Sbagliare è umano, perseverare è diabolico, sintetizza un abusato brocardo latino. Mi scuso per la mancanza di originalità ma alle volte anche le banalità servono a decifrare meglio i percorsi. Ho solo (si fa per dire) 32 anni, e fin da piccolo tutti i mass media del mio Paese mi hanno bombardato con concetti come “privatizzazioni”,” flessibilità” e “tagli alla spesa”. I migliori pensatori in campo economico che affollano inutilmente gli stucchevoli studi televisivi dei principali talk shaw italici litigano su tutto ma convergono quasi sempre sulla bontà di queste parole d’ordine. Dopo un ventennio di disastri, sull’onda lunga di una impostazione sbagliata e foriera di sventure, anziché ripensare coraggiosamente e criticamente sugli errori commessi perseguendo una strada sbagliata, i soliti noti rilanciano. E allora, alle solite proposte pocanzi accennate, gli iperliberisti in mala fede aggiungono nuovi contenuti. La Bce detta direttamente al nostro governo un piano di intervento sbagliato e si fa strada l’ipotesi deleteria di imporre per legge il pareggio di bilancio. Intanto la Grecia brucia e le giovani generazioni di tutto il mondo protestano contro una situazione non più tollerabile. A nessuno però viene il dubbio che, forse, anziché intestardirsi nell’applicazione forzosa di un modello che non ha prodotto alcun risultato, bisognerebbe ripartire con parole d’ordine diverse, rese credibili dalla nascita di una nuova classe dirigente. Un nuovo umanesimo che rimetta al centro il lavoro e la giustizia sociale, che limiti le disuguaglianze e colpisca le rendite parassitarie. Una decisa accelerazione nella direzione dell’unità politica di un Europa finalmente libera dai ceppi infernali di una finanza ingorda e malevola mista ad una rinnovata etica della responsabilità. L’Italia cresce poco, è vero. Ma quando anche crescesse a ritmi sostenuti a cosa servirebbe senza una adeguata redistribuzione delle ricchezze? A nulla, solo ad aggiungere nuove ingiustizie. In conclusione, il mercato da solo non basta. E’ ora che la politica torni ad esercitare il suo primato. Ad ogni livello.