Ieri ho pubblicato una interessante lettera inviatami da una attenta lettrice del Moralista, Cecilia Asso (clicca per leggere). Commentando il mio articolo del 10 Luglio 2013, titolato La soluzione alla crisi è Keynes. Ovvero l’esatto contrario del grillismo (clicca per leggere), Cecilia esprime riserve sulla bontà di un ragionamento che tende “ad assolutizzare il pensiero di Keynes”, specie nella parte in cui abbraccia senza riserve il postulato che ritiene “relativamente indifferente il contenuto della spesa al fine di porre in essere una domanda addizionale”.  Come è possibile, questo mi appare in estrema sintesi il cuore della delicata critica avanzata da Cecilia, equiparare anche solo per ipotesi la spesa dello Stato “virtuosa”, quella cioè finalizzata alla costruzione di strade, parchi e ospedali, con gli sprechi e le ruberie di una classe politica che, ad esempio, usa il denaro pubblico per organizzare festicciole a base di ostriche e champagne?  Di sicuro le cose, macro-economicamente parlando, non stanno così; e quand’anche stessero così, codeste prassi, truffaldine e immorali, giammai potrebbero incidentalmente favorire il benessere collettivo ma, al più, contribuirebbero a sedimentare un perverso circuito di potere fatto di clientele, caste, cricche e compagnia cantando. Alcune considerazioni preliminari: io, come d’altronde si premura di specificare lo stesso Keynes, non devo essere convinto del fatto che è meglio spendere con giudizio anziché in maniera inutile e irrazionale. Mi perdonerete se non ho rimarcato abbastanza questo aspetto ma, in cuor mio, apparendomi tale considerazione degna del compianto Catalano (quello che, sul finire degli anni’80, protagonista di programmi cult come Indietro Tutta, se ne usciva con frasi del tipo: “E’ meglio lavorare poco e guadagnare molto, anziché lavorare molto per guadagnare poco), ho preferito non dedicare a questo aspetto particolare enfasi. Assodato quindi che è meglio “vivere a lungo e in buona salute, anziché morire giovani dopo una lunga malattia”, torno ad affrontare il tema principale. Proviamo ora ad individuare le priorità che intendiamo perseguire, sforzandoci contestualmente di delineare con scrupolo il concetto di “etica pubblica” che vogliamo realizzare. Sotto il primo profilo, rispetto cioè alle emergenze che un politica degna di questo nome dovrebbe affrontare, io, aderendo con convinzione all’impostazione offerta dall’economista inglese, ritengo decisivo il raggiungimento della  piena e dignitosa occupazione. Il mio concetto di etica, infatti, mi spinge a provare indignazione nel conoscere situazioni di estrema povertà, degrado, sofferenza ed esclusione sociale. Tutte criticità figlie di un unico padre malvagio chiamato diso (o sotto) occupazione. Questo significa forse considerare lodevole l’atteggiamento di chi usa i soldi destinati ai partiti per comprare champagne? Niente affatto. Significa soltanto non confondere gli aspetti seri con quelli folkloristici e pruriginosi. Dall’epoca di Mani Pulite fino ai giorni nostri, i  media hanno raggirato gli italiani facendo credere loro che la macroeconomia è nient’altro che una sottobranca dell’etica (“il Paese va male perché ci sono gli sprechi”).Ma nonostante venti anni di furia puritana e moralisteggiante, l’economia guarda caso continua ad andare sempre peggio. Forse non è il caso di scomodare La favola delle api di B. de Mandeville, come sapientemente suggeritomi da quel pozzo di cultura e intuito che risponde al nome di Gioele Magaldi, per intuirne le ragioni più vere e profonde (clicca per leggere). In ogni caso, anche se so di affermare un concetto che stride con il sentire diffuso, l’etica e l’economia rimangono piani distinti, nient’affatto costretti a vivere in simbiosi quasi fossero siamesi dalla nascita. Esistono società tanto ricche quanto corrotte, così come è possibile registrare la presenza di comunità probe ma poverissime. Stabilito questo, bisogna ulteriormente separare i campi. Io, spesso accusato di essere vittima sul piano personale di suggestioni “paoline” ed “agostiniane” che mi porterebbero a lodare comportamenti astrattamente in linea con “il pensiero perbenista dominante”, ho imparato a non confondere gli aspetti che toccano la mia coscienza di uomo con quelli che riguardano il perseguimento dell’interesse generale. E se la mia idea di interesse generale presuppone il raggiungimento della piena e dignitosa occupazione, realizzabile attraverso la pacifica metabolizzazione della “teoria del moltiplicatore” elaborata da Keynes, allora giudicherò illuminato quell’uomo politico che saprà assecondare in pratica le priorità appena individuate in astratto. Risulterà inoltre possibile conciliare questo tipo di tensione macropolitica con il massimo rispetto del protocollo procedurale, nonché della meritocrazia accompagnata da scelte razionali e assennate? Tanto meglio. Ma mentre il rispetto di prassi limpide e lineari, destinate però  a centrare risultati perfidi e perversi (pensate al montismo: rispetto formale per le regole sovranazionali in grado di produrre morte e disperazione sul terreno reale), è sinonimo di politiche indegne e meschine, il meccanismo inverso conserva al contrario una possibile nobiltà di massima: forzare le regole per migliorare la vita di uomini in carne ed ossa, infatti, non può mai giudicarsi  atteggiamento vile e meschino (pensate ad esempio ai sindaci che sforano volutamente il patto di stabilità per non tagliare servizi essenziali in difesa dei meno abbienti). Quindi cara Cecilia, il mio ragionamento non era volto a difendere le proprietà taumaturgiche dei bevitori di champagne (tra l’altro, correndo il rischio di attirarmi battute maliziose sul punto, vi assicuro che sono pressoché astemio…) ma, semmai, a tutelare il posto di lavoro di quel cameriere che si guadagnerà un salario partecipando alla organizzazione di feste più o meno lecite o “morali”. Quando la smetteremo di indignarci perché nessun padre è finito in mezzo ad una strada; quando nessun vecchietto frugherà nella spazzatura in cerca di rimasugli; quando nessun imprenditore si impiccherà perché strozzato dalle tasse; quando tutto ciò diverrà orgogliosa realtà, beh, quel giorno potremo finalmente riservare tutte le nostre energie per combattere con animo sgombro gli sprechi, la Casta e i privilegi. Un tempo, a dirti il vero, che mi appare ancora assai lontano.

    Francesco Maria Toscano

    15/07/2013

    Categorie: Editoriale

    10 Commenti

    1. [...] Ieri ho pubblicato una interessante lettera inviatami da una attenta lettrice del Moralista, Cecilia Asso (clicca per leggere). Commentando il mio articolo del 10 Luglio 2013, titolato La soluzione alla crisi è Keynes. Ovvero l’esatto contrario del grillismo (clicca per leggere), Cecilia esprime riserve sulla bontà di un ragionamento che tende “ad assolutizzare il pensiero di Keynes”, specie nella parte in cui abbraccia senza riserve il postulato che ritiene “relativamente indifferente il contenuto della spesa al fine di porre in essere una domanda addizionale”.  Come è possibile, questo mi appare in estrema sintesi il cuore della delicata critica avanzata da Leggi la notizia [...]

    2. alessandro scrive:

      Ho letto con interesse il pezzo di Cecilia, in particolare mi sono soffermato sul passo: “…Ma ho l’impressione che da parte tua ci sia una forma di assolutizzazione di quello che in Keynes mi sembra piuttosto uno schematismo di tipo scientifico e didattico….”. Cecilia mi perdonerà, se sostituisco il termine “assolutizzazione” con “radicalizzazione”, anche perché in questo blog, come il Moralista insegna, non si è mai avvezzi a riconoscere forme di assolutismo del pensiero, semmai si è sempre pronti a mettere in discussione dogmi, mettersi dubbi, con un continuo sforzo per la ricerca della verità. Con ciò non significa che ognuno di Noi possa essere più radicale su certi temi piuttosto che su altri. Comunque la morale per me è questa: cosa ne direbbe Keynes di Fiorito? secondo me ne direbbe male! Secondo altri non ne direbbe certo bene, ma lo riterrebbe il male minore!
      Abbiamo appurato che è meglio spendere bene, anche perché la politica, tra le tante cose, è di questo che dovrebbe occuparsi, ovvero svolgere un ruolo di indirizzo politico per stabilire verso quali finalità devono essere destinate le risorse pubbliche, nonché il loro corretto uso da parte degli amministratori. Mi ha colpito piacevolmente un altro passo dell’articolo di Cecilia: “…Non può sfuggirti, però, che questo alimenta al tempo stesso una conformazione della società di tipo sempre più feudale, che costituisce a sua volta il presupposto culturale proprio di quegli scenari politici, e poi anche economici, che tu giustamente attacchi, ivi compresi gli studiosi incompetenti e i giornalisti ignoranti che ti fanno tanto arrabbiare…”. Spendere bene in effetti non è un aspetto secondario dell’attività politica. Diffondere delle buone prassi nella gestione delle risorse pubbliche, separare la gestione politica dalla gestione amministrativa dei fondi pubblici, la lotta alla corruzione e agli sprechi dovrebbe essere attività quotidiana di tutti i giorni di chi rappresenta la collettività, ai vari livelli di governo, nazionale, territoriale, locale o negli enti pubblici strumentali. Nessuno potrebbe dire il contrario, salvo ché non sia fra quelli che hanno interesse a mantenere le mani dentro la marmellata. Ma andiamo avanti prima che al Moralista gli aumenti il prurito…  I problemi semmai sono altri: 1) cosa s’intende per sprechi e castacriccacorruzzzione (copyright Bagnai); 2) che priorità assegni agli sprechi nella tua lotta politica, rispetto ad altre priorità? Dal punto di vista macroeconomico, un fenomeno lo ritengo degno di essere trattato come priorità in base a quanto vale. Quanto costa la castacriccacorruzzzione&sprechi-vari? Se ci mettiamo dentro anche la mafia, la ’ndrangheta e la camorra, stiamo parlando di diverse decine di miliardi, se parliamo solo di diarie, scontrini, champagne e dei buoni benzina del Trota, si discute di spiccioli giusto per offrire un argomento da trattare a Ballarò, come problema etico della politica. I costi della politica in Italia sono elevati e a mio avviso si dovrebbe intervenire (es: riducendo il numero dei Parlamentari, accorpando i Comuni con popolazione sotto i 500 o mille abitanti, abolire le Provincie, le Comunità Montane che sorgono sulle coste, abolire i Consigli di amministrazione di piccoli Enti pubblici strumentali, ecc.). Resti bene inteso che la riforma dell’architettura istituzionale e di quella burocratica dello stato e degli enti territoriali e locali, deve essere fatta non con la politica tipica del movimento 5 stelle… della serie aboliamo tutto, buttiamo tutto a terra, ma ridisegnando armonicamente e con equilibrio le istituzioni e l’apparato burocratico e a condizione che i risparmi così ottenuti non diventino semplici economie di bilancio, perché ce lo chiede l’Europa, utili per accontentare la Merkel o Van Rompuy, ma vadano reinvestiti, ad esempio, nei sussidi alle famiglie in difficoltà. Non si pensi però che l’attività di moralizzazione della politica e una gestione più razionale dei fondi pubblici in Italia possa risolvere la crisi. La crisi si risolverà solo con una modifica dei trattati europei (o con l’uscita dall’eurozona dopo un periodo di purgatorio?). Se assegniamo a questo la priorità, la lotta agli sprechi non sarà mai una nota stonata, ma una normale attività che dovrebbe caratterizzare la vita politica di tutti i giorni. Anche nella lotta a castacriccacorruzzzione&sprechi-vari ci sono delle priorità. Se assegniamo alla lotta alle mafie una priorità rispetto alla lotta versus il Trota o Fiorito, la politica acquisterebbe più dignità, anziché affossare le inchieste sulla trattativa stato mafia. Con tutti i problemi che abbiamo, spesso mi viene da ridere (o da piangere), nel sentir parlare i grillini delle diarie dei parlamentari. I trattati europei hanno abolito Keynes per legge. Questa tecnocrazia europea, non eletta, ha interdetto qualsiasi intervento di tipo keynesiano nell’economia e ha individuato erroneamente (deliberatamente) nel debito pubblico tutta la colpa della crisi… e via giù con i tagli, poi vedrai che arriverà la crescita… Questo sistema europeo ci sta costringendo a manovre recessive di tagli alla spesa che vanno nella direzione opposta al risanamento delle finanze e alla crescita. Infatti il rapporto debito/PIL peggiora di mese in mese, la produzione industriale cala vertiginosamente e le serrande chiudono, ergo la ricetta europea è sbagliata. Pertanto chi fa della lotta “domestica” agli sprechi&castacriccacorruzione l’unico suo cavallo di battaglia, anziché lottare contro le misure aberranti che impone questo sistema europeo, non fa altro che puntellare il sistema, cristallizzare e rafforzare i dogmi su cui lo stesso sistema da abbattere si poggia. Se il movimento 5stelle, nel mentre che conduce una legittima, necessaria e non secondaria, lotta contro gli sprechi&castacriccacorruzione, si occupasse prioritariamente e con determinazione di far modificare i trattati europei, proporre un grande piano europeo di rilancio della spesa pubblica e dichiarasse che tutte le risorse liberate dai risparmi “domestici” degli sprechi saranno destinate a famiglie ed imprese, io diventerò un grillino… per sempre.
      Questo tema, riassumibile nel passo di Keynes “…per il fine particolare che si intende raggiungere mediante la spesa in questione, il contenuto della spesa stessa è relativamente indifferente..” è suscettibile di fraintendimenti e pertanto è bene sempre fare chiarezza, come tu stesso, caro Francesco, ammetti quando dici: “Mi perdonerete se non ho rimarcato abbastanza questo aspetto…”, anche se non resisti, con il tuo solito e simpatico fare canzonatorio, a precisare che l’argomento sembra essere quasi banale e pruriginoso: “…ma, in cuor mio, apparendomi tale considerazione degna del compianto Catalano (quello che, sul finire degli anni’80, protagonista di programmi cult come Indietro Tutta, ecc., ecc…”. Dai.. non è così banale l’argomento, considerato che è sulla bocca di tutti gli italiani, che purtroppo si riesce a convincere a fatica. Comunque pare che le analisi critiche presenti nel web, fra le quali rientra degnamente il presente blog de Il Moralista, stiano contaminando anche il comico genovese che oggi parla apertamente di eurobond e stabilizzare e unificare il debito degli stati europei, senza contare la recente proposta di legge del movimento 5 stelle di separazione delle banche d’affari da quelle commerciali. Direi “eppur si muove”.

    3. Spartaco scrive:

      Giuio Tremonti in una puntata di Annozero del 2008 preannunciava la crisi con queste parole: .
      Leggendo, con molto interesse il suo blog, trovo spesso affermare che la crisi in Europa è dovuta alle politiche di austerità, imposte da una oligarchia tecnocratica dominante, in modo da tenere il passo con realtà economiche vitali, emergenti e competitive sul piano globale (cosiddetta “cinesizzazione dell’Europa”, copyright God).
      Lei pensa che sia realizzabile, attraverso la pacifica metabolizzazione della “teoria del moltiplicatore” elaborata da Keynes, il raggiungimento della piena e dignitosa occupazione senza cambiare le regole del commercio internazionale? Il padrone della fabbrica di cessi di Civita Castellana riuscirebbe a fare concorrenza ai cessi cinesi con delle politiche Keynesiane senza mettere i dazi in Occidente?

    4. ampul scrive:

      Ma vogliamo finirla con questo refrain continuo, risparmiare risparmiare risparmiare!??!!
      Non dobbiamo risparmiare un bel niente! Alessandro, tu scrivi tanto e bene, ma alla fine quali sono le tue proposte? Dimezzare il numero dei parlamentari, abolire le province, accorpare le comunità, ecc ecc.
      NO NO NO e NO!
      Non si gioca su quel campo la ripresa dell’economia e dei consumi! Ma perché non facciamo queste battaglie solo dopo aver rimesso in moto il sistema.
      Allora qui lo dico e qui lo nego: sono pronto a sottoscrivere (io e tanti che la pensano come me!, ne sono sicuro!) qualsiasi piano politico perbenista, che abbatta privilegi e caste da subito, se all’indomani il nostro PIL aumenta dello 0,1 %!!!
      Portatemi le evidenze scientifiche, smetto di lavorare e vado io stesso per le strade a chiedere le firme a favore del vostro trattato!!!

      Perdona lo sfogo moralista!

      • alessandro scrive:

        e io cosa ho detto? stiamo dicendo la stessa cosa. Le mie proposte sono prioritariamente ridiscutere i trattati europei (compresa la riforma delle istituzioni europee, che magari devono poter essere elette dai cittadini europei). Ma nel mentre che troviamo un governo con le palle che sia in grado di sbattere i pugni nanti la UE, i governi continuino a lavorare anche a soluzioni domestiche per cercare di utilizzare bene le risorse che abbiamo. Magari potrebbero cercare di spendere meglio le risorse comunitarie che spesso perdiamo perchè non siamo in grado di spendere. E poi io non voglio risparmiare voglio dirottare la spesa degli “sprechi” verso finalità più produttive, tipo opere pubbliche. E non ti arrabbiare… P.S. anche tu scrivi bene

    5. davide scrive:

      io sono del parere che se ci sono personaggi che rubano o meglio non fanno un uso corretto dei soldi loro assegnati, non per questo sono da demonizzare le varie prebende clientelari date magari a professionisti o “funzionari” di partito che così hanno modo di percepire un reddito: al limite si potrebbe obiettare che sarebbe meglio usare quei soldi per favorire iniziative imprenditoriali che permettano di sviluppare l’economia di un determinato territorio…ma a parte il fatto che non tutti possono essere assorbiti nel settore produttivo, sia perché non ne hanno le competenze, sia perché non è la loro aspirazione occupazionale, sarebbe da rilevare come il paradigma economico dominante, non preveda che i soldi sottratti ai partiti oppure ai falsi invalidi o derivanti dalla soppressione di questo o quell’ente pubblico, vengano impiegati in progetti di rilancio economico bensì unicamente ad abbattere il famigerato debito pubblico, che però puntualmente aumenta insieme alla povertà sociale…ecco perché anche la restituzione del m5s è puro folklore poiché è stato come buttare a mare quei soldi sottraendoli al circuito economico…

    6. [...]  Non ce bisogno di scomodare la favola delle api di Bernard de Mandeville per rendersene conto (clicca per leggere). Giusto per fare qualche esempio. Sapete quale grande azienda multinazionale ha dovuto pagare una [...]

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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