Nell’attuale parlamento italiano sono rappresentate tre forze di destra e una quarta ancora da decifrare. Destre diverse, per carità, ma accumunate dallo stesso sentimento di fastidio per il principio di uguaglianza nonché intimamente nostalgiche di un modello di lavoro che affonda le sue radici nello schiavismo, inteso come subalternità dei diritti dell’uomo rispetto alla efficienza dei processi produttivi o ai privilegi delle classi dominanti che devono necessariamente galleggiare sulle disgrazie dei ceti meno abbienti. Il Pdl, la lista civica per Monti e il Pd, forze ora destinate per ragioni tattiche a recitare una alternatività smentita dalla prassi, incarnano alla luce del sole valori e interessi tipici dei partiti di estrema destra: società fortemente gerarchizzata, schiavismo mascherato da ricerca della competitività, fastidio per lo Stato sociale e difesa compulsiva degli interessi di un capitalismo finanziario selvaggio che, abbattuto oramai da trenta anni il saggio equilibrio postbellico raggiunto a Bretton Woods, non intende più sottostare ad alcuna regola e non riconosce nessuna autorità al di fuori del proprio recinto domestico. Mentre è facile riconoscere il profilo reazionario e conservatore dei partiti che hanno sostenuto il governo Monti, è oggettivamente più complicato individuare con precisione le vera natura di un Movimento giovane come quello guidato dal comico Beppe Grillo. Alcune pulsioni qualunquiste, l’odio per i condannati, l’ossessione per i privilegi della casta, la mancanza di un profilo programmatico chiaro, occultato dalla capacità istrionica del leader, unita alla rigida ammirazione per i Dioscuri che dall’alto governano il Movimento, sembrerebbero porre i grillini su un piano di pacifica continuità con alcune forze politiche del passato, capaci di incarnare una idea di destra plebiscitaria convogliata attorno a concetti semplici e demagogici. Dall’altro lato, però, è impossibile non riconoscere una dignità rivoluzionaria che spinge e nobilita i pentastellati, portatori di prassi e comportamenti effettivamente nuovi, nonché desiderosi di cancellare per intero e senza compromessi un sistema oligarchico che nell’ultimo ventennio ha approvato leggi vergognose e imposto con la forza inutili violenze degne dell’infame periodo nazifascista. Onde per cui, il Movimento di Grillo, non potendo ancora essere valutato per quello che effettivamente è (ancora non si capisce bene, è quel poco che già si capisce fa onestamente cadere le braccia…), acquista credibilità esclusivamente per contrasto: opponendosi cioè frontalmente e senza sconti al neonazismo tecnocratico impersonato dal massone reazionario Monti e dai partiti collaborazionisti che ne hanno sadicamente armato la mano. La metafora usata da Grillo, che presenta il suo fenomeno politico come una nuova Rivoluzione francese senza ghigliottina, non dispiace. Così come non dispiace il profilo rivoluzionario che ha cucito addosso al Movimento. Il neonazismo tecnocratico contemporaneo infatti, al pari dell’ancien regime e del nazifascismo novecentesco, non può essere riformato: va semplicemente superato. I cosiddetti riformisti, quelli cioè che si stracciano le vesti perché Grillo non dialoga per il “bene del paese”, sono il più delle volte dei collaborazionisti che non hanno ancora trovato il coraggio di dirselo. E’ interessante attenzionare l’evoluzione del Movimento 5 Stelle che, non è da escludere, potrebbe alla fine persino rivelarsi un Cavallo di Troia o una lucidissima versione del capolavoro di Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo. Staremo a vedere. Ma mentre i grillini ancora suscitano curiosità e aspettative, gli altri partiti presenti in parlamento fanno venire l’orticaria. Degli altri conosciamo per intero la natura maligna. Il Pdl è un partito di destra padronale, ipocrita, clericale e fautore di un capitalismo caritatevole che trova pieno compimento nella istituzione di progetti che, come la social card di Tremonti, fingono di soccorrere una quota di cittadini volutamente tenuti in una condizione di minorità e bisogno. Poi c’è la Scelta Cinica di Monti, progetto genuinamente neonazista, portatore di una idea darwiniana della società, nemico di qualsiasi autorità pubblica sulla scia del pensiero di Nozick, discepolo in economia della famigerata scuola di Chicago di Milton Fridman e puntello di un iniquo ordine sovranazionale che persegue cocciuto lo svuotamento delle democrazie rappresentative. E infine c’è il Pd, il più pericoloso dei tre partiti “tradizionali”, schierato a difesa della ragioni della destra usurpando nominalmente una spazio di sinistra. Mentre gli altri partiti sono malvagi per volontà o opportunismo, il Pd è disonesto per bisogno. Guidato da una nomenclatura che deve ancora farsi perdonare il passato comunista, il Pd vive solo nella misura in cui si pone, supino e acritico, al servizio delle ragioni del più forte. Solo così è possibile spiegare l’appoggio entusiastico dei piddini nei confronti del governo Monti, parentesi disastrosa in grado di produrre un caso paradossale e tragico come quello che ha riguardato i poveri esodati. Questo è il quadro. Pertanto, non sarebbe il caso che qualcuno provveda al più presto ad organizzare un campo autenticamente di sinistra?
Francesco Maria Toscano
30/03/2013
..sono perfettamente di’ accordo e mi domando come mai non ci sia nessuno che faccia notare a Berlusconi, che paventa sempre il pericolo comunista che il PD non e’ un partito di sinistra, tant’è che si vantano pure (D’Alema a Porta a Porta) che le maggiori privatizzazioni le hanno fatte loro..cioe’ hanno fatto e continuano a fare politiche di dx piu’ del PDL..
Infatti il PD non è un partito di sinistra, ma di sinistri, perchè va regolarmente a sbattere (Bersani docet).
Colgo l’occasione per porgere gli auguri di Buona Pasqua a Francesco Maria Toscano e a tutti i lettori.
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