Le elezioni in Francia, scossa dal mostro di Tolosa Muhammad Murah, rivestono una importanza decisiva per il futuro dell’Europa. Sarkozy, uno dei pilastri insieme al cancelliere Merkel di questa Europa dal volto feroce, rischia infatti di uscire rapidamente dalla scena politica. Tutti i sondaggi di opinione transalpini sono concordi nell’indicare come  favorito per la corsa all’Eliseo il socialista Francois Hollande, il quale si è recentemente  meritato l’ostentata e irrituale freddezza da parte dei principali capi di Stato europei a causa delle sue corrette e importanti posizioni di contrasto alla scellerata legge che prevede l’introduzione in Costituzione dell’obbligo di pareggio di bilancio (cosiddetto fiscal compact). Merkel e Monti hanno smentito l’indiscrezione, pubblicata da un giornale tedesco, tendente a delineare una sorta di conventio ad excludendum, pensata dal direttorio europeo, volta ad indebolire la posizione di  Hollande per favorire Sarkozy. Ma se anche così fosse, credo che gli eventuali maldestri “cospiratori” finirebbero per ottenere il risultato esattamente opposto rispetto a quello sperato. I francesi vantano una lunga tradizione democratica e, certamente, non aspettano di essere illuminati da una ex casalinga della Germania comunista per esprimere un voto consapevole. Queste interferenze interessate e straniere producono semmai l’effetto di irritare un elettorato che ha un forte senso di identità. E per questo che, probabilmente, Sarkozy ha lasciato saggiamente cadere il tema della sua “credibilità in Europa” come arma di persuasione per la campagna elettorale, sbandando pericolosamente da un estremo all’altro dello schieramento politico francese. Nonostante la legge elettorale francese, a doppio turno, incentivi la realizzazione di un sistema tendenzialmente bipolare, le spinte centrifughe verso posizioni politiche più nette e riconoscibili sono fortissime anche in Francia. Nell’immaginario pubblico francese aumenta l’impressione di una sostanziale comunità di intenti tra i principali partiti, Ump e socialisti che, al netto delle sfumature, paiono accumunati dalle stesse suggestioni tecnocratiche e neoliberiste. Fenomeno, questo, conosciuto in misura forse persino maggiore  in paesi come Italia e Germania, dove i rispettivi governi “di larghe intese” fotografano nei fatti la sostanziale intercambiabilità delle diverse forze politiche che si richiamano retoricamente ad abusati concetti di destra e sinistra, completamente svuotati dalla preliminare e acritica accettazione delle linee di indirizzo economico neoliberiste oggi  dominanti. L’approvazione pressoché unanime del Parlamento italiano di norme che impongono “a prescindere”  il pareggio di bilancio dimostra chiaramente la fondatezza del ragionamento. Ma torniamo alla Francia. La sfiducia verso le forze politiche di governo tradizionali, dicevamo, sta determinando un aumento considerevole di consensi nei confronti di candidati alternativi e dal profilo identitario più netto. Della Le Pen, leader della destra estrema con un seguito stimato oltre il 15%, mi sono  già occupato in un recente articolo ( vai al link http://www.ilmoralista.it/e-se-vincesse-marine-le-pen). Ora è il caso di approfondire la figura di Jean Luc Melenchon, nuovo e apprezzato leader della sinistra francese, che rischia di diventare la vera salutare rivelazione delle imminenti elezioni francesi. Melenchon, nato in Marocco, è un ex ministro di Mitterand uscito dal Ps nel 1987 in polemica con la svolta a destra del suo partito per fondare, insieme a Julien Dray, la Guauche Socialiste. Nel 2008 forma il “Parti de Gauche” sulla scia del no francese al referendum sulla Costituzione europea del 2005. Uomo politico carismatico e dall’eloquio fine e colto, Melanchon è riuscito dopo molto tempo a coagulare consenso politico alla sinistra del Partito socialista. Giornalista e professore di letteratura,  ad alcuni osservatori francesi ricorda Jean Juaréz, fondatore nel 1904 del foglio socialista “l’Humanité”. I sondaggi lo danno in doppia cifra e la grande  e riuscita manifestazione del 19 marzo nel luogo simbolo della Bastiglia, colmo di oltre centomila manifestanti, palesa la forza crescente del personaggio. Nel pezzo di domani, speranze e limiti circa la proposta politica dell’uomo che promette di risvegliare la Francia.

    Francesco Maria Toscano

     

    Categorie: Esteri

    3 Commenti

    1. Alessandro scrive:

      Dopo gli eventi di Tolosa, Sarkosì sposta il dibattito della campagna elettorale sul tema sicurezza ed ancor prima del tragico attentato, virava disperatamente a destra con il proposito della modifica del trattato di Schengen per intercettare l’elettorato più sensibile al tema dell’immigrazione clandestina. Scelta sbagliata… certi fenomeni si combattono con politiche d’inclusione, non di esclusione.. è netta la differenza fra Sarkosì e Hollande: l’uno vuole modificare il trattato di Schengen, l’altro il trattato sul fiscal compact; l’uno con argomenti destroidi distrae il pubblico dall’evidente fallimento delle politiche neoliberiste europee, l’altro promuove politiche anti-austerity.
      Interessante la figura di Melanchon, del quale son graditi ulteriori approfondimenti.
      Ottimo articolo.

    2. amico pulito scrive:

      Da non esperto ai lavori ti e vi chiedo: siamo sicuri che Hollande sia così veramente mosso da propositi di sana politica volta ad ostacolare le politiche turbocapitalistiche della troika?
      Nutro i miei dubbi come sempre verso i tromboni pre-elettorali, che non hanno, di solito, colore politico.
      Ma la Francia è la Francia, e l’Italia……

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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