Settori sempre più ampi cominciano lentamente a capire la vera natura del governo Monti. In molti all’inzio, ancora ebbri per l’improvvisa uscita di scena del Caimano Berlusconi, pensavano ingenuamente ma in buona fede che il ragioniere di Varese potesse farsi protagonista di una transizione virtuosa verso una stagione politica, se non entusiasmante, perlomeno rispettabile. Con il passare del tempo, lentamente diradandosi quella finta patina di presunta autorevolezza che accompagnava l’entrata in scena del nuovo governo, la realtà comincia a prendere il sopravvento sulle suggestioni. Monti umilia i lavoratori, consolida le posizioni di ingiusto privilegio, colpisce i pensionati e tradisce gli esodati. Lavora alacremente per rendere la nostra società sempre più diseguale e disperata, per la gioia dei suoi sponsor arroccati nel decadente fortino europeo. Monti non rappresenta nessuno se non quei potentati sovranazionali che non hanno mai digerito concetti come uguaglianza, democrazia e dignità. Ho letto oggi con piacere una lettera, scritta dal vescovo della diocesi calabrese di Locri-Gerace Giuseppe Fiorini Morosini, indirizzata al premier Monti e carica di disappunto per le sadiche politiche di un governo tecnocratico capace di distruggere persino la speranza (clicca per leggere). Un segnale importante che testimonia la presenza di una dialettica interna alla gerarchia ecclesiastica, evidentemente non completamente complice del tentativo politico in atto finalizzato in estrema sintesi alla cinesizzazione dell’Europa. Questo malefico nuovo ordine mondiale, che ha neomercificato il concetto di lavoro e si alimenta di paure fomentate ad arte, si è imposto anche grazie ai colpevoli silenzi di una autorità morale come la Chiesa. Non è la prima volta, per la verità, che ai piani alti del Vaticano vince la tentazione di schierarsi con le ragioni imposte con la violenza dal più forte. Un bel libro scritto da Leonardo Boff, Cleodovis Boff e Josè Ramos Regidor intitolato “La Chiesa dei poveri, Teologia della Liberazione e diritti dell’uomo”, ripercorre le pesantissime colpe storiche della Chiesa del passato nel legittimare le poltiche disumane perpetuate dagli europei in danno delle popolazioni indigene dell’America latina. “L’alleanza tra croce e spada”, scrivono gli autori, ”riceve di fatto l’avallo di papa Alessandro VI con la Bolla Intercaetera del 1493. Per giustificare lo sfruttamento dei poveri venne sostanzialmente sviluppata una teologia della schiavitù”. La Teologia della liberazione, al contrario, affronta il problema della salvezza dell’uomo in un’ottica concreta che sposa il punto di vista dei poveri e degli ultimi per provare a riscattarli dichiarando guerra alla miseria e ai soprusi. Forse anche per questo tale teologia, fortemente incompatibile con il modello liberista imposto in Europa e rappresentato in Italia da Monti, ha trovato e trova fortissime resistenze ai vertici del potere Vaticano. L’attuale papa Ratzinger, ancora cardinale, aveva criticato fortemente la Teologia della Liberazione già a partire dal lontano 1984. Se invece di occuparsi soltanto di bioetica e di esenzioni fiscali , la Chiesa riscoprisse nel povero, nel disoccupato, nel neoschiavizzato e nell’oppresso il volto del Cristo sofferente, forse questa dittatura finanziaria, gelida e immorale, franerebbe più rapidamente. Per adesso bisogna accontentarsi di rendere merito al Vescovo Morosini.
Francesco Maria Toscano
Aspettarsi che dei dirigenti, anche se vestiti come dei pagliacci e sempre impegnati nel sostenere teatrali buffonate mitologiche come vescovi, cardinali e papi, possano in qualsiasi misura avere a cuore altro che il proprio tornaconto è un esercizio di idealismo astratto.