Il 21 dicembre del 2013 un gruppo di intellettuali, tra i quali Luciano Canfora, Stefano Rodotà e Guido Rossi, ha firmato un apprezzabile appello rivolto ad alcuni rappresentanti delle massime istituzioni italiane e comunitarie (clicca per leggere). Molto semplicemente, di fronte all’evidente aggravarsi di una crisi che oggettivamente […] “esaspera povertà e disuguaglianza. Moltiplica l’esercito dei senza-lavoro. Distrugge lo Stato sociale e smantella i diritti dei lavoratori. Compromette il futuro delle giovani generazioni. Produce una generale regressione intellettuale e morale. Mina alle fondamenta le Costituzioni democratiche nate nel dopoguerra e alimenta rigurgiti nazionalistici e neofascisti” [...], un ristretto quanto illuminato nucleo formato da solidi pensatori ha ritenuto opportuno denunciare pubblicamente i guasti prodotti da quelle politiche del rigore che ricalcano fedelmente i peggiori e falsi miti veicolati dai tanti profeti a pagamento del neoliberismo dogmatico tuttora dominante. Non si tratta di nulla di eroico, per carità; quanto, piuttosto, di una salutare e benvenuta ondata di lapalissiano buon senso. Ma il buon senso non a tutti piace. Specie a chi è profumatamente pagato da alcuni organi di informazione controllati da noti e famelici potentati economici e finanziari che traggono immensi vantaggi dal protrarsi all’infinito di una crisi che drena continue ricchezze dal basso verso l’alto. Mi riferisco al sempre pessimo Michele Salvati, già parlamentare ai tempi dell’Ulivo, protagonista di una critica al summenzionato appello (clicca per leggere) che sembra direttamente uscita dalla penna del conte Mascetti, inventore insuperato della micidiale supercazzola. Noto con ammirazione che, nonostante il raggiungimento pregresso di elevati e rari standard di dabbenaggine e insipienza logico-argomentativa (clicca per leggere), Salvati riesce sempre nella non scontata impresa di peggiorare ulteriormente. Ma cosa sostiene, al dunque, con notevole faccia di bronzo, questa specie di Cerbero invecchiato male? Banalità, trite e ritrite, ripetute a pappagallo dai soliti Soloni d’apparato. Fesserie deel tipo: […]“è efficace un appello in cui si menziona soltanto una parte delle condizioni che stanno alla base dello stato di asfissia economica in cui versa l’Italia — le politiche di austerità imposte dai trattati dell’eurozona — e non si fa alcun accenno a un’altra parte, almeno altrettanto importante? Nulla infatti viene detto sulla debolezza competitiva delle imprese, sul disordine politico, sull’inefficienza amministrativa del settore pubblico che caratterizzano il nostro Paese. E dunque sulle riforme interne che dovremmo affrontare anche se le politiche di austerità europee venissero attenuate” […]. Ce n’è abbastanza per restare inorriditi. Trasferire le cause del rapido immiserimento della società italiana, (è notevolmente squallido brandire il fantasma degli endemici italici vizi, proprio nel mentre l’Europa intera, Vichinghi compresi, è ostaggio di criticità identiche alle nostre) da un piano macroeconomico verso lidi di tipo moralisteggiante, localistico o socio-antropologico (sprechi, disordine politico, efficienza amministrativa, ecc.), è operazione tra le più ignobili e meschine alle quali uno pseudo-intellettuale di corte possa decidere di prestarsi. Caro Salvati, come sanno tutti, tranne quelli pagati a peso d’oro per tentare pateticamente di nascondere pure le ovvietà, non sono stati né i festini di Franco Fiorito né le mutande di Roberto Cota a determinare le condizioni atte a fare esplodere sul piano globale una crisi economica grave come quella del ‘29. E’ stata la deregolamentazione selvaggia dei mercati finanziari, culminata nella sciagurata idea di abolire il Glass-Steagall Act di rooseveltiana memoria, perfezionatasi nel 1999 per opera di un dannosissimo Bill Clinton, all’epoca fomentato per conto terzi da masnadieri alla Alan Greenspan e Robert Rubin, a far precipitare il mondo nel caos che tutti ricordano. E proprio negli Stati Uniti, infatti, consci del problema, le avanguardie democratiche e progressiste stanno adesso conducendo una dura battaglia per ripristinare il geometrico e luminoso equilibrio realizzato oltreoceano ai tempi dell’amministrazione guidata dal Presidente Franklin Delano Roosevelt. Il “Volcker Rule”, ad esempio, per quanto ancora insufficiente e perfezionabile, costituisce un ulteriore passo nella giusta direzione (clicca per leggere). I tanti ipocriti che in Europa continuano impunemente a decantare le virtù dell’austerità farebbero bene a cominciare a preoccuparsi molto seriamente. Dopo la nomina dell’ottima Janet Yellen a capo della Fed, e la successiva bastonata rifilata dal dipartimento del Tesoro americano all’indirizzo delle politiche mercantilistiche promosse dalla Germania della signora Merkel (clicca per leggere), l’amministrazione Obama ha ora correttamente messo in agenda il tema della disciplina delle attività speculative. Il principio da fare nuovamente trionfare è semplice e sacrosanto: chi vuole rischiare in operazioni finanziarie spericolate lo faccia con i soldi propri e non quelli dei depositanti. In tal modo, tenendo cioè i risparmi dei cittadini al riparo rispetto ai rischi intrinseci che alcune attività comportano, l’ eventuale futuro esplodere di nuove bolle creditizie non produrrà a cascata effetti sul circuito dell’economia reale, l’unico che dovrebbe interessare con particolare scrupolo ad una classe politica veramente attenta ai bisogni del popolo che rappresenta all’interno delle istituzioni liberali e democratiche. E siccome, generalmente, ciò che accade negli U.S.A. produce nel breve termine effetti anche in Europa, gli opportunisti come Salvati, sempre pronti a servire la causa del più forte, farebbero bene a riposizionarsi mellifluamente fintantoché sono ancora in tempo.
Francesco Maria Toscano
03/01/2014
[…] Il 21 dicembre del 2013 un gruppo di intellettuali, tra i quali Luciano Canfora, Stefano Rodotà e Guido Rossi, ha firmato un apprezzabile appello rivolto ad alcuni rappresentanti delle massime istituzioni italiane e comunitarie (clicca per leggere). Molto semplicemente, di fronte all’evidente aggravarsi di una crisi che oggettivamente […] “esaspera povertà e disuguaglianza. Moltiplica l’esercito dei senza-lavoro. Distrugge lo Stato sociale e smantella i diritti dei lavoratori. Compromette il futuro delle giovani generazioni. Produce una generale regressione intellettuale e morale. Mina alle fondamenta le Costituzioni democratiche nate nel dopoguerra e alimenta rigurgiti nazionalistici e neofascisti” [...], un ristretto quanto illuminato nucleo formato da solidi pensatori ha Leggi la notizia […]
è la solita tecnica: una menzogna ripetuta all’infinito diventa una verità…
Ma poi almeno avesse idea delle cause e dei rimedi relativi ai falsi problemi indicati (falsi in quanto anch’essi effetti). Le legge di Murphy che si manifesta nel corollario di Peter…
Ottimo pezzo!