Bersani è destinato ad andare a sbattere. Come era già chiarissimo all’indomani del risultato elettorale, il segretario del Pd sarà costretto a fare un governissimo con la destra o a passare la mano. Anche i grillini, che mostrano segni di miglioramento sul piano politico, hanno definitivamente sbattuto la porta in faccia allo smacchiatore fallito. Il peloso appello alla responsabilità per il bene del Paese, cantilena ripetuta in coro da tutti quelli che il Paese lo hanno già devastato, non incanta più nessuno. Questo non è più il tempo della manfrina ma quello della responsabilità: chi ha portato il Paese in questo stato, svendendo la dignità nazionale alla massoneria reazionaria continentale, si faccia definitivamente da parte senza coprirsi di ridicolo cavalcando pateticamente l’onda del rinnovamento. Bersani che promette discontinuità con il passato è credibile quanto un voto di castità di Silvio Berlusconi. Guardo raramente Ballarò, programma condotto da quell’ipocrita pretino (con la p) di Floris, ma la puntata di ieri è stata interessante. Non tanto per la presenza di qualche zombie come Mieli, Zanda, Lupi o Giannini, pedante prezzemolino del giornalismo italiota; quanto per la verve della graziosa e preparata economista sicula Lidia Undiemi. Ho già avuto modo in passato di esprimere apprezzamento per le analisi della Undiemi (clicca per leggere) ma ieri l’ho trovata, se possibile, perfino migliorata. Lo schema demoniaco che monopolizza il nostro dibattito politico è da venti anni identico: il Pd accusa Berlusconi di avere portato il Paese al fallimento, mentre il Pdl denuncia il pericolo tasse incarnato dagli eredi dei cosacchi. Entrambi poi prendono ordini dalla massoneria reazionaria che pretende l’approvazione unanime di leggi di ispirazione nazista come il Fiscal Compact o il pareggio di Bilancio. La Undiemi, centrando con precisione il cuore dei problemi, ha d’incanto interrotto il solito stucchevole e rassicurante teatrino profuso dagli esponenti politici sulla pelle dei cittadini italiani. E mentre Lupi e Zanda discettavano, falsi come Giuda, sui guasti prodotti dall’austerità, la serafica Undiemi ricordava ai due galantuomini presenti in studio di avere convintamente votato appena qualche mese fa una riforma costituzionale che eleva il concetto di rigore al rango di divinità pagana. Non contenta, la Undiemi ha sistemato per le feste pure quel damerino di Giannini, vicedirettore di Repubblica, ricordando i tanti silenzi del giornale di proprietà di Carlo de Benedetti su questioni decisive per il futuro dell’Europa, compensati dalle chiacchiere da comare sui festini goliardici organizzati da un allupato Silvio Berlusconi attorniato da una selva di zoccole. E’ stato infine ridicolo vedere Giannini balbettare confuso di fronte agli argomenti della giovane economista siciliana, destinati a smontare con successo il funzionamento del “salvifico” fondo salva Stati (cosiddetto Mes) tanto decantato dall’informazione di regime. La Undiemi dava l’impressione di parlare in prima istanza a dirigenti ed elettori del Movimento 5 Stelle, forza ancora vergine che non porta responsabilità rispetto al recente olocausto economico che ha disarticolato la vita di milioni di italiani e di europei. Si tratta di una scelta saggia e lungimirante. I milioni di italiani che non hanno votato per le forze politiche macchiatesi di contiguità con il governo Monti (Pdl, Pd e Udc), espressione, al pari dell’esperienza francese di Vichy, di un meschino rigurgito nazista risorto ora in salsa tecnocratica, meritano fiducia e considerazione. Quell’elettorato costituisce una oggettiva avanguardia, smaliziata e lucida, stanca di recitare la parte del palo a vantaggio della solita e corrotta oligarchia trasversale che da un ventennio ingrassa spargendo a macchia d’olio indigenza e miseria. Il Movimento 5 Stelle è di fronte ad un bivio: può scegliere di rappresentare per davvero le istanze di cambiamento che provengono dalla parte migliore della società italiana dandosi una piattaforma economica credibile, istituendo una scuola di formazione interna capace di selezionare i migliori, schivando tentazioni egemonizzanti e valorizzando il pluralismo interno; oppure può imboccare la strada comoda della litania “anticasta” (già appannaggio di due ascari con la penna come Stella e Rizzo) e della battuta ad effetto, condita da un catastrofismo vigliacco (“siamo falliti”!) capace di porsi su una linea di sostanziale continuità con il gioco sporco offerto dalla vecchia politica che ha già imposto col terrore misure inutilmente sadiche e recessive. Pd e Pdl ballino insieme un ultimo tango sul Titanic, per poi affondare definitivamente negli abissi della loro malafede, ipocrisia, insipienza e mediocrità. Nessuno di noi sentirà mai la loro mancanza. Grillo invece decida presto cosa vuole fare. In ogni caso è urgente la formazione di una nuova forza politica in grado di coprire un vuoto politico oramai vasto e pericoloso. La fine oramai certa e ingloriosa di due contenitori maleodoranti come Pdl e Pd apre praterie che meritano di essere esplorate. “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…” cantava il grande De Andrè.
Francesco Maria Toscano
27/03/2013
Poichè il vero vincitore delle ultime elezioni è il Movimento 5 Stelle, non sarebbe assurdo passare la mano ad un “grillino” per proporre un governo di cambiamento. Come antipasto, vedrei volentieri il referendum per decidere se rimanere con gli euroscemi (della stessa razza di quell’olandese Dijsselbloem che vuole esportare il “modello Cipro), oppure tornare a stampare moneta anche soffrendo un po’ i primi mesi. L’Italia è alla canna del gas, e questi giocano ancora con le figurine, con Ruby e la congiuntivite di Berlusconi.
Credo che la Undiemi sia gia’ stata contattata da Roma per fare da consulente al M5S..