C’ è un aspetto del caso Morelli-Giglio che nessun commentatore ha deciso di segnalare. Ed quello riguardante gli sfortunati imputati che sono incappati nel giudice Giglio oggetto dell’indagine “Infinito”. Va bene l’indignazione generale, va bene la retorica della politica connivente che si riconosce dalle frasi di rito tipo “fiducia nella magistratura nella certezza che gli odierni indagati sapranno chiarire le loro posizioni”; va bene tutto, ma, di grazia, chi glielo spiega ad un povero cristo che magari si è beccato l’ergastolo da un giudice oggetto di inchieste come quella in oggetto che deve accettare la sua pena come legittima perché emessa in nome e per conto dello Stato di diritto? Fatti così gravi, che coinvolgono figure apicali della magistratura, finiscono con il minare le fondamenta stesse della democrazia, perché feriscono a morte una precondizione indispensabile che rende legittimo e possibile l’uso della forza esclusivamente in capo allo Stato. Escludendo il principio di legittimità in base al quale lo Stato si auto conferisce il monopolio dell’uso della forza, non resta che l’arbitrio che, come tale, non può mai essere elemento costitutivo di una democrazia liberale. Chi ha il potere di giudicare i suoi simili deve possedere non soltanto i requisiti formali e procedurali, ma deve certamente essere riconosciuto come persona di specchiata moralità e al dì sopra di ogni sospetto. Anche il peggiore dei criminali ha diritto di essere giudicato da chi, in nome della legge inesorabile, ha i requisiti personali per onorare il ruolo che ricopre nell’interesse della collettività. Il rimprovero sanzionatorio, per essere credibile, deve vivere e trovare compimento nelle parole e nelle decisioni di uomini degni. Altrimenti il diritto si confonde con la forza ammantata di insalubre ipocrisia. E finisce con il far sembrare lo Stato troppo simile ai fenomeni degenerativi che dovrebbe combattere. C’è un solo modo valido per ripristinare la sacralità della giustizia violata e umiliata: agire con il massimo rigore e in ogni direzione.
Francesco Maria Toscano