Due militari italiani sono stati fermati dalle autorità indiane con l’accusa gravissima di duplice omicidio. I militari, a bordo di una petroliera con compiti di sicurezza, avrebbero causato la morte di due pescatori indiani scambiati per pirati. La versione indiana differisce molto da quella italiana e l’unico aspetto certo di questa oscura e tragica vicenda riguarda l’avvenuto fermo dei soldati italiani ad opera delle autorità del lontano Paese asiatico. Un’altra certezza riguarda poi l’atteggiamento assolutamente vergognoso che la grande stampa italiana sta tendendo in relazione a questa tragedia. Leggendo il Corriere della Sera, orgogliosamente sempre tra i peggiori, non troviamo una riga soltanto di rammarico per la morte violenta dei due pescatori indiani, già bollati come pirati nella pagina di apertura, che hanno probabilmnete soltanto avuto la sventura di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sia Maurizio Caprara che Fiorenza Sarzanini si concentrano invece nell’avanzare dubbi di tipo burocratico e procedurale sulla legittimità dell’atto di fermo unilaterale imposto dagli indiani ai nostri soldati. Il solito giornalista, esperto in pelosi sentimenti, Fabrizio Caccia, fa poi sfoggio di strabica umanità nel pezzo di taglio basso del giornale di De Bortoli. I due militari italiani, a dispetto delle possibili suggestioni in senso contrario, vengono umanizzati, chiamati per nome e rappresentati come padri di famiglia scrupolosi che non vedono l’ora di tornare nelle loro Puglia per abbracciare i figli in tenera età. Un quadretto certamente commovente. A nessuno dei giornalisti è venuto però in mente di raccontare se, magari, anche le due vittime avevano dei figli che, magari, vivevano solo della fatica dei genitori trucidati e che adesso, magari, sono nella disperazione più nera. Quanto vale la morte innocente di due pescatori indiani? Poco o nulla leggendo le pagine dei nostri migliori giornali illuminati, illuministi e autenticamente progressisti. A dispetto della retorica sull’uguaglianza e sulla sacralità della vita sono queste le occasioni nelle quali cadono le maschere ed emergono senza pudore veri e malcelati convincimenti. Ma in passato capitò anche a noi italiani di essere vittime incolpevoli di simili scenari. Il 3 Febbraio del 1998 un aereo militare statunitense del corpo dei marines al comando del capitano Richard Ashby, durante un volo di addestramento, provocò la morte di 20 persone facendo crollare una funivia da una altezza di 80 metri. Nonostante la richiesta dei pubblici ministeri italiani di processare i responsabili in Italia, i militari a stelle e strisce vennero giudicati negli Stati Uniti con risultati ampiamente prevedibili. Nel Marzo del 1999 una giuria americana assolse il capitano Ashby provocando in Italia e in Europa un’ondata di indignazione. Un discorso analogo può essere fatto rispetto alla uccisione, avvenuta in Iraq, dell’agente segreto italiano Nicola Calipari intento a salvare la vita della giornalista Giuliana Sgrena. Omicidio, opera del soldato statunitense Mario Lozano, rimasto di fatto anche’esso impunito. Siccome gli indiani, a differenza di noi italiani, che non abbiamo mai trovato il coraggio di rendere giustizia ai nostri morti per non irritare il colosso americano, pare che tengano più alla dignità che non alla salvaguardia delle relazioni diplomatiche, le nostre migliori teste d’uovo sono rimaste evidentemente di molto meravigliate.
Francesco Maria Toscano
Caro Francesco, condivido pienamente il pezzo. A sostegno di quanto hai scritto ti segnalo un lancio sull’argomento di AsiaNews, che certamente conoscerai per l’obiettività e la freschezza delle sue informazioni: http://www.asianews.it/notizie-it/Il-cargo-italiano-“era-in-acque-indiane,-non-internazionali”.-Giustizia-per-i-pescatori-cattolici-24023.html
Ti saluto con affetto e con la speranza che in un futuro non molto lontano possa finalmente emergere anche sulla stampa nazionale quell’Italia che è ben diversa da quella che abbiamo “letto” negli ultimi dieci anni.
Un abbraccio,
Fabio.
Ci credo che si fanno meno remore a essere ruvidi con gli Italiani di quanto noi siamo stati con gli Americani… è una semplice questione di rapporti di forza – nei confronti del colosso indiano, l’Italia è una cacca di mosca.
Al di là della questione specifica dei due personaggio arrestati (che non conosco e sui quali sospendo il giudizio, nella consapevolezza che chi pratica certi mestieri non sempre è una mammoletta) punterei il dito sul fenomeno che porta ad avere necessità di simili “servizi d’ordine” a bordo: la pirateria. Davvero è così difficile estirparla? Quali coperture hanno, questi fantomatici “pirati” (e non sto necessariamente parlando dei due pescatori) per essere così resilienti? Chi sono? Sono autonomi? Sono manovrati? Fanno capo a qualche potentato? Sono criminali? Sono soldati o pseudosoldati di qualche intoccabile entità pseudostatale? Quale? Cosa possiamo in effetti sapere, con certezza?