In pochi mesi il quadro politico italiano e internazionale è profondamente mutato. In Francia non c’è più quel nano malefico di Sarkozy sostituito da un promettente Hollande, Obama è finalmente uscito dal colpevole torpore puntando finalmente con forza l’indice contro l’attuale oligarchia di usurpatori che guida l’Europa, in Grecia e in Italia infine, Paesi deboli e subalterni, trattati dalla Troika alla stregua di cavie da laboratorio, si diffonde una consapevolezza capillare circa l’indispensabilità di organizzare con scrupolo e puntiglio una eroica resistenza contro questa nuova forma di oppressione, il cosiddetto fascismo finanziario, ben rinvenibile nello sguardo anaffettivo e senza luce del nostro premier Mario Monti. Napolitano, regista dell’operazione Monti, non può più oramai mettere il naso fuori dal Quirinale senza essere subissato dai fischi, nonostante i continui e patetici tentativi di tanti scribacchini impegnati nell’occultare una realtà chiara e limpida. C’è poi un altro aspetto che fa riflettere e induce all’ottimismo. Questa nuova e imponente ondata di indignazione cresce, nonostante il ferreo controllo che il potere esercita sui principali e tradizionali mezzi di informazione. I nostri media, non si limitano infatti ad occultare le vere ragioni che muovono l’operato del governo in carica, ma si preoccupano pure di spargere notizie false e strumentali, utili per giustificare operazioni di macelleria sociale agli occhi di una disorientata pubblica opinione. Hollande, appena eletto alla guida della Francia, ha abbassato l’età minima pensionabile per i francesi da 62 a 60 anni. In Italia, però, continuano ad avere voce solo opinionisti da strapazzo che, mentendo, intravedono nell’innalzamento dell’età pensionabile uno dei pilastri indispensabili per “fare uscire l’Europa dalla crisi”. E’ bene ripetere all’infinito che l’impoverimento di massa non viene vissuto agli occhi dell’establishment come strumento indispensabile per raggiungere in futuro chissà quali fantastici risultati. No. L’ampliamento di sacche di disperazione e miseria è il preciso ma nascosto obiettivo politico finale affidato ad uomini come Monti da alcuni consessi elitari sovranazionali che non hanno mai digerito parole come libertà e uguaglianza. La crisi non c’entra proprio nulla. L’economia viene surrettiziamente usata per combattere una battaglia che è tutta politica e sociale. Da un lato c’è chi come Monti, Draghi, Merkel, Barroso e Von Rompuy vuole re-imporre un modello sociale simile a quello in voga ai tempi della prima rivoluzione industriale; dall’altro cominciano a formarsi sacche di resistenza intorno a figure politiche importanti come Barack Obama e Francois Hollande. Monti ieri ha gettato definitivamente la maschera, con buona pace dei tanti mentitori di professione che continuano quotidianamente a dipingerlo sulla stampa come elemento in grado di convincere la cancelliera Merkel a sposare, a parole, la causa della crescita. Parlando di fronte all’assemblea dell’Acri (l’associazione delle fondazioni bancarie, ndm), il sobrio bocconiano, dopo avere dispensato qualche battuta degna del nostro Coyote (“abbiamo contro i poteri forti”), ha indossato le vesti del difensore d’ufficio dell’alleato germanico (“dobbiamo ringraziare la Germania. La linea del rigore non è in discussione”). Un salutare momento di chiarezza utile a capire fino in fondo il colore della maglietta indossato dai protagonisti in campo.
Francesco Maria Toscano
“L’ampliamento di sacche di disperazione e miseria è il preciso ma nascosto obiettivo politico finale affidato ad uomini come Monti”: PERFETTO, Francesco! In tal senso, a chi oggi mestamente esprime la propria delusione per il bocconiano e critica le scelte POLITICHE operate in questi mesi definendole “un fallimento”, rispondo che i cravattari padroni di rigor Mortis -al contrario- staranno invece esultando e gongolando di soddisfazione per i risultati ottenuti fino ad oggi dal loro pupillo… La “mission” procede bene, almeno fino ad oggi….
Mauri.
Sinceramente non condivido questa fiducia in Hollande e Obama. Obama fa così perché teme di perdere le elezioni a novembre. Hollande è presto per giudicarlo. Anche le timide aperture della Merkel sull’Europa politica per me sono controproducenti (oltre che tardive e ipocrite). L’eurozona è irriformabile, il MES, il fiscal compact, il trattato di Lisbona sono prodotti (non casuali) che spazzano via la sovranità degli Stati per trasferirla a organi sovranazionali formati da tecnocrati che nessuno ha eletto, che non rispondono a nessuno ma decidono per tutti. Inoltre c’è la questione dell’area valutaria non ottimale con tutto il portato di squilibri commerciali che si porta dietro. Ora ditemi voi se questo disastro può essere riformato da qualche palliativo come gli eurobond o qualche miliardino che la Germania concederà di sganciare per la crescita. No, l’eurozona è un disastro irriformabile ed è bene che salti per aria il prima possibile, per permettere agli stati nazionali di ricominciare su basi un po’ più democratiche e sociali. Se adesso Obama e Hollande riescono a strappare qualcosa alla Germania, sarà solo un compromesso al ribasso che prolungherà la nostra agonia e non risolverà una mazza. A questi due io direi di starsene zitti e lasciare che tutto vada a ramengo. Ma ho paura che non staranno zitti.
Sono d’accordo con te Paolo… Finchè c’è eurozona, (NON) c’è speranza!