La politica, come spiegava mirabilmente Machiavelli, è “l’arte della simulazione e della dissimulazione”. Per cui fanno male le anime candide ad assolutizzare concetti espressi da politici costretti dalle circostanze a mascherare con la lingua il proprio pensiero. Non sto facendo, badate bene, “l’elogio dei bugiardi”, in tal caso dovrei conseguentemente elevare Silvio Berlusconi e Matteo Renzi a massimi esempi di virtù, sto dicendo una cosa diversa: si può mentire dicendo la “verità” e si può dire la verità “mentendo”. Sembra un ossimoro, vero? Approfondiamo insieme l’argomento. Nella vita di ognuno di noi, almeno di quelli che hanno un minimo di familiarità con il concetto di “pianificazione”, esistono obiettivi che potremmo chiamare “strategici”, e altri che più modestamente definiremmo “tattici”, ovvero ancillari rispetto alla realizzazione dei primi. Mentre il tradimento degli obiettivi finalistici è cosa effettivamente vergognosa, la capacità di utilizzare una “retorica ondivaga” al fine di proteggere e preservare gli scopi principali è cosa buona e meritevole di lode. La massima “il fine giustifica i mezzi”, erroneamente attribuita a Machiavelli (in realtà è una frase di Ovidio, exitus acta probat- Heroide II-85), semplifica all’osso (e quasi “falsifica”) il concetto che vogliamo esprimere. Usiamo ora questa sintesi, presa da un platonico “mondo delle Idee”, per leggere la concreta realtà politica e materiale dei nostri giorni, caratterizzata da un insensato attacco portato contro l’Italia da loschi figuri come Juncker, Moscovici e Dombrovskis che parlano in nome e per conto di congreghe opache e irresponsabili mascherate dietro la vuota dicitura di “Commissione Europea”. Questi signori, degni eredi dei Vandali e dei Lanzichenecchi che già in passato insolentirono Roma, vogliono far morire sul nascere quel barlume di dignità nazionale che l’attuale governo italiano- grazie al coraggio fino ad ora dimostrato da Salvini e Di Maio- ha ridestato, anche grazie alla stesura di una legge di Stabilità che finalmente (anche se ancora “timidamente”) guarda più ai diritti economici e sociali dei cittadini che non agli interessi speculativi delle solite bande composte da usurai apolidi che usano i media come un improprio manganello per minacciare e ricattare i governi legittimi. La letterina con la quale i burocrati da strapazzo di Bruxelles hanno chiesto a Conte di trasfigurarsi in un volgare Tsipras italiano è stata già rispedita virilmente ma con garbo al mittente. Nel rispondere i “gialloverdi” hanno inoltre più volte precisato di non voler mettere assolutamente in discussione l’appartenenza dell’Italia alla Ue e al sistema dell’euro. Chi legge il mio blog (o ha letto il mio libro Dittatura Finanziaria) sa che ritengo la moneta unica una sciagura da abbandonare senza rimpianti al più presto. Ma nonostante questo non disapprovo affatto la “tattica” utilizzata in questa fase dai pentaleghisti per “resistere” di fronte ad un attacco di forze potenti, determinate e organizzate. I nazisti tecnocratici che guidano l’Europa hanno tutto l’interesse a far credere che esistono solo due posizioni sul tappeto: o questa Europa o fuori dall’Europa, tertium non datur. All’Italia invece, quand’anche solo “strumentalmente”, conviene dimostrare che una Europa diversa e migliore può esistere abbandonando l’ordoliberismo tedesco e abbracciando un sincero keynesismo. Naturalmente il gotha continentale- che vive tale ipotesi come fumo negli occhi- respingerà una simile impostazione, preferendo puntare su una “disarticolazione controllata” dell’euro piuttosto che rischiare di vedere avanzare da Lisbona a Riga un progetto di Europa per davvero giusto, solidale e nobile, che faccia perciò breccia nel cuore e nella mente di popoli europei ora scientemente aizzati gli uni contro gli altri dai sedicenti “europeisti” (“le cicale del nord contro gli spreconi del sud”). A quel punto le maschere cadranno e ognuno- nel mostrare il suo vero volto- dovrà prendersi le proprie responsabilità di fronte alla pubblica opinione e alla storia.
Francesco Maria Toscano
23/10/2018
Constatazione che condivido: la vera antitesi non è euro si o euro no ma tra una visione sociale e democratica dell’Europa e una oligarchico-finanziaria del continente. Le elite salteranno sul carro del sovranismo pur di difendere l’assetto attuale. Già si vedeno alcuni segnali.
Articolo che potrebbe offrire spunti di riflessione:
https://leorugens.wordpress.com/2018/10/07/a-chi-servira-il-tracollo-imminente-delleuropa-dei-banchieri/