlusconi e la presenza al suo interno in posizione apicale di una figura come Giancarlo Giorgetti, chiara emanazione di quei “poteri forti” per definizione ostili a qualsiasi ipotesi di reale e radicale cambiamento. Il “problema Berlusconi” potrà essere risolto dall’inesorabile trascorrere del tempo, considerata la parabola ampiamente e irreversibilmente discendente dell’uomo che più di ogni altro ha incarnato il fallimento totale di una stagione politica denominata “seconda Repubblica”. Credo che Berlusconi non abbia inoltre nessun interesse a “moderare” l’impianto anti-europeista del futuro governo Salvini-Di Maio. Sarebbe proprio il fondatore di Forza Italia a pagare infatti il prezzo più pesante di un’ eventuale “normalizzazione” dei rapporti fra l’Europa e il nuovo governo italiano. Perché? Perché una volta tornati con la coda fra le gambe da Bruxelles, per non correre il rischio di finire “sbranati” da una pubblica opinione ormai surriscaldata, il duo Salvini-Di Maio si troverebbe costretto a placare la furia della folla indicando un apposito capro espiatorio. E chi meglio di un indebolito Silvio Berlusconi potrebbe finire con l’essere furbescamente dato in pasto ad un cittadinanza impoverita e furente al fine di mitigarne l’ira funesta che segue sempre di un passo la delusione? Il problema Giorgetti invece deve risolverlo Salvini, magari relegando il commercialista di Cazzago Brabbia a svolgere funzioni di pura rappresentanza senza alcun effettivo potere decisionale. Il Movimento 5 Stelle costituirebbe certamente il ventre molle di questa eventuale alleanza, e solo una rapida e incisiva maturazione di Di Maio, magari agevolata dalla possibile promozione a Presidente del Consiglio, potrebbe rafforzarne un profilo ad oggi complessivamente debolissimo. Per vincere con certezza la guerra, ci ricordava però il prima richiamato Sun Tzu, non basta conoscere se stessi ma bisogna conoscere anche il nemico. Un nemico subdolo, ipocrita e potente che all’occorrenza sa sfoderare il suo lato più feroce ben occultato dietro un ghigno di ghiaccio. Un nemico che proveremo a “denudare” nel pezzo di domani.
Francesco Maria Toscano
16/05/2018