I toni trionfalistici, specie di Bersani, circa una presunta marcia indietro del governo sulla spinosa questione riguardante l’art.18 sono totalmente fuori luogo. Mentre Bersani parla a sproposito, la Camusso invece tace in attesa di capire, previa attenta lettura, le grandi novità pomposamente annunciate dalla monolitica stampa di regime. Il provvidenziale scandalo leghista, scoppiato proprio a ridosso di una riforma di questa importanza, getta poi una generica cortina di fumo buona per confondere le acque. Che cosa debba capire la Camusso resta un mistero. Monti, anche oggi, è stato chiarissimo:” La previsione del reintegro per motivi economici”, ha detto l’uomo delle lobby travestito da premier, “riguarda solo casi improbabili ed estremi”. In pratica, come avevo per tempo annunciato (clicca per leggere), Monti si è limitato ad aggiungere al testo una postilla assolutamente irrilevante per provare a togliere d’impaccio il debole Bersani. L’impianto della riforma finalizzato alla mercificazione del lavoro e all’annientamento dei diritti rimane sostanzialmente immutato. Per chi volesse cogliere più a fondo il perché di questo ennesimo attacco alla civiltà, è utile la lettura dell’ultimo libro del sociologo Luciano Gallino, intervistato da Paola Borgna, titolato “La Lotta di Classe”, edito da Laterza. Molto interessante per restare in tema anche l’analisi del prof. Ugo Mattei, editorialista del Manifesto (clicca per leggere). Noto con una punta di amara ironia che, in seguito all’ennesimo scandalo leghista sui rimborsi gonfiati, il presidente Napolitano ha chiesto ai partiti maggiore trasparenza. Anche se, per dirla tutta, in passato l’europarlamentare Napolitano ha subito un veemente rimprovero da parte della stampa tedesca proprio a causa dell’uso disinvolto dei rimborsi riguardanti i biglietti aerei (clicca per leggere ). Altri tempi. Nel frattempo aumentano i suicidi e i casi di disperazione, diretto risultato di quelle politiche di austerità finalizzate a ridisegnare la società secondo un antico modello feudale, come denunciato coraggiosamente in aula da Antonio Di Pietro che farebbe bene, da ora in avanti, ad aspettarsi qualsiasi tipo di ritorsione. Già nell’antichità romana gli schiavi che osavano ribellarsi finivano con l’essere crocifissi. A pensarci bene non è poi cambiato molto.
Francesco Maria Toscano
Complimenti Francesco hai fotografato bene la situazione attuale, e l’esempio degli schiavi riferito ai lavoratori italiani può anche andare ma mi permetto di precisare che almeno gli schiavi il loro lavoro lo facevano ed erano sicuri di non perderlo(ahiloro), mentre un lavoratore 40/50 che viene licenziato non penso troverà uno schiavista che lo sfrutti…