Grillo è perfetto nella pars destruens, temo però non sia pronto per quella costruens. Ma siccome credo che non sia possibile ricostruire senza prima rimuovere gli intralci esistenti, trovo utilissima la sua opera di demolizione dell’attuale perverso sistema di potere che stupra impunemente intere generazioni di italiani imbambolati da opinionisti a pagamento. Il bersaglio grosso, colpito e affondato dal comico genovese, non è costituito tanto da quei relitti abitati da zombie incravattati che sono da tempo diventati i partiti italiani. No. E’ in realtà il monolitico sistema (dis)informativo italiano che, in primo luogo, si ritrova di colpo denudato dall’exploit del movimento cinque stelle. A grandissime linee, la trama che insegue il progressivo svuotamento della democrazia e l’umiliazione dei ceti medi e proletari segue un percorso standard. I padroni del vapore, diretta espressione o interessati complici del turbocapitalismo finanziario affamante, occupano militarmente tutti gli spazi informativi principali dissimulando ad arte diversità apparente. Marciano quindi divisi, ma colpiscono uniti. Da Il Giornale di Berlusconi al gruppo Repubblica-l’Espresso di De Benedetti, tutti i fogli dei padroni distillano a dosi alterne il veleno neoliberista che predica tagli indiscriminati, nuove precarietà e salari da fame. La classe dominante, quella cioè che controlla i media televisivi e di carta, si preoccupa poi di tenere a galla politici di cartapesta, richiamabili e addomesticabili, strumentalmente resi popolari con l’obiettivo nascosto di garantire equilibri di insieme sapientemente tacitati. Il giro è questo. I padroni si comprano tutti i megafoni e formano un oligopolio di fatto. Attraverso questi megafoni, poi, creano o distruggono periodicamente esponenti politici da usare come suggestione per il finto rinnovamento, o da buttare al macero perché oramai definitivamente spompati. Il Giornale, Libero e il Foglio giocano nella parte destra del vostro teleschermo, mentre l’Unita, la Repubblica e il defunto Riformista li trovate sul lato sinistro. Il Corriere sta nel mezzo, vestito di nero come i vecchi arbitri, e funge da camera di compensazione del sistema nel suo complesso. Questo schema geometrico, lucido, potente e apparentemente non scalfibile, è improvvisamente invecchiato di cento anni durante il secondo turno amministrativo appena concluso. Il nuovo sindaco di Parma, il grillino Pizzarotti, vince evitando i media come la peste, sulla scia dell’insegnamento ricevuto. E’ una rivoluzione vera, salutare e benvenuta. E’ come aprire un vecchio garage che puzza di stantio per fare entrare aria fresca. I padroni, impauriti per il colpo ricevuto, non hanno ancora capito come rispondere e sembrano nel pallone. Il Corriere di oggi, ad esempio, ospita un editoriale dell’attempato Ostellino che sembra scritto apposta per fare aumentare di qualche decimale il consenso dei grillini. “Siamo finiti nei guai, scrive il barbuto esponente del movimento 5 stelle a sua insaputa, “perché la spesa pubblica si è dilatata per sovvenzionare un modello di welfare ormai morto”, azzarda il lucido editorialista riportando fedelmente il pensiero di un noto filantropo in buona fede come Mario Draghi. Se questi sono gli argomenti per frenare il dilagare della cosiddetta “antipolitica” (ma la politica quale sarebbe?), il duo Grillo-Casaleggio rischia di raggiungere presto il 90% dei consensi. Se poi pure Napolitano insiste con i moniti sui rischi del web il 100% diventa davvero possibile.
Francesco Maria Toscano