Francescantonio Stillitani, ex assessore alle politiche sociali nella giunta del Presidente calabrese Scopelliti, ha recentemente deciso di dimettersi anche dalla carica di consigliere regionale in polemica con alcune cattive abitudini che contraddistinguono la classe politica bruzia. Un gesto forte e decisamente raro. Di seguito l’intervista in esclusiva del consigliere uscente per i lettori de Il Moralista

     

    Dottore Stillitani, perché ha scelto di abbandonare il consiglio regionale?

    Perché restare in consiglio senza fare nulla al fine di puntellare un sistema oramai inutile e degradato non aveva più alcun senso. Ogni mese, nel ricevere i generosi emolumenti che rendono più agevole la vita degli eletti, mi veniva naturale domandarmi: “Ma io cosa ho fatto per meritare questi soldi?” Quando ricoprivo l’incarico di assessore era diverso. Lavoravo molto assumendomi responsabilità importanti. Da semplice consigliere era diverso…

    Diciamo che i consiglieri regionali non faticano quanto il mitologico minatore sovietico Stakanov

    La politica non può essere vissuta come affannosa ricerca di un sostanzioso stipendio. Quando si lavora è giusto e doveroso ricevere un compenso. Ma perché bisogna essere pagati per non fare nulla? Tra l’altro io, a differenza di altri, ci tengo a precisare di non aver mai chiesto una lira di rimborso spese. Ho pagato sempre tutto di tasca mia. Non solo non ho mai presentato fatture riguardanti i cosiddetti  “impegni professionali”, ma, in aggiunta, non ho mai gestito neppure i fondi destinati al mio gruppo (l’Udc, ndm).

    I suoi ex colleghi di giunta si comportavano altrettanto bene?

    Non spetta a me dire se fanno bene il loro lavoro. Io certamente mi impegnavo molto e non chiedevo nulla. Alcuni assessori nutrivano una sincera passione per l’interesse pubblico, altri meno. Specie quelli di vecchio stampo…

    Nomi?

    Non voglio ergermi a giudice di nessuno in particolare. Mi limito all’analisi politica astratta e generale. Vedo che il consigliere del Pd Mario Maiolo mi accusa di aver insultato “tanti politici onesti”. Si sbaglia. Non ho rivolto offese. Ho solo detto di non voler essere neppure lontanamente  accumunato a questo tipo di classe dirigente. Non ho chiesto le dimissioni di nessuno togliendo il disturbo sulla base di una decisione personale maturata nel tempo. Io, per essere chiaro, non voglio stare nello stesso luogo con chi fa fatture false per ottenere rimborsi non dovuti.

    Non c’erano i presupposti per continuare

    No. E’ indispensabile una moralizzazione della cosa pubblica. Le persone per bene devono ribellarsi e uscire allo scoperto. Isolare le mele marce. Non si può fare politica ad ogni costo

    Perché è uscito pure dall’Udc?

    Tutta la mia carriera politica si è svolta all’interno dell’Udc. Non ho mai cambiato partito né intendo farlo ora. Ho rifiutato molte offerte provenienti da destra e da sinistra. Il trasformismo è un fenomeno deprecabile. Sono uscito dall’Udc perché non mi sentivo più a mio agio. Non ho condiviso l’idea di sposare il progetto di Monti, né mi è piaciuto il modo in cui sono state fatte le lista dal partito nazionale. Non appena mi sono dimesso dal partito ho rassegnato per correttezza le mie dimissioni da assessore nelle mani del presidente Scopelliti. Quel posto spettava all’Udc. Scopelliti ha tentato in tutti i modi di farmi restare. Ma io sono stato irremovibile.

    A Roma come viene valutata la qualità della politica calabrese?

    Malissimo. In Calabria c’è una mentalità diffusa che riduce la politica a reciproco scambio di favori. Molti politici sfruttano il bisogno della gente per costruirsi una carriera. La Calabria è terra di conquista. La Calabria ha fatto eleggere Scilipoti per il Pdl, Bindi per il Pd e Cesa per il Centro. Tutti residenti altrove. Non si tratta di un problema coinvolgente un singolo partito. Forse sarebbe il caso di cominciare a protestare. Però quando polemizzai contro le politiche scellerate promosse dal ministro di allora, Fornero, penalizzanti per il nostro territorio, non mi difese nessuno. A parte l’on. Occhiuto rimasero tutti in silenzio.

    Ma lei era sicuro che l’Udc fosse il partito giusto per “moralizzare” il Paese?

    Ripeto, il problema non è l’Udc. Gli altri non sono molto meglio. Non a caso Grillo ha preso così tanti voti ed io ho deciso di abbandonare il Consiglio regionale.

    La politica non è parsa molto scossa di fronte alla sua dura presa di posizione

    Effettivamente no. Ho ricevuto più sostegno dalla pubblica opinione. Molte persone semplici si sono congratulate con me. Ma chi vuole che rinunci a benefit,  collaboratori e 8000 euro al mese?

    Potrebbe sempre cambiare idea

    Non rientrerò in Consiglio. Da attore sono diventato volutamente spettatore.

    Rimpiange di più la vita di partito?

    Forse sì. E’ importante costruire uno spazio di pensiero dove ragionare politicamente. L’anno scorso, durante una conferenza stampa appositamente convocata, ho fondato una associazione per tentare  di cambiare alcune cose. Già allora chiedevo ai politici di abbandonare certe prassi ingiustificabili e di fare pulizia. La mia denuncia è caduta nel vuoto. Quindi ne prendo atto e serenamente mi dimetto.

    Ma cosa ha contribuito ad aumentare la sua indignazione. Forse l’inchiesta che vede indagati molti consiglieri a causa dei rimborsi allegri?

    Sono un garantista. Gli avvisi di garanzia non equivalgono ad una condanna. Ma dal punto di vista politico sarebbe meglio che alcuni facessero comunque subito un passo indietro. Solo così la politica potrebbe riacquistare prestigio e credibilità

    Oltre ai rimborsi, spesso i politici promuovono figure dirigenziali seguendo criteri piuttosto “ermetici”. Un manager in quota Udc, Flavio Cedolia, è recentemente finito al centro di molte polemiche (clicca per leggere)

    Prescindendo dal caso personale, in Calabria si scelgono male i dirigenti a tutti i livelli. Non bisogna essere ipocriti. La scelta discrezionale è spesso influenzata dall’appartenenza partitica. Al nord però riescono spesso a coniugare capacità e vicinanza. Da noi invece il dato del merito è del tutto irrilevante. Conta solo la fedeltà al partito. Per questo la Calabria è ostaggio di un mare di dirigenti assolutamente inadeguati. Un dirigente scarso, che occupa posti di rilievo gestendo molti soldi, può fare danni incalcolabili.

    L’Udc ha gestito e gestisce in Regione molto potere. Lei è sicuro di non avere nulla da rimproverarsi a tal proposito?

    Non ho remore nel fare autocritica. Ero parte di un sistema. Da dirigente di partito, lo riconosco, ho contribuito anche io a tenere in piedi un modello che non funziona . Io però, ci tengo a ricordarlo, sono stato l’unico assessore, negli anni in cui governava il Presidente Chiaravalloti, a licenziare un direttore generale che non garantiva standard credibili di professionalità. Ho imposto alla giunta dell’epoca di risolvere il contratto. Per svoltare bisogna fare scelte coraggiose.

    Che ne pensa di Marilina Intrieri, tanto attaccata al titolo di “onorevole” da finire al centro di un caso che ha interessato pure la stampa nazionale

    Marilina Intrieri è stata nominata Garante dell’infanzia dal Presidente Talarico. Il garante dipendeva funzionalmente dal mio assessorato. Ho conosciuto bene la Intrieri. E posso dire che si tratta di una persona che lavora e si impegna. In questo caso però ha fatto un errore.

    Tra di voi quindi il dialogo era fruttuoso. Probabilmente quindi lei non si è mai dimenticato di chiamarla “onorevole”…

    Tra i politici, a certi livelli, c’è l’usanza di darsi del “tu”. Semplicemente ci chiamavamo per nome. Francamente a me questa storia appare assurda.  Per quanto mi riguarda non mi sono mai fatto chiamare onorevole. Tengo molto di più al titolo di “dottore”. Ho studiato e faticato per raggiungerlo.

    Magari fra qualche tempo rimpiangerà le comodità del Consiglio

    Da imprenditore per me è molto meglio rimanere fuori dalla politica. Confrontandomi con i miei colleghi esteri  noto una crescente diffidenza nei confronti di chi occupa incarichi politici. Il politico oggi non gode di nessun prestigio sociale. Politica, nell’immaginario generale, è divenuto sinonimo di malaffare. Rimarrò fuori dai giochi fino a quando le cose non cambieranno radicalmente

    Per finire, un giudizio sull’operato del presidente Scopelliti?

    Era partito con molto entusiasmo. Ricordo che durante la prima riunione di giunta era palese il desiderio di voler cambiare il mondo. Volevamo rivoluzionare tutto. Poi abbiamo iniziato a fare i conti con la realtà, a partire dalla  burocrazia regionale, e siamo tornati sulla terra. Non è facile resistere alle pressioni delle lobby…

    Francesco Maria Toscano

    17/09/2013

     

     

    Categorie: Attualità, Politica

    Un commento

    1. Pam R. Leblanc scrive:

      è inutile fare sofismi, non sono tesi. Pia Locatelli, Franco Grillini, Mauro Del Bue, Lanfranco Turci propongono palesemente un partito di ideologia liberalsocialista. E’ sufficiente ascoltare qualche dichiarazione di Del Bue e Turci per accorgersene.

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    "nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti ma raramente dei moralisti che non erano farabutti." (Indro Montanelli)


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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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