Francesco Maria Toscano per “Gazzetta del sud”
Vi è mai capitato di leggere una mail che, subdolamente, vi invita a controllare con urgenza, tramite l’inserimento dei dati personali, il vostro conto bancario o postale al fine di evitare possibili errori o per incassare fantomatici quanto improbabili premi? Se sì, non credeteci. Come oramai sanno benissimo gli internauti più avveduti, trattasi di tentativi di truffa applicati e condotti secondo le regole che la tecnologia del nuovo millennio mette a disposizione degli imbroglioni contemporanei. Ma siccome non tutti sono tenuti a cogliere fino in fondo le insidie che l’attualità propone, ecco che una crescente moltitudine di ignari cittadini in buona fede rimane tutt’ora vittima di un fenomeno, quello appunto delle truffe on-line, che ha oramai assunto contorni preoccupanti. Il tema ha suscitato l’interesse dell’associazione Fidapa che, capeggiata dalla sua presidente Antonella Stirparo, ha pensato di organizzare un apposito convegno volto all’approfondimento di una materia per molti aspetti non ancora conosciuta. L’incontro, moderato dall’avvocato Bruno Fiammella e svoltosi nella sala conferenze del palazzo della Provincia, ha analizzato a fondo la natura del problema, affrontandolo sotto diversi aspetti. Dopo l’introduzione della Presidente Stirparo, coadiuvata da Antonella Naim, Irene Tripodi e Tiziana Cannatà, tutte in forza all’associazione, nonché i saluti dell’avv. Danilo Sarra in rappresentanza del consiglio dell’ordine dei legali, è toccato al sostituto procuratore della Dda Federico Perrone Capano chiarire in profondità e con dovizia di particolari il fenomeno in oggetto.” Il Phishing (termine anglofono che indica tale problema, ndc)” spiega Perrone Capano, “è un’emergenza relativamente giovane. Phishing significa pescare, proprio perché si rivolge ad una moltitudine indiscriminata di possibili vittime, puntando prevalentemente su un dato aritmetico. Si calcola che circa il 10% del totale delle mail inoltrate raggiunge l’effetto desiderato”. L’obiettivo principale dei truffatori moderni è infatti quello di carpire con l’inganno dati personali dell’utente colpito, potendo così avere libero accesso al conto corrente del malcapitato. “Una volta acquisite le passward”, continua il magistrato, “i phishers hanno due strade: o li utilizzano direttamente o li vendono. Questo modello di raggiro è molto diffuso nell’est Europa e non di rado si avvale di complici nei diversi Paesi oggetto dell’inganno, Italia compresa. Da noi purtroppo”, conclude Perrone Capano, “a differenza che negli Stati Uniti, non esiste una normativa ad hoc capace di fronteggiare con precisione questo nuovo tipo di reato”. Sul finire l’ing. Saverio Spinelli, amministratore unico infoitalia servizi srl, ha dispensato consigli utili e pratici per tutelarsi dai raggiri in rete. In confronto a questi moderni Lupin, capaci di violentare il progresso per i loro biechi obiettivi, i furbetti vecchio stampo, stile Totò truffa ’62, finiscono col suscitare quasi un sentimento di tenerezza. Ebbene sì, neppure gli imbrogli sono più quelli di una volta…