Peggio dei delinquenti occasionali, sono gli ipocriti per professione. Non a caso, riportando l’insegnamento di uno che di debolezze umane se ne intendeva parecchio, gli evangelisti emisero le sentenze peggiori ed irrevocabili proprio in danno di quella folta specie umana rientrante nella ignobile categoria dei “sepolcri imbiancati”. Per tutti, in un modo o nell’altro, opera la misericordia divina, occhio benevolo sulle umane miserie, consolazione ultima per l’uomo che, caduto negli abissi, tenta dolorosamente di risorgere a se stesso. Prostitute, ladri, pubblicani, assassini, pavidi e traditori, nutrono ottime chance di perdono di fronte al Padre Celeste, gli ipocriti e i farisei molte di meno. L’ipocrita infatti condensa e sublima le peggiore nefandezze. Nonostante la sua natura infima e spregevole, l’ipocrita si arroga pure il diritto di puntare il dito contro chi è come lui, se non di poco migliore. L’ipocrita non conosce vergogna e , per indole indegna, anziché coprirsi il capo di cenere, sente spesso il bisogno di sfogare il suo peloso moralismo contro bersagli di comodo, poveri diavoli di serie b, all’occorrenza bistrattati per consentire ad alcuni improbabili salvatori della patria di recitare finta autorevolezza. Al netto di questo necessario preambolo, provate a volgere ora lo sguardo verso le infinite miserie che la cronaca giornalistica quotidianamente ci propone. Mentre il governo Monti continua a destrutturare sadicamente e volontariamente il tessuto produttivo italiano, per costringere milioni di cittadini ad accettare di vivere in una condizione semi-servile, la grande stampa denuncia le malefatte di alcuni politicanti da cabaret come “Batman Fiorito” o Luigi Lusi, con il fine evidente di indirizzare la rabbia popolare verso bersagli indolori. Fiorito e Lusi, panzoni che pure lombrosianamente tengono bene la scena, marciscono in galera per avere usato allegramente fondi destinati al partito. E va bene. Quando però vengono beccati con il sorcio in bocca alcuni alfieri dell’italico moralismo all’amatriciana, difensori ad oltranza del montismo e della sobrietà, allora le cose cambiano. Gianfranco Fini, presidente della Camera nonché noto cicisbeo del premier Monti, ha utilizzato in maniera discutibile beni destinati al suo partito per favorire il cognatino rampante. La famosa casa di Montecarlo, certifica definitivamente uno scoop dell’Espresso ripreso anche dal Fatto Quotidiano (clicca per leggere), era realmente finita al centro di spericolate operazioni finanziarie gestite da stretti congiunti di Fini, prestanome internazionali e personaggi ambigui. Se Fini si fosse limitato a dire allora la verità, del tipo : “capitemi, tengo famiglia. E che famiglia…”, poteva cavarsela con una tiratina d’orecchie e qualche goccia di olio di ricino (giusto per sentirsi più giovane). Invece adesso, dopo avere fatto il giro delle sette chiese assicurando che lui con “con la casa di Montecarlo non c’entra”, che Giancarlo Tulliani “gli ha giurato che è così” e che quindi lui “gli ha creduto”, con quale faccia pensa di andare in giro? Purtroppo “Batman” Fiorito, a differenza del frettolosamente archiviato Fini, è in galera. Altrimenti avrebbe potuto fornirgli per l’occasione una bella maschera da (sobrio) maiale.
Francesco Maria Toscano
18/10/2012