Continuando a dare voce a personaggi screditati come Pierferdinando Casini, le forze antipartitiche raggiungeranno giocoforza percentuali iperboliche. Anche oggi, il genero del più noto Caltagirone, riempie inutilmente una pagina del giornale di via Solferino per diffondere ovvietà e fesserie. Casini è un concentrato di tutti i vizi che rendono superflua e dannosa la presenza sulla scena della classe dirigente italiana. Un mix raro di ipocrisia, opportunismo, cinismo, mancanza di ideali e cattive frequentazioni. Il bel Pierferdy, perenne promessa mai mantenuta della Repubblica, nonostante occupi militarmente la scena mediatica da quasi un ventennio, non è mai riuscito a entrare veramente nel cuore degli italiani. Il suo partito, l’Udc, inspiegabilmente dipinto dai tromboni di regime come forza decisiva per aspirare alla guida del paese, ha da sempre percentuali da prefisso telefonico. Nel nord d’Italia, in pratica, l’Udc non esiste, potendo perlopiù contare sul voto di alcuni baroni meridionali esperti nella raccolta delle tessere. Un bacino elettorale, quello del mezzogiorno, che potrebbe risentire alle prossime elezioni politiche della mancanza di Totò Cuffaro, per lunghi anni braccio destro e sinistro di Casini, unico politico di rilievo nazionale finito dietro le sbarre in questa Italia grigia e compromissoria, generalmente garanzia di impunità per le classi dirigenti e padronali. Orfano di Cuffaro, Casini può sempre contare sulla vicinanza del segretario del partito Lorenzo Cesa. Quest’ultimo, più che un politico, sembra la versione peggiorata del personaggio di Antonio Albanese Cetto La Qualunque. Sgrammaticato e dall’eloquio incerto, Cesa avrà certamente altre qualità, nascoste bene, che ne hanno probabilmente favorito una inspiegabile ascesa nell’olimpo dell’italico potere. Ogni volta che vedo Cesa in televisione, senza aspettare neppure che apra bocca, compenetro in profondità l’abusato concetto di “antipolitica”. Il vicesegretario nazionale del partito dello scudocrociato risulta essere poi il calabrese Mario Tassone, una specie di David Copperfield in salsa bruzia, presente ininterrottamente nel Parlamento italiano dal 1979 (una era geologica fa) senza che nessuno se ne accorga. Su Buttiglione stendo direttamente un velo pietoso. Non è chiaro con quale faccia Casini vada ancora in giro a proporre agli italiani una prospettiva di rinnovamento. Ancora meno comprensibile è poi l’ostinazione con la quale i grandi media continuino a presentare agli italiani il capo di questa grottesca armata Brancaleone. Gli italiani fremono nell’attesa che Casini fondi il sospirato Partito della Nazione (quale? Zimbabwe?), annunciato ai quattro venti da almeno un lustro, manco fosse il ritorno del Messia. Purtroppo Casini ha perso però strada facendo un altro giovane virgulto come Bruno Tabacci, passato ad infoltire il gruppo dei rutelliani, oramai in via di estinzione come il Mammut, proboscidato che abitava con maggiore grazia la regione dell’odierno Ciad ai tempi del Pliocene. Nel merito, Casini oggi risponde alle domande di Marco Galluzzo, portavoce a sua insaputa del premier Monti, per dire che bisogna proseguire con le politiche impopolari. Solo così, infatti, lo statista del tortellino bolognese potrà continuare a recitare un ruolo pubblico. E’ arduo trovare nell’emisfero settentrionale del globo terrestre qualcuno più impopolare di lui e dei suoi improbabili amici.

    Francesco Maria Toscano

    Categorie: Politica

    2 Commenti

    1. ampul scrive:

      “…qualità nascoste bene..” è stupenda!!!

    2. Euler scrive:

      L’UDC è potenzialmente un partito con un grande futuro alle spalle…

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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