Finalmente ci siamo. Tra poche ore calerà il sipario sull’ipocrita chiacchiericcio che da quasi un mese monopolizza l’attenzione dei nostri media. Finite le consultazioni, archiviato alla voce fantasie estemporanee il governo Pd-M5s, a breve nascerà il solito governicchio consociativo che “tanto serve, in un momento delicato come questo, a rassicurare i mercati e l’Europa che ci guarda (male)”. Chiaro, limpido, Recoaro (clicca per leggere). Che poi il governicchio in questione lo guidi direttamente Bersani anziché una figura istituzionale o tecnica poco cambia. La direzione di marcia è tristemente obbligata. Apprezzo, e lo dico senza ironia, lo sforzo fuori tempo massimo esperito dall’ex smacchiatore di giaguari. Ma il repentino salto da posizioni filomontiane  a suggestioni grilline non sembrava già in partenza destinato a finire in gloria. Vi dico di più. Ripensando alle premesse programmatiche che avrebbero dovuto consentire il varo di questa ipotetica e  luminosa alleanza bersanian-grillina mi viene la pelle d’oca. Una isteria collettiva ha già invaso il Paese. I grillini vogliono tagliare ogni giorno qualcosa: stipendi, pranzi, collaboratori, province e parlamentari. Il Movimento 5 Stelle non propone un programma di governo, limitandosi ad offrire una furia sostanzialmente dittatoriale, volta a demonizzare tutto ciò che è pubblico per un malcelato senso di disprezzo nei confronti dei riti della democrazia. A ben vedere la strategia politica del Movimento 5 Stelle è funzionale al mantenimento di questo modello di comando tecnocratico, oligarchico e schiavista. Una volta depotenziato il concetto stesso di rappresentanza politica, infatti, il potere esercitato in nome e per conto dei mercati finanziari privati risulterà necessariamente illimitato e senza freni. A differenza di oggi, cioè, i principali architetti che muovono le fila del potere contemporaneo, imporranno per il futuro la loro volontà senza neppure subire la scocciatura di doversi interfacciare (magari per corromperlo) con il potere politico democraticamente eletto. Mentre viviamo una spaventosa crisi della democrazia, con il primato della politica già esautorato a  beneficio della speculazione finanziaria, i grillini assaltano scioccamente gli ultimi barcollanti presidii. Un approccio demagogico, pericoloso e demenziale. Solo un cretino o uno stolto potrebbe pensare di spegnere un incendio armato di taniche di benzina. Il fortunatamente mai celebrato matrimonio tra Pd e Movimento 5 Stelle si sarebbe consumato all’insegna delle parole d’ordine dettate dal comico barbuto. Niente revisione dei trattati europei, niente Keynes in economia, niente diritti nel mondo del lavoro, niente diritti civili e nessuna ripresa all’orizzonte. Tanto più che Grillo dalla Turchia, bontà sua,  ancora oggi spiega che grazie a lui diventeremo ancora più poveri ma saremo finalmente felici (che fa? Ci droga tutti?). L’alleanza di governo Bersani-Grillo poteva assumere soltanto una fisionomia parafascista; con i piddini intenti a tutelare le politiche economiche di “responsabilità” etero-dirette dalla Troika, affiancati da un  Grillo pronto a utilizzare la tracimante rabbia sociale per abbattere perfino il ricordo delle istituzioni democratiche (perché dimezzare il parlamento? Non è sempre uno spreco? Chiudetelo!). Un vero incubo. Invito tutti i cantori del modello Sicilia, dove per l’appunto Crocetta trova spesso e volentieri sponde grilline, a ragionare sul punto. Mentre cioè la Sicilia vive un serio dramma economico e sociale (come le altre regioni d’Italia del resto), il governatore pensa di mettere una pezza abolendo le Province. La tentazione è quella di rispondere alla crisi economica mettendo la democrazia sul banco degli imputati. Provate a trasferire queste idiozie da un piano locale ad uno nazionale e ditemi se non vi scende una goccia di sudore freddo dalla fronte. Il Pd non deve inseguire Grillo sul suo terreno, deve sforzarsi di elaborare una piattaforma politica alternativa e credibile. Soltanto tornando ad esprimere idealità e visione i partiti riusciranno a svuotare il bacino elettorale catturato da Grillo. Pd e Pdl non sono più in grado di interpretare l’attualità. Sono due partiti speculari nati sull’onda lunga impressa dal finto italico bipolarismo: l’idea di “americanizzare” il nostro quadro partitico è miseramente naufragata. E’ bene che il Pdl e il Pd, partiti senza identità e post-ideologici (che significa in concreto facilmente permeabili dalle avance di forze occulte e diverse), ne prendano atto. Il Pdl vive solo in relazione alla figura calante del suo pittoresco fondatore; il Pd maschera dietro una debole facciata contraddizioni interne destinate presto ad esplodere. E’ arrivato il momento di ridisegnare il sistema conformandolo alle nuove esigenze e priorità che la necessità indica. La sfida vera è quella di presentare, già alle prossime elezioni politiche, un nuovo partito in grado di abbandonare approcci minimalisti e ambigui per offrire ai cittadini votanti una proposta finalmente chiara, forte, precisa, culturalmente solida e ancorata a storie politiche ancora vive e preziose. Con lungimiranza e concretezza dovremmo lavorare tutti da subito in questa direzione. Senza perdere tempo nel vagheggiare alleanze aleatorie, raffazzonate e, a ben vedere, potenzialmente dannose e mortali.

    Francesco Maria Toscano

    22/03/2012

    Categorie: Politica

    12 Commenti

    1. alessandro scrive:

      Sono d’accordo su tutto, con qualche riserva sulla scelta di Crocetta sulle Provincie, oltreché valutare positivamente questo Presidente regionale, che mi pare sia un buon amministratore. Vorrei aggiungere qualcosa in merito alla isteria da riduzione dei costi della politica in Italia. Se parliamo di chiudere il Parlamento siamo d’accordo che viene meno la democrazia, ma se ragioniamo in termini di riduzione del numero dei parlamentari, credo che se ne possa parlare. Non credo che la democrazia venga meno se riduciamo i seggi di un numero ragionevole. Quello che non sopporto dei grillini è che sfruttando la rabbia popolare e parlando alla pancia della gente pretendono di “demolire e abolire” tutto senza valutarne l’utilità o le conseguenze. Per esempio non credo sia il caso proprio di dimezzare i parlamentari, ma almeno ridurli da 1000 a 600-650, magari valutando quali conseguenze tale riforma comporterebbe in termini di rappresentanza politica in riferimento ai collegi elettorali regionali. Invece si parte in quarta, aboliamo tutto, tagliamo tutto, tanto rubano tutti… e la politica dove stà? L’abolizione delle Provincie credo sia cosa buona e giusta anche perchè le relative funzioni possono essere tranquillamente assegnate alle Regioni e agli enti locali o ad articolazioni burocratiche regionali ripartimentali istituite a livello provinciale, con evidenti risparmi su Consiglieri, Presidenti, portaborse, auto blu strutture e benefit vari. Ma anche qui dobbiamo precisare che i risparmi per il taglio delle Provincie potrebbero non essere così importanti se non si ridisegna il quadro istituzionale. Senza le Provincie i Comuni potrebbero dar luogo ad Unioni di Comuni o Consorzi, che non è che sono proprio a gratis! Se abolisci qualcosa non si può pensare di governare sulle macerie (copyright Bersani), devi anche ridisegnare le istituzioni in maniera razionale ed è qui che subentra la politica vera. I tagli ai costi della politica, anche se non sono la vera priorità del paese (e chi lo pensa è un poverello ignorante.. o un furbetto comico populista), sono inevitabili anche perché non si può far finta di niente e girare le spalle ai milioni d’italiani che hanno votato Grillo che ha promesso rinnovamento, lotta alla corruzione e riduzione dei costi della politica. Ergo i parlamentari neo eletti, con razionalità, dovrebbero mettere mano ai costi della politica, utilizzando la Politica, senza farsi prendere dalle isterie grilline, non per migliorare i saldi del debito pubblico, ma per liberare risorse da allocare verso famiglie ed imprese. Se i tagli sono fine a se stessi per ridurre il deficit dello stato, tanto vale lasciare tutto come è, spendere e spandere e lasciare che se li magnino questi politici (almeno faranno girare l’economia)… se invece sono finalizzati a liberare risorse per famiglie ed imprese allora si che ha un senso.

    2. Arianna scrive:

      La diagnosi è perfetta, direi magistrale, per quanto riguarda il M5S. Dissento, invece, per quanto riguarda il PD, che considero assolutamente irriformabile.

    3. Giovanni scrive:

      Io aggiungerei che paghiamo la scellerata scelta della Chiesa di appoggiare il vanesio Mario Monti!

    4. Alessandra scrive:

      ..io temo che la tua analisi sia corretta per quanto riguarda il m5S..anche se c’e una base del movimento che cerca di comunicare con gli eletti creando consapevolezza per quello che riguarda la situazione economica e la vera causa della crisi..bisognera’ vedere se sono abbastanza liberi per prendere decisioni autonome..io ci spero, anche se non sono ottimista..credo che il taglio delle province e dei parlamentari sia pura demagogia perche’ anche il risparmio che ne potrebbe derivare non e’ certo e neppure risolutivo di alcunche’ ..certamente il ruolo delle province andrebbe rivisto, e comunque andrebbe rivista tutta l’amministrazione pubblica al fine di tagliare la burocrazia che fa impazzire i cittadini..ma anche questo, pur necessario, non sarebbe risolutivo.Per quanto riguarda il PD, credo sia irriformabile, e, concordo col tuo commento successivo..anche se non basta sciogliere due partiti se i cittadini che continuano a votarli non si riformano..

    5. gianni pinelli scrive:

      Concordo con l’analisi, come quasi sempre. Temo La mutazione genetica della democrazia parlamentare, quale noi l’abbiamo conosciuta, sta avvenendo ora, proprio sotto i nostri occhi. I neo eletti presidenti delle Camere, nella loro prima intervista televisiva, ne hanno dato una palese dimostrazione. In piedi, contriti, in preventiva soggezione dinanzi all’agorà televisiva, ormai da tempo trasformatasi in tribunale politico, hanno da subito chiarito qual è il loro ruolo: non quello di massimi rappresentanti della democrazia elettiva, non quello di guide ed arbitri della dialettica e del confronto fra i partiti, non quello di custodi delle regole, ma anche della dignità, delle assemblee parlamentari. No, nel nuovo sistema che si sta costruendo sulle rovine della seconda Repubblica, essi assolvono a compiti meramente contabili e ragionieristici, si occupano della riduzione di stipendi e indennità, assicurano che i tempi dei lavori parlamentari saranno raddoppiati, chiedono in sostanza ai cittadini di metterli alla prova, e di confidare nella sincerità dei loro proposti anti-casta. Dunque, tutto si gioca ormai sul terreno scelto dal sistema mediatico (Stella-Rizzo e co.), che ha infine trovato alle ultime elezioni una massiccia rappresentanza parlamentare. Nulla può e deve salvarsi del modello rappresentativo, perché l’attacco non è alla corruzione, o al malgoverno, è proprio al Parlamento e alle istituzioni. Al grido di “quanto ci costa?” si lanciano anatemi su tutto ciò che è pubblico e si lacera fin dalle fondamenta il tessuto del nostro fragile assetto democratico. D’altronde, la storia insegna come gli italiani non abbiano mai coltivato una grande passione per la democrazia. Ora c’è il demiurgo che raccoglie questi sentimenti di rabbiosa intolleranza, li potenzia e li spettacolarizza con l’abilità del vecchio mestierante del palco, e li rovescia infine su di una classe politica ormai inerme. Quanto ai deputati grillini, sono giovani e inesperti, e si trovano in una condizione che ancora non hanno compreso bene. Raggiunta la cabina di comando, scopriranno prima o poi che l’aereo viaggia su una rotta stabilita da tempo, e non modificabile, con il pilota automatico innestato (Draghi dixit), e loro potranno davvero occuparsi solo delle caramelle o poco più.

    6. Jack scrive:

      Mia nonna di 80 anni, nutritasi lungamente alla fonte sacra di emilio fede, fà esattamente gli stessi ragionamenti.
      “Finora o votavamo l´uno o votavamo l´altro, e tutto andava bene”
      “Andare bene” nella sua concezione vuol dire mettere il piatto a tavola a mezzogiorno.
      “Ora invece sono usciti fuori questi, i grillini o comesichiamano, non ho capito da dove sono usciti, dato che in televisione non li ho mai visti, a rovinare tutto”
      Quando invece gli stessi concetti li esprime una persona <80 anni e che non si sfonda ti televisione e che conosce "l´internet del computer", mi preoccupo un pochino.

      Jack

      • il Moralista scrive:

        Quando mi critica uno che scrive “fa” con l’accento io non mi preoccupo per nulla. Non ho nessuna voglia di difendere il vecchio bipolarismo ruotante intorno a due partiti amorfi come Pd e Pdl. Mi limito a dire che fare peggio è difficile ma non impossibile. Grillo potrebbe riuscirci.

        • Jack scrive:

          Complimenti per lo spessore e la solidità delle argomentazioni.

          Un “fa” non accentato da usare al bisogno:
          fa

          Ho altre sillabe disponibili.

          Jack

          • il Moralista scrive:

            Ma perché l’analisi tua era alata? Il riferimento a Emilio Fede e tua nonna meritava ragionamenti più sofisticati? Usa argomenti più profondi e vedrai che, per incanto, il livello del dibattito si alzerà.

            Ciao,

            Francesco

    7. Ugo scrive:

      Per valutare in modo attendibile il M5S è ancora un po’ presto. Sicuramente le prime osservazioni portano nella direzione che hai descritto. Aspetterei però ancora qualche tempo prima di “copiare in bella” le opinioni trancianti. Essere critici va assai bene, ma lascerei uno spiraglio per vedere che accade nei primi mesi di governo.

      Diversa invece la mia opinione sulle soluzioni alla situazione attuale, nella quale si ha la sgradevole sensazione del “si salvi chi può” dove chi può sono coloro che stanno ai piani alti – non solo della politica – e nessun altro. Direi che in questo caso non esistono soluzioni dall’alto, né soluzioni che prescindano dalla dissoluzione del sistema attuale (che purtroppo difficilmente sarà indolore), dal verificarsi di una situazione di profondissima crisi culturale (e nella società multiculturale che ci hanno imposto le dirigenze “profondissima crisi culturale” può avere significati inquietanti), e dalla nascita di un nuovo modello etico/sociale dalle ceneri del disfacimento.

      Sai cosa mi dispiace di tutto questo? Che anziché leggere gli avvenimenti su quei romanzi che amiamo chiamare “libri di storia” sarò costretto a farci passare in mezzo la mia pellaccia. E non credo che sarà piacevole, ammesso e non concesso che mi riesca di sfangarla. Che rabbia!

    8. Nicola scrive:

      analisi condivisa al 100%.
      Il dramma è che il 70/80% degli italiani rigetta l’analisi e l’impegno personale. La politica viene visuta come il tifo per una squadra di calcio e non il mezzo per dirigere la società.
      Senza consapevolezza non ci rialziamo

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    "nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti ma raramente dei moralisti che non erano farabutti." (Indro Montanelli)


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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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