Soltanto una tragedia vera potrà salvare, al punto in cui siamo, l’Europa e il mondo. Il livello di perversione raggiunto da questo nuovo ordine mondiale è massimo e, per parafrasare Cicerone, come ogni ingiustizia in grado di essere somma, anche questa appare giusta. Più della difficoltà dell’esistente, sgomenta l’impossibilità di razionalizzare risposte efficaci nella direzione di un salvifico cambiamento. In teoria, in un sistema di democrazia liberale, il rischio dittatoriale oligarchico che sta imprigionando l’Italia e l’Europa potrebbe essere spazzato via dalle elezioni. Nessuna tornata elettorale, invece, vista la scientificità ed efficacia del piano reazionario ed elitario attualmente in atto, potrà incidere effettivamente sulle dinamiche di potere reale. Né in Italia, né in Francia. Spiegava in maniera arguta Bertold Brecht: “La democrazia non è scegliere tra il bianco e il nero ma sottrarsi a questa scelta precostituita”. Se in Italia l’alternativa è tra Bersani, tra i più convinti sostenitori di un governo classista come quello Monti, e Berlusconi che baratta il suo appoggio parlamentare per averne un ritorno di tipo personale, a cosa serve votare? Così come se in Francia il candidato socialista Hollande mette il paraggio di bilancio tra i primi punti del suo programma ultraliberistico tanto vale tenersi Sarkozy. La presa d’atto, a livello epidermico, da parte dei popoli europei di trovarsi oramai rinchiusi dentro una strettissima camicia di forza potrebbe liberale forze violentissime e impreviste capaci di rimettere al centro della scena la barbara ferocia che macchiò di rosso l’intero novecento. Le forze estreme avanzano quasi dappertutto. In Ungheria si vedono bruciare bandiere dell’Europa e in Francia prende quota il movimento fascista di Marine Le Pen. Non c’è uomo saggio sulla faccia della terra che può coscientemente augurarsi che il mondo conosca di nuovo guerre sanguinose e nuovi nazismi. Ma non si può non notare come le strategie politiche delle élite dominanti attualmente in atto non potranno non risvegliare un mostro che credevamo assopito per sempre. Un risveglio duro e terribile ma forse oramai necessario.

    Francesco Maria Toscano

    27/01/2012

    Categorie: Editoriale

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