Termini come “golpe” e “regime”, abusati negli anni, sintetizzano realmente la situazione politica italiana contemporanea. La percezione presso la pubblica opinione di avere già perso quasi completamente alcune conquiste politiche e sociali che, sbagliando, pensavamo assodate per sempre, non è stata ancora pienamente interiorizzata dagli italiani in tutta la sua amara tragicità. Mario Monti, espressione dell’ala peggiore, reazionaria e oligarchica delle èlite massoniche, continua ad imporre al popolo italiano, non più sovrano, manovre democraticamente invise, legittimate non dal consenso, pressoché nullo, ma soltanto dall’uso spregiudicato della forza bruta. Oramai pure i sassi hanno capito che le politiche di rigore e austerità ci trascineranno dentro una irreversibile e paurosa spirale recessiva. Nonostante questo però, il governo Monti fila liscio per la sua strada, incurante degli umori del paese reale e intento soltanto ad applicare ottusamente le consegne ricevute prima dell’insediamento sul trono d’Italia dagli euro-torturatori di Bruxelles. Chi non si adegua al pensiero unico viene tacciato di populismo e qualunquismo. La mistica dei “sacrifici indispensabili” è falsa ma non si può dire. Chi approva manovre finalizzate ad aumentare miseria, disoccupazione ed esclusione sociale può fregiarsi del titolo di responsabile agli occhi dell’Europa; chi invece si ostina a difendere le ragioni dei deboli è costretto a subire l’onta dell’ingiuria e il marchio del qualunquista. Le politiche giuste, spiega spesso un miliardario senza scrupoli come Pierferdinando Casini, sono quelle impopolari. Una analisi aberrante e insitamente filonazista. Il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini è l’unico obiettivo degno che una classe politica ha l’obbligo di perseguire. Un obiettivo prioritario rispetto a qualsiasi altra considerazione, che non può mai essere strumentalizzato sull’altare di un malinteso concetto di debito pubblico o, men che meno, per rabbonire fantomatici e sfuggenti “mercati”. La crisi economica è certamente motivo di sgomento e preoccupazione per la gran parte dei cittadini europei attoniti e impauriti ma, al contrario, costituisce per la classe padronale sovranazionale una irrepetibile occasione per accumulare ricchezze smisurate e vivere lussi sfrenati sulla pelle di una nuova moltitudini di schiavi resi deboli e servizievoli dal terrore e dalla fame. Un anno fa i cittadini italiani tramite referendum si sono chiaramente espressi per la salvaguardia del concetto di bene pubblico. Il tentativo di privatizzare beni fondamentali come l’acqua è stato respinto al mittente, nonostante le martellanti mistificazioni mediatiche sempre pronte a santificare le virtù dei privati e a mostrificare i presunti vizi del pubblico. Ieri Monti, dopo avere ricevuto non a caso i complimenti del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, falco ultraliberista cinico e ottuso di rara pericolosità per il genere umano come solo alcuni discendenti di Armino sanno essere, ha preannunciato l’imminente avvio di un nuovo grande piano volto a privatizzare beni di proprietà dello Stato. L’obiettivo dichiarato è quello di “fare cassa”, quello reale mira invece a regalare i residui gioielli di Stato ad amici e amici degli amici, sull’esempio di quello che accadde in Italia nei primi anni novanta grazie ad una ondata di privatizzazioni, preludio, dicevano, di una nuova età dell’oro che però non abbiamo mai visto. Il popolo, ridotto in ceppi, è palesemente impotente, mentre anche i partiti europei cosiddetti progressisti barattano la libertà per calcolo e interesse. Hollande ha avviato un dialogo con alcuni esponenti apicali del partito socialdemocratico tedesco, tra cui il presidente Sigmar Gabriel, per promuovere le ragioni della crescita. Ma i vertici dell’Spd avvezzi, come i colleghi italiani del Pd, ad inciuci compromissori con i peggiori reazionari, sembrano culturalmente subalterni al pensiero unico turbo-capitalistico. Una subalternità che le trattative per l’approvazione del fiscal compact hanno reso già fin troppo evidente.
Francesco Maria Toscano
questi incontri bilaterali sono l’uno la fotocopia dell’altro.. vanno tutti d’amore d’accordo, hanno tutti le stesse comunità d’intenti. Peccato che la Germania vuole il rigore ed altri la crescita, ma c’è solo rigore! quando sono faccia a faccia sembrano tutti amici che la pensano uguale… bellaaa ti stimo fratellooo!! La piantino una buona volta con questi formalismi diplomatici e si mandino affan..lo se la pensano diversamente, a muso duro, senza strette di mano, come fece Cameron quando non firmò il fiscal compact!! Ricordate la mancata stretta di mano fra Sarkò e Cameron? Anche l’incontro di oggi con Hollande dimostra che in campagna elettorale il presidente francese ha strombazzato la parola crescita, crescita, crescita, mentre pare che adesso non metta in discussione neanche il fiscal compact e gli eurobond li ritiene un obiettivo a medio lungo termine. Cari tecnocrati, se non vi ci mandate voi, vi ci mando io… ma vaffan..lo!
In alcune foto e atteggiamenti, al tedesco Wolfgang Schaeuble si addice una divisa nazista. La sua faccia mi dà questa netta impressione.
Siamo messi proprio malissimo, tra due fuochi: schiacciati tra una banda di straricchi schiavisti che gongolano al pensiero di impinguare i loro forzieri e i servi di casa nostra agli ordini di banche e finanza selvaggia.
Nemmeno il Partito Democratico sfugge alle menzogne, alle dissimulazioni, ai trucchi del gelido, presuntuoso, mediocre Monti, con la sua squadra di “bonifica”.
Il PD, in preda ad un raptus autolesionista, corre dritto verso il suicidio.
Purtroppo paghiamo noi cittadini, sgomenti e deboli di fronte a tanta ferocia.
Francesco, noto nelle tue pagine un progressivo indurimento dei toni. E’ un indurimento quanto mai opportuno, ed è un peccato che sia confinato a pagine che leggiamo in… quanti saremo?… dieci, venti?
Caro Ugo, siamo molti di più…
Ciao,