In passato ho spesso e volentieri espresso pubblicamente giudizi poco lusinghieri nei confronti di Luigi Di Maio, a mio avviso interprete di una linea politica troppo morbida e non aderente con i propositi palingenetici di un Movimento nato con l’obiettivo preciso di dare voce alla “santa rabbia” di troppi cittadini umiliati, traditi e impoveriti da un sistema violento, infame e bugiardo. Di Maio, quando nella scorsa legislatura incarnava il ruolo di vicepresidente della Camera, somigliava spesso più ad un “doroteo” di forlaniana memoria che ad un intrepido giacobino della Francia rivoluzionaria, sempre a suo agio nel ruolo di “pompiere saggio” che limita gli eccessi di una base pentastellata presuntivamente troppo rumorosa e imprevedibile. Per questo suo profilo apparentemente “moderato” (aggettivo che tradotto dalla neolingua significa “servo dei padroni”) si era guadagnato le attenzioni di consessi tenebrosi come la “Trilatelar Commission”, guidata dai soliti becchini e usurai che invitavano Di Maio a colazione con l’evidente intento di “impressionarlo per controllarlo”. Bisogna infine sottolineare come la presa che Casaleggio padre esercitava sul vecchio Movimento- e quindi anche sullo stesso Di Maio- non era sempre benefica, essendo note le antistoriche e sbagliate posizioni di Gianroberto sui temi macroeconomici. Rimane infatti indimenticabile una vecchia intervista di Casaleggio al Fatto nella quale il Fondatore proponeva risibilmente il taglio di “200 miliardi di spesa pubblica per rilanciare l’economia italiana” (clicca per leggere). Una proposta semplicemente folle e politicamente criminale che neppure i vertici dell’ attuale macelleria sociale europea, da Moscovici a Juncker, avrebbero avuto mai il coraggio di avanzare in termini così brutali. Insomma, tutto lasciava supporre che Di Maio, una volta arrivato al potere, avrebbe pedissequamente seguito le orme del miserabile “Quisling greco” Alexis Tsipras, oramai pacificamente diventato agli occhi della pubblica opinione mondiale la personificazione stessa dei concetti di “viltà” e “tradimento”. E invece, con mio discreto stupore e somma soddisfazione, devo riconoscere che Di Maio non solo non somiglia affatto all’ipocrita ateniese, ma sta dimostrando di possedere grande coraggio e fiuto politico. Mentre Salvini eccelle nella capacità di cavalcare problemi veri che generano una legittima inquietudine sociale- come l’immigrazione incontrollata o l’insicurezza che attanaglia le periferie delle nostre grandi città- senza mai “innervosire” però i “poteri forti”, Di Maio ha avuto invece persino il coraggio di denunciare pubblicamente le doppiezze irresponsabili di Mario Draghi, vero dominus da tempo immemore della politica italiana, nonché garante agli occhi dei potentati stranieri della progressiva e inarrestabile distruzione dell’apparato produttivo italiano. Non a caso da allora tutta la grande stampa italiana, dal Giornale a La Repubblica, compreso Il Fatto che recita meglio di altri endemiche pulsioni “anti-establishment”, ha messo violentemente nel mirino il ministro del Lavoro che ha avuto l’ardire di violare il santuario del sacerdote Draghi, messia laico venerato da tutti i “fedeli”, da Berlusconi a Marco Travaglio. Per queste ragioni tutti i cittadini italiani che hanno a cuore la difesa della democrazia e vogliono vedere crollare dalle fondamenta l’attuale indegna Dittatura Finanziaria che paralizza e umilia il Vecchio Continente devono oggi stringersi intorno a Luigi Di Maio, cavallo di razza cresciuto bene e in fretta.
Francesco Maria Toscano
28/10/2018
Ottimo articolo.A corredo vi linko il seguente sullo stesso tenore: https://leorugens.wordpress.com/2018/10/28/mi-scusi-di-maio-mario-draghi-non-e-italiano/
Vero. Stavolta il nostro plauso va a Luigi Di Maio.
Altro interessante link,meditate meditate: https://www.youtube.com/watch?v=JF25J7jHOi0