La stampa italiana fa schifo e questa non è una notizia né una novità. Non serve, non spiega, non scrive e non informa. E’ una camera di compensazione dei poteri nostrani. Una delle tante giostre che serve per far divertire i moderni patrizi. A turno, le nostre classi dirigenti fanno un po’ tutto: onorevoli, opinionisti ed infine dotti editorialisti. Tutti fanno tutto, naturalmente a loro uso e consumo. Se i giornalisti italiani fanno in genere schifo, gli editori, se possibile, sono pure peggio. Si fa un una fatica immane a scovare un proprietario di grandi testate incensurato. Dagli Angelucci a Paolo Berlusconi, da Geronzi a De Benedetti, non ce n’è uno che non abbia confidenze con le aule dei tribunali. Bene, il quadro è questo. Ma non disperate, può peggiorare. Infatti il lecchinaggio spinto di tante penne d’argento, al limite della pornografia, a noi, poveri ingenui, sembrava frutto soltanto della cupidigia di servilismo di troppi camerieri in livrea. Invece, forse, non è così. Perché a dare retta a Renato Farina, già vicedirettore di Libero, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Betulla, già al soldo dei servizi segreti italiani, i giornalisti italiani che scrivono sotto la dettatura dei servizi sarebbero molti. Alcuni dei quali insospettabili. Se lo dice Farina, che di servizi se ne intende, qualcosa di vero ci sarà. La prova provata che Farina dice il vero è riscontrabile poi dalla giornaliera lettura dei principali quotidiani. Tutti, da destra a sinistra, nascondono le notizie scomode, non parlano della riapertura delle indagini sulle stragi, non rivelano l’identità, che pur conoscono di tanti piduisti ancora in attività, e banchettano insieme ai potenti che dovrebbero controllare. I tempi del Corriere di Tassan Din non sono mai passati del tutto. Sono sicuro che se le inchieste sulla p4 che, in fondo, ricalcano quella Why Not di de Magistris, dovessero davvero andare fino in fondo, finiranno con il colpire molti giornalisti. Gli stessi che hanno affossato le inchieste di Catanzaro, non per difendere un principio di garantismo ma solo per tutelare se stessi e il loro portafoglio.