Da qualche tempo mi capita di incontrare persone che conosco in maniera più o meno superficiale che mi interrogano circa il mio rapporto con la massoneria. Siccome sono stanco di rispondere singolarmente ai tanti che, avendo certamente più esperienza in materia, provano lodevolmente ad aumentare il mio insufficiente livello di consapevolezza, ho deciso di scrivere un pezzo sull’argomento in grado, magari, di alimentare un sano dibattito pubblico su una materia di sicuro interesse. Non sono massone, non sono stato mai iniziato da nessuno e non appartengo a nessuna obbedienza. Sfido perciò chi sostiene il contrario a cercare il mio nome presso gli uffici delle Prefetture che conservano gli elenchi degli iscritti. A dirla tutta, in tempi non molto remoti, nutrivo persino dei fortissimi pregiudizi nei confronti della massoneria nel suo insieme. Sarà per l’educazione clericale ricevuta, sarà perché il gellismo in Italia ha lasciato un’ ombra ancora presente presso la pubblica opinione, sta di fatto che la sola evocazione della massoneria mi ha spesso incusso da ragazzo sentimenti fortemente ambivalenti e a tratti respingenti. Da un lato provavo ammirazione per le tante figure storiche del passato che con il loro impegno e coraggio hanno dato lustro all’umanità e alla massoneria; dall’altro immaginavo la realtà massonica contemporanea come molto distante dagli entusiasmi eroici dei tempi che furono, forse adesso più concentrata nella gestione spiccia e affaristica del potere, piuttosto che protesa verso grandi e nobili ideali. Le inchieste catanzaresi di de Magistris, quella denominata Why Not in particolare, che secondo il Pm procedente lasciavano supporre l’esistenza di una nuova P2 capace ancora oggi di alterare il normale andamento democratico delle nostre istituzioni, mi avevano molto impressionato. “Solo un potere così coeso, ramificato e solidale”, mi dicevo forse ingenuamente, “sarebbe stato in grado, non solo di neutralizzare un’inchiesta scomoda, ma persino di fare finire gli accusatori sul banco degli imputati”. La lettura del libro “Il Caso Genchi”, scritto da Edoardo Montolli, aveva poi rafforzato alcuni miei convincimenti, specie nella parte riguardante il Prof. Giancarlo Elia Valori, la cui figura emergeva prepotentemente nelle pagine dell’autore. Questo lungo preambolo è utile come punto di partenza. Non nasco quindi dentro un contesto massonico, né respiro mai atmosfere esoteriche durante gli anni della mia formazione giovanile. I miei interessi, al contrario, si concentrano esclusivamente sulla politica e sul giornalismo, separatamente, o sul giornalismo politico come fenomeno d’insieme. Mentre studiavo per scrivere il mio libro, “Capolinea” (Luigi Pellegrini editore), intuivo come il semplice soffermarsi sul “visibile”, impedisse assolutamente una profonda comprensione delle vere dinamiche di potere che regolano a cascata i destini di tutti noi. L’alternanza destra-sinistra non spiega nulla, e la intrinseca continuità di indirizzo politico tra governi formalmente di colore diverso presuppone necessariamente la presenza di camere di compensazione che operano giocoforza all’infuori del palcoscenico. La lettura delle analisi di Gioele Magaldi, fondatore del movimento politico d’opinione Democrazia radical popolare, mi ha offerto delle pregevoli chiavi di lettura per tentare di cogliere la complessità degli eventi. In particolare, sotto il profilo macroeconomico, l’ossessione della tecnocrazia europea per le politiche di austerità e rigore, oramai universalmente riconosciute come recessive e controproducenti, è infatti spiegabile solo allargando la visuale. Dietro la facciata sudicia del “risanamento”, si nasconde evidentemente un lucido piano di involuzione sociale e democratica su scala planetaria. Ora, questa analisi si può condividere, si può contestare e si può pure ignorare. Ma non si può ridurre sul piano della simpatia personale, perché viaggia su un binario storico e ideale che sorvola abbondantemente qualunque illustre biografia personale. Né la forza intrinseca di questa nuova galoppante consapevolezza trova compimento solo nella misura in cui si legge con lenti massoniche. Le argomentazioni socio-politiche di Magaldi sono forti di per sé, e non perché Magaldi è il fondatore di un movimento massonico d’opinione conosciuto come G.O.D. Se anziché del G.O.D, Magaldi facesse parte dell’Unicef, della Fifa, dei Quaccheri, del Mossad o degli Amici del Gabbiano, l’efficacia del messaggio rimarrebbe intatta. Gli uomini liberi e di buoni costumi servono le idee, non il capo. La fedeltà all’uomo, acritica e tribale, è propria delle strutture elementari e primitive. L’uomo libero non ha padroni, e il suo padrone è semmai la propria libera coscienza. Il Moralista è questo. Uno spazio libero di riflessione che offre uno spaccato sul mondo, che si rivolge a tutti gli uomini che non vivono di verità precostituite o, peggio, non violentano la realtà per renderla compatibile con i propri aprioristici convincimenti. Se condividete il messaggio del Moralista, chiunque voi siate, diffondetelo; se siete contrari combattetelo argomentando. Ma non tentate di intrappolare una linea di pensiero nello spazio angusto del ragionamento familistico e opportunistico. E’ sbagliato, oltre che profondamente scorretto. Per questo dispenso tutti coloro che, amorevolmente, mi danno consigli su come affrontare meglio le difficoltà che la vita può presentare dal continuare. Non ho altro da difendere se non la mia libertà e la mia dignità. E, vi assicuro, a pensarci bene non è poi così poco.
Francesco Maria Toscano
I nuovi tiranni conoscono benissimo il valore della libertà e della dignità delle persone, che non possono essere facilmente piegate ai loro progetti. E’ facile rapinare un popolo, usando il potere per ridurlo alla miseria, ma se questo popolo riesce a conservare i valori della libertà e della dignità, allora il loro progetto di dominio diventa molto più problematico, se non destinato al fallimento.
Bel pezzo, pienamente d’accordo anche nelle “tappe”. http://www.marcogiannini1975.ilcannocchiale.it
Bel pezzo. Condivido le “tappe”.