A parte le ipocrisie, le acrobazie linguistiche e i tatticismi esasperati, l’unico bipolarismo sostanziale capace di garantire oggi un’alternanza tra forze politiche diverse prescinde completamente dalla paludosa dialettica Pdl-Pd. Al contrario il Pd, insieme al Pdl e all’Udc, compone un monolitico sistema di potere cementato dal comune amore per il neoliberismo schiavista, dogma di fede abbracciato per stupidità o interesse dai principali leader dei partiti di governo. Se nel 2013, o prima, dovessero sfidarsi per la guida del Paese il partito di Bersani e quello di Berlusconi, l’Italia rimarrebbe intrappolata per anni all’interno di uno schema surreale; prigioniera quindi di una insalubre e malsana contrapposizione fra eguali. Il governo Monti, il cui obiettivo non è mai stato quello di risolvere la crisi ma, semmai, di cavalcarla per imporre controriforme affamanti e classiste, sublima una linea di indirizzo politico. Tutti coloro che credono nel darwinismo sociale, che rimpiangono le scene di vita quotidiana raccontate magistralmente ne “I Miserabili” di Victor Hugo, che vogliono tralasciare le ragioni della libertà e della dignità nel tentativo di rabbonire “le vestali dello spread”, speculatori ottusi e senza scrupoli, sanno di poter trovare in Monti, nel Pdl, nel Pd e nell’Udc degli affidabili terminali. Chi invece crede ancora nella giustizia sociale, nel primato della politica, nella dignità del lavoro, in una Europa diversa e nella bontà e attualità delle ricette neokeynesiane (a partire dalla MMT), si ritrova ancora oggi tristemente senza tetto né fissa dimora. La priorità assoluta, avvertita come tale da tutti coloro che hanno a cuore i destini dell’Italia, dell’Europa e del mondo intero, deve essere quindi quella di impegnarsi per costruire da subito in Italia un polo realmente alternativo rispetto agli attuali schieramenti, tutti appiattiti con sfumature diverse su una linea di acritico consenso rispetto al piano nazista-tecnocratico in atto. In questa ottica la rottura del duo Vendola-Di Pietro con il Pd di Bersani costituisce un momento di salutare chiarezza. Nessuna contaminazione è possibile con chi scientemente lavora per gettare in miseria la propria gente. Fatta questa dovuta premessa, bisogna rimanere comunque realisti. Vendola pare un politico troppo volatile ed etereo mentre Di Pietro, e peggio di lui Grillo, assume spesso e volentieri i toni tipici del demagogo di destra che anziché sviluppare una sana e lungimirante piattaforma economica sul modello del New Deal roosveltiano, preferisce aizzare gli animi con argomenti da Bagaglino come gli sprechi o il debito pubblico. Magari strada facendo miglioreranno. Intanto è apprezzabile il coraggio di chi si propone l’obiettivo di navigare in mare aperto, escludendo rapporti di qualsiasi tipo con un partito come il Pd che, dall’economia alla giustizia (vedi il caso trattativa Stato-mafia) , è oramai completamente intercambiabile con il Pdl, già “partito dell’amore” dei tempi migliori.
Francesco Maria Toscano
26/07/2012