La Grecia è stremata. Gli euroburocrati sono riusciti a realizzare il primo dei loro dissimulati obiettivi: strozzare il bersaglio più comodo. Rincorrendo un’emergenza cronica, costruita in laboratorio, gli euro tiranni hanno ridotto in polvere 11 milioni di cittadini ellenici. Un risultato non disprezzabile per chi desidera creare nuova disperazione da utilizzare come manodopera sottopagata per le industrie dei negrieri del 2000. In maniera cadenzata vengono chiesti ai diversi governi fantoccio di Atene nuove misure disumane, dal taglio dei già bassissimi salari al licenziamento di milioni di lavoratori e padri di famiglia. Nonostante questa spirale non accenni a fermarsi, nessuno mette in discussione la bontà della cura al capezzale del malato morente. Perché in realtà, aldilà delle frasi retoriche e di facciata dei vari Merkel, Monti e Sarkozy buone per riempire giornalacci asserviti, queste ricette stanno ottenendo esattamente i risultati per i quali sono state pensate. La Grecia deve morire per fare da apripista alla lenta agonia dei Paesi che, a breve, ne seguiranno l’infelice destino. Per comprendere l’elemento psicologico di chi si prodiga per seminare tragedie e povertà, non occorre avere letto manuali di economia. Questi personaggi senza scrupoli che occupano indegnamente, e inseguendo privatissimi interessi, i vertici delle istituzioni comunitarie, ricordano il Nennillo di “Natale in casa Cupiello” che, durante la grave malattia dello zio Pasqualino, pensò bene di racimolare qualche spicciolo vendendosi le scarpe del congiunto sofferente. “Il medico aveva parlato chiaro”, provò a giustificarsi il nipote di fronte alle rimostranze dello zio scalzo ormai ristabilitosi, “tu dovevi morire”. Non si può non notare come l’unico Paese insieme alla Grecia sostanzialmente commissariato da questa élite europea attraverso l’imposizione dall’alto di un ragioniere non legittimato democraticamente sia proprio l’Italia. Papademos e Monti sono due tecnici imposti con gli stessi metodi e sulla base delle identiche menzogne. Due lupi con il compito di mettere in sicurezza le pecorelle greche e italiane che belano poco prima di venire mortalmente azzannate. Attenti però all’ira dei giusti.