Ho letto con attenzione un articolo di tale Marco Gorra sul quotidiano “Libero” di qualche giorno fa. Così come ho ascoltato e riascoltato un’intervista radiofonica che Gioele Magaldi, leader del Grande oriente democratico, ha rilasciato a due giornalisti, Giuseppe Cruciani e David Parenzo, animatori del programma radiofonico “La Zanzara” in onda su “Radio 24”. Non vi nascondo il senso di disagio e di imbarazzo che ho provato nel pensare all’inadeguatezza del profilo dei giornalisti in oggetto nel trattare temi delicati come quelli imposti da Gioele Magaldi. Sgombro il campo da un interrogativo preliminare: conosco poco della massoneria italiana e internazionale ma ciò non mi impedisce di intuirne la capacità di orientare scelte di indirizzo politico su scala sovranazionale. Non credo servano all’uopo grandi doti divinatorie. Basterebbe aver letto, anche svogliatamente, un qualsiasi manuale di storia per rendersene conto. Materia però nella quale i giornalisti in oggetto mostrano purtroppo (per loro) qualche vistosa lacuna. Già l’accoglimento di questa premessa basterebbe a squalificare i summenzionati soggetti intervistanti che, in preda ad adolescenziale sindrome clownesca, hanno inteso incorniciare un ragionamento articolato e profondo dentro uno schema di inutile e depistante burletta. Anziché tentare di approfondire, con spirito magari di argomentata critica, l’analisi di Magaldi volta a decodificare alcuni meccanismi che giocoforza nutrono l’essenza stessa di ogni sistema di potere degno di questo nome, Cruciani e Parenzo hanno privilegiato aspetti di folklore senza centrare nemmeno l’obiettivo minimo di risultare simpatici. Esistono, è vero, tecniche di disinformazione, tipizzate e ampiamente rodate, che ogni esperto di comunicazione conosce. Una delle più importanti spiega come “affrontare” una notizia scomoda non ulteriormente occultabile. “Se non puoi impedire la diffusione di una notizia indigesta”, insegna il manuale dei professori Il Gatto e La Volpe, “diffondila tu in maniera parziale e distorta”. Ora non credo sia questo il caso, per evidenti limiti strutturali, dei summenzionati giornalisti. Ma qualcosa del genere certamente è in atto a tutela dell’immagine del prof. Monti, giustamente inseguita da legittimi interrogativi. Un esempio di “buon servizio” , nella direzione testè indicata, ci è stato offerto giorni fa dal più sottile giornalista Sergio Bocconi che, sul Corriere della Sera, comunicava al popolo plaudente come Monti, per amor patrio, abbia inteso rinunciare alle prestigiose cariche fin qui ricoperte all’interno di consessi esclusivi come la Trilateral Commission, il Bilderberg Group e Goldman Sachs. Senza naturalmente spiegare per bene la natura di tali associazioni e soprattutto come e perché ci sia finito dentro Monti. In un’epoca in cui abbondano inchieste denominate banalmente p3 e p4, in pochi si dimostrano capaci di affrontare alla luce del sole argomenti destinati per paura al perpetuo oblio della reticenza, dell’ipocrisia e della retorica. Basti pensare che l’unanime e condivisa condanna storica nei confronti del ruolo svolto in passato dalla p2 di Gelli non ha nei fatti impedito a nessun piduista in carne ed ossa di continuare a recitare negli anni ruoli di primissimo piano nella vita politica, economica e informativa di questo sfortunato Paese. Siamo alle solite: si condanna il peccato, mai il peccatore.
Francesco Maria Toscano
Il sempiterno, e redditizio, complotto pluto-giudaico-massonico.
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Il simoniaco Simone Simonini, personaggio letterario di Eco, si lamenta per i complotti inventati quando questi diventavano creduti come veri alla unanimità, perché non c’è più la possibilità di gestirli, di adattarli al contingente, ma soprattutto si radicano nel pensiero fino a diventare archetipi fondativi. La gente crede solo a quello che ha già sentito affabulare da qualche parte, dice Simonini, per questo, ancora oggi, i dossier segreti sono composti unicamente da ritagli stampa. Con internet, che Simonini non conosce, l’affabulazione ti arriva direttamente in camera da letto, e vale doppio perché credi di essertela fatta da solo. Tra questi archetipi c’è quello dei “Protocolli dei Savi di Sion”; Il giuramento di Praga, dove i Savi, di notte nel suggestivo cimitero ebraico, giurarono fedeltà alla sinarchia sionista.
Mussolini conquistò il potere contro le “soverchianti forze plutocratiche”. Hitler trovò, nei Protocolli, molto foraggio per giustificare la “soluzione finale”. Anche Stalin non risparmiò ombre contro la sinarchia plutocratica e sionista. Di recente, dopo l’11 settembre, al sinarchia pluto-giudaico-massonica è riapparsa, e ancora oggi si leggono su molti blog che sono stati gli ebrei a fare l’11 settembre, gli stessi ebrei che appoggiarono Hitler per poi poter fare le vittime dopo la guerra. Gli stessi sionisti che dalla Goldman Sachs governano il mondo della finanza e impongono il gesuita e massone Monti al governo dell’Italia. La verità è un’altra ed è quella amara di Simoncini, che siamo noi i coltivatori delle nostre paure.
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Temiamo la sinarchia perché la desideriamo, vorremmo dei grandi vecchi al governo del mondo, perché questo ci rassicura, è la stessa paura del bambino indifeso verso il Padre Padrone, una paura che finisce per diventare desiderio di sicurezza. Vorremmo qualche vecchio, magari spietato e cinico, ma capace di tenerci per mano nel buio del futuro, piuttosto di restare nel buoi da soli. Ma i grandi vecchi, se ci sono, sono troppi per metterli tutti d’accordo intorno ad un tavolo, e questo ci fa ancora più paura del complotto pluto-giudaico-massonico.
Non diciamo banalità appellandoci alla dubbia autorità di Umberto Eco. Nel sito di Grande Oriente Democratico si dice esplicitamente che questa crisi economica è stata preparata da circa quarant’ anni. Non chiamiamolo complotto perché è una parola troppo stupida per argomenti seri; cerchiamo piuttosto di capire cosa intende dire chi scrive sul sito del G.O.D.
E’ evidente che stanno affermando che esistono centri di potere o cenacoli o gruppi di interesse “diversi”, a volte con finalità opposte, che pianificano accuratamente la loro azione e da questo ne risulta una dialettica che tenderà a influire più o meno pesantemente sullo svolgersi dei fatti storici, politici, economici e non ultimo sulle tendenze di pensiero, il tutto senza che la massa dei cittadini comuni se ne renda pienamente conto. Questo dice Gioele Magaldi e ovviamente anche gli altri che scrivono sul suo sito; se si vuole essere seri di questo bisogna parlare, non delle storie pasticciate di Eco, non dei complotti pluto-demo etc etc che sono definizioni di comodo utili solamente a chi ha interesse che non si vada a fondo su certe questioni.
Giusto per rimanere in tema di banalità, e nella dubbia autorità di chi che sia, “il complotto”, che non chiameremo “complotto”, altrimenti rischiamo di passare da complottisti, sappiamo tutti come si chiama: “Capitalismo”. Lenin diceva: “Il capitale svincolato dalla produzione finirà per saturare tutti i settori di espansione, e allora avremo una crisi irreversibile”. Ma per anni – poco importa Piazza del Gesù, dirimpettai ambo i lati compresi, o Palazzo Giustiniani – ci hanno insegnato che la storia doveva andare in una direzione e solo quella. Oggi assistiamo ad un capitalismo che mette in crisi le ragioni stesse della nostra convivenza civile e democratica.
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Se ancora esistono uomini della provvidenza, uomini del dubbio, come si dice, laica o religiosa, illuminata o meno, questi uomini dovrebbero chiedersi se questo è il migliore dei mondi possibili, e se ha ancora un senso parlare di modernità, come “noi banali” ci ostiniamo a credere.
Senza livore, s’intende.
Caro Teobaldo bentornato.
La tua rilfessione è ottima, acuta, ben scritta e storicamente documentata. Solo che non c’entra. A partire dall’incipit. Da nessuna parte troverai in questo mio pezzo la parola complotto nè alcun riferimento a trame oscure orchestrate da chissà chi. Mi limito più modestamente a scrivere che trattare temi delicati come la massoneria è scomodo per chiunque voglia farlo in profondità e in maniera intellettualmente onesta. E’ più semplice fare come Cruciani e Parenzo che si eccitano pensando a Monti col cappuccio o come fai tu che agiti l’inesistente spauracchio del “complotto pluto (pippo e paperino no?)- giudaico-massonico. Io mi limito soltanto ad inseguire la cronaca nell’intento di capire. Tu Teobaldo ritieni legittimamente che alcune soluzioni siano dettate dal “caso”, io credo che la realtà sia un tantino più complessa. Ti tranquillizzo infine sul desiderio di essere guidato da un vecchio nel buio. Se è un riferimento al vecchio premier ti comunico che l’accostamento è di difficile comprensione. Se non lo è, ti dico che l’analisi razionale e lo studio fattuale mai preconcetto non ha mai prodotto mostri.
P.s. Nulla da aggiungere, poi, all’efficace e epuntuale commento di Firmico Materno
Ciao,
Il Moralista
Evidentemente non mi sono fatto capire, e me ne scuso. Il Caso non so neanche se esiste, e di cenacoli importanti ne abbiamo notizia. Volevo solo sottolineare, evidentemente senza successo, di non costruire alibi. Il caso può essere un’utile alibi, ma lo possono essere anche le oscure trame, e più oscure sono e più altrove ci troviamo.
[...] Già in passato avevo colto alcuni limiti che sovente squalificano il lavoro di Cruciani e Parenzo (clicca per leggere), i quali, nella puntata di ieri, sono riusciti a fare perfino peggio del solito. [...]