Berlusconi non si smentisce e si conferma il solito spregiudicato ricattatore. Solo in questa ottica si spiega la repentina piroetta di un uomo che riesce per l’ennesima volta, nel giro di qualche ora, a dire tutto e il suo contrario. Riassumiamo a grandi linee. Sul finire di una legislatura folle, iniziata con gli squilli di tromba del Cavaliere e completata da un uomo come Monti, espressione dell’ala peggiore della massoneria reazionaria che domina in Europa, parte una specie di psicodramma. Dopo avere ceduto alle pressioni di alcuni noti potentati internazionali, desiderosi di saccheggiare gli italiani attraverso l’imposizione di un premier al servizio degli speculatori finanziari, Berlusconi ha deciso di rovesciare il tavolo ad un metro dall’arrivo. “La linea economica di Monti si è rivelata un fallimento su tutta la linea”, ha trovato il coraggio di dire il reuccio di Arcore, confortato sul punto da tutte le ricerche serie che ne comprovano l’assunto. Ma, evidentemente destabilizzato dal fatto di avere detto per una volta ( a sua insaputa?) la verità, Berlusconi è immediatamente andato nel pallone. Ieri, nel corso di una conferenza stampa fiume propiziata dalla pubblicazione dell’ennesimo libro di Vespa, Berlusconi ha cambiato disco: “Se scende in campo Monti”, questo il passaggio più folkloristico dell’intero ragionamento, “mi ritiro nel nome dell’unità dei moderati”. Ma come, nell’ultima settimana il fondatore del Pdl ha deciso di levare la fiducia a Monti denunciando il sostanziale fallimento di un governo germanocentrico imposto da forze oscure (“lo spred è un imbroglio”), e ora, passata qualche ora senza che nulla di importante accadesse, lo stesso Berlusconi auspica una discesa in campo di quello stesso Monti dipinto il giorno prima come l’indiscusso protagonista dell’italica recessione? Sembrerebbe un caso tipico di disturbo bipolare, fenomeno ampiamente analizzato dalla scienza medica, ma non lo è. La verità è insieme più tragica e, allo stesso tempo, più ridicola. Il piano di cinesizzazione dei popoli europei, attualmente in fase di rapida accelerazione, può trionfare solo se i protagonisti politici dei Paesi principali europei continuano a fare i pesci in barile. Alcuni dogmi maligni, quelli che sorreggono l’intero euro-mostro, non possono essere messi in discussione. L’Ue è un gigante che affonda le sue radici in un gigantesco imbroglio che non deve essere rivelato. Se qualcuno, fra i principali leader di partito europei, si mettesse a spiegare alla pubblica opinione del proprio Paese come le politiche di rigore nascondano soltanto il desiderio di gettare sadicamente nella disperazione le classi medie e proletarie dell’intero Vecchio Continente, il giochino diabolico rischierebbe giocoforza di rompersi. Il punto di rottura del nazismo eurocratico trionfante risiede proprio nella potenziale messa in discussione delle false sicumere che predicano l’ineluttabilità di alcune politiche. “Bisogna tenere i conti in ordine”, “Evitare il rischio Grecia”, “Lo facciamo per le prossime generazioni” e “Abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità” sono i nomi dei quattro cavalieri dell’apocalisse contemporanea. Berlusconi sa perfettamente che i nazisti tecnocratici che hanno costruito con pazienza e fatica questo mondo surreale dove non si parla di miseria e disoccupazione, ma di “spread” e di “credibilità presso i mercati”, sono terrorizzati dall’idea che qualcuno rompa questo perfido incantesimo spezzando la granitica congiura del silenzio che protegge abilmente l’intero infame progetto. E siccome lo sa, li ricatta. “Se volete continuare ancora a massacrare gli italiani con le tasse, il taglio delle pensioni e dei diritti, nonché attraverso l’aumento della disoccupazione che comprime inerzialmente i salari”, questo il messaggio neanche tanto criptato insito nelle giravolte del Cavaliere, “dovete farlo riconoscendomi come interlocutore da garantire ed ascoltare”. A questo punto l’oligarchia massonica europea ha fondamentalmente due strade: o riconosce anche per il futuro a Berlusconi il ruolo di king maker per l’Italia di qualsiasi emissario inviato dalla cupola di Bruxelles, o prova a depotenziarlo subito attraverso una prova di forza rischiosa per tutte le parti in causa. Le due posizioni di Berlusconi, apparentemente in contraddizione, riflettono di volta in volta la sicura reazione rispetto alle diverse alternative ipotetiche in campo.
Francesco Maria Toscano
13/12/2012
Scene patetiche oggi a Bruxelles, che dimostrano chiaramente l’azzeramento della “sovranità” dell’Italia, nella Eurocupola. La cricca ha umiliato un Berlusconi che, piaccia o non piaccia, è pur sempre un ex statista italiano, meritevole di maggior rispetto, mentre è stato osannato Goldman-Monti che piace tanto a certi soggetti come la Merkel e Schultz. Questi cervelloni hanno detto di essere contro l’antieuropeismo e contro il populismo, pretendendo addirittura di influenzare il voto degli italiani e dimenticando che nessuno si dovrebbe permettere di interferire negli affari elettorali di un Paese straniero. Quando toccherà alla Merkel, non ci permetteremo di fare da qui una propaganda elettorale per lei o contro di lei. Voteremo chi ci pare e possibilmente chi non ha sostenuto e continuerà a sostenere l’agenda del bocconiano prossimo alla defenestrazione. Suvvia, riprendiamoci un po’ di dignità e di orgoglio, spread o non spread!
Interessante questa analisi. In effetti è coerente anche rispetto al comportamento assunto dal Cav. quando stava per essere spodestato dal governo nell’ottobre 2011. Ricordate? poco prima delle sue dimissioni diceva: “C’è un attacco all’euro – ha poi argomentato – che come moneta non ha convinto nessuno, perché non é di un solo Paese ma di tanti che però non hanno un governo unitario né una banca di riferimento. È una moneta strana, attaccabile dalla speculazione internazionale» (Il Sole 24 Ore). Stava per svuotare il sacco? La sua uscita di scena fu sicuramente concordata con qualche garanzia sulle sue aziende, forse sui processi e con un’agenda di riforme che prevedesse quella della giustizia. Anche di recente ha tirato fuori il discorso di battere moneta… Ogni tanto sembra che alzi il tiro, ma ultimamente ci stà andando più pesante, segno evidente che la posta in gioco è più alta. Ora è evidente, anche alla luce dell’invito di Monti alla riunione del PPE, che le dimissioni di Monti provocate dal Cavaliere sono una pantomima penosa perché le votazioni politiche, in base alla scadenza naturale del governo, si sarebbero dovute tenere uno o due mesi dopo la presunta data del 17 o 24 febbraio che probabilmente sarà fissata in questi giorni. Quindi non sarebbe cambiato granché se avessero lasciato governare questi tecnici per altri due mesi, tanto i peggiori danni li hanno ormai già consumati con le riforme delle pensioni e del lavoro, fiscal compact, pareggio di bilancio, ecc. La pantomima è servita per liberare Monti dall’impiccio di dover fare la campagna elettorale per una sua candidatura a Premier durante il mandato in corso. Non sarebbe stato politicamente corretto per Monti schierarsi Premier per una coalizione durante il mandato di un governo di larghe intese appoggiato bipartisan da sinistra destra centro. Ora Monti ha le mani libere e Berlusconi intende gestire questo passaggio a suo vantaggio tirando Monti per la giacchetta, con un ruolo che intende affermare con il ricatto di svuotare il sacco, per far trionfare il centro-destra, pavoneggiandosi con Ragioniere più amato dagli italiani e dagli europei.
Pare che anche Hollande stia tirando la giacchetta a Monti, così come Shauble, Merkel e Schultz, i veri antieuropeisti.. altroché Grillo e Berlusconi. Da notare che Hollande e Schultz sono attualmente i leader socialisti di primo piano in Europa che dovrebbero caldeggiare la candidatura di Bersani, che invece non se lo filano neanche di striscio. Questo dimostra che Bersani è un personaggio ambiguo senza midollo e poco stimato dai suoi colleghi europei e l’inconsistenza e l’assoluto appiattimento della sinistra italiana ed europea ai dogmi neoliberisti e al desiderio tedesco mai soppresso di egemonia.
A mio aviso Monti non si sottoporrà mai al giudizio elettorale, troppo rischioso. Lui è già garantito dall’alto (si ricordino anche le recenti affermazioni in merito pronunciate da napolitano).