1623588_10203127580019664_625237335_nLa cospirazione come trama, atmosfere tetre come scenografia, cappucci come costumi di scena. L’immaginario che la Massoneria produce nella coscienza comune è cinematografico. Non positivo, certo, ma dotato di un suo fascino, come tutto ciò che è oscuro. Nella fantasia popolare, i massoni sono potenti, e il potere, si sa,  è già una fonte di fascino. Superata questa comune nozione, però,  si divaricano due visioni nell’immaginario collettivo. In una di queste, i liberi muratori sono finissimi esoteristi, magari in odor di zolfo, d’accordo,  ma comunque profondi conoscitori di segreti inviolati e in possesso di chiavi in grado di aprire porte dell’esperienza precluse ai più. Questa concezione fornisce materiale per una vasta produzione letteraria e cinematografica realizzata per un pubblico che gusta il gotico con i pop-corn. Il massone vi figura come saggio austero, solenne, composto.  In un’altra diffusa concezione, però, in modo molto più prosaico, i massoni sono percepiti come una combriccola di mascalzoni e lestofanti riuniti in un club esclusivo per il solo fine di trafficare fra loro a beneficio dei loro portafogli. Soprattutto in Italia, questa idea ha fornito gli elementi per costruire un’immagine cialtronesca, in cui i fratelli sono tali in una accezione perfettamente in linea con il familismo amorale che è costitutivo del carattere nazionale. La loggia in cui Alberto Sordi viene iniziato passando la prova del Fernet Branca –  il  film è “Un borghese piccolo piccolo” di Monicelli – è l’epitome di tale luogo comune. Più che fascino, questo massone emana un senso di meschinità. Eppure, i mass media riescono a far convivere l’esoterista più profondo col travet più vile, l’adoratore di bafometto con l’opportunista traffichino. Del resto, i massoni stessi riescono a far convivere metafisica e razionalismo, neoplatonismo e illuminismo,  non pochi anche magia e sanità mentale. Opposita sunt complementa, come dice  un garbato ragioniere che siede all’Oriente. La pubblicistica complottista che imperversa sulla rete telematica, poi, immette notevoli dosi di ulteriore confusione. Questo coagulo di teorie è talmente assurdo che i lettori meno proni al delirio paranoideo sono portati a rigettare in toto l’idea delle cospirazioni buttando, come si suol dire, l’acqua sporca col bambino. Il fatto è  che è assolutamente vero che il fine e sincero esoterista siede talvolta  col mediocre maneggione, ma è ancora più probabile che sia un cialtrone che si vuole esoterista a sedere accanto ad  un insipiente che crede di essere iscritto ad un bizzarro Rotary Club.  Personaggi  poco hollywoodiani e, onestamente, più vicini alla narrativa della commedia all’italiana. Ci vorrebbe, infatti, la maschera di un Alberto Sordi per impersonare il classico dotto ignorante che, gonfio e  gesuitico, al tempo stesso scialbo e ridondante, della sua inconsistenza fa “latinorum”. Egli mescola speculazioni kabbalistiche di terza mano (e non era nemmeno la mano buona…) col simbolismo templare (versione esoterica  del prezzemolo), i rosacroce con l’incolpevole Pitagora, luoghi comuni alchemici e luoghi teosofici non meno comuni. Massì, citiamo anche Evola e Guenon! Il richiamo alla Tradizione fa sempre bene, del resto. Stucchevoli e noiose lezioncine che rivelano agli apprendisti che i segreti che cercano non necessitano di nessuna particolare illuminazione, riducendosi a melense banalità sconfortanti e più o meno gnostiche. Vabbè, i veri insegnamenti non possono essere insegnati, ma colti intuitivamente. L’altra ipotesi, però, può essere che il segreto è così segreto che anche i più boriosi avvocati di provincia  non l’hanno ancora colto. Insomma, con questi il segreto è veramente al sicuro, perché nulla di veramente interessante potrà mai uscire dalle porte del tempio. Esattamente come nulla di interessante vi era entrato quando vi fecero ingresso loro. Bisogna, d’altro canto,  pure dire che con questi non si potrà mai nemmeno governare il mondo. Sia chiaro. Si sospendano i programmi maltusiani, si smetta di impiantare microchip sottocutanei, basta irrorazioni aeree con le scie chimiche. Ritiratevi. Fuori dai templi, però,  si è immaginata una diversa distribuzione fra massoni di modello “Hollywood” e massoni di modello “Cinecittà”. Si è teorizzato che solo negli “Alti Gradi” si disvelerebbe il vero obiettivo della temibile “setta massonica” ( che sia il Nuovo Ordine Mondiale, la distruzione della morale cattolica, il governo dei rettiliani, la gestione delle energie cosmiche, il governo di Satana o il dominio intergalattico) e che i poveri muratori delle logge azzurre ne siano completamente all’oscuro. Risolto l’arcano. Negli Alti Gradi ci sono i massoni affascinanti, perché saggi, intelligenti e cattivi, in quelli bassi ci sono i massoni non affascinanti, perché meschini,  squallidi, ma, soprattutto, bonaccioni. Poiché, però, per passare agli Alti Gradi è necessario aver prima  transitato tra le colonne col grembiulino bianco, è ovvio immaginare che l’astuto massone che è destinato a essere fra i governatori del mondo o fra gli adoratori di Satana (o fra i governatori del mondo su comando di Satana) si aggiri fra i suoi ignari fratelli di loggia con sguardo obliquo strofinandosi le mani e ridacchiando diabolicamente della dabbenaggine altrui. In effetti, è difficile immaginare che il Nuovo Ordine Mondiale possa essere gestito dalle stesse persone che hanno difficoltà a pagare le bollette del Tempio o che fanno inciampare i candidati in oggetti che non dovrebbero trovarsi sul loro percorso. I Superiori Incogniti stanno attenti a queste cose e cooptano solo quelli meno imbranati. Ciò che la gente, i profani, non sanno è che in una loggia media ognuno di questi, prima o poi, diventerà Maestro Venerabile. La gran parte accede anche ai gradi superiori. Così come questo non vuol dire che abbiano fatto grandi progressi nell’opera di levigar la loro pietra per farne mattone della Grande Opera, è ben difficile che abbiano fatto grandi progressi nella realizzazione del  progetto sinarchico globale. Chi cerca l’uomo nell’ombra, quindi, è bene che guardi a situazioni laterali, si, certo, talvolta trasversali, ma – è bene dirlo-, soprattutto, superiori. Guardi a circoli oligarchici che di iniziatico non hanno nulla, come nulla dell’ignavia ritinteggiata di New Age delle logge. Ma non troverà  il vecchio saggio ieratico e contemplativo, bensì un grigio ma pratico banchiere. Fine del fascino.

    Luigi Corvaglia

    Categorie: Cultura

    2 Commenti

    1. Rodion scrive:

      Una efficacissima opera di divulgazione potrebbe consistere nel ricordare la paternità dei dettati costituzionali democratici: magari ricordando quanto quello della nostra Repubblica sia nipotino di quello francese del’93 (e non di quello americano, con buona pace dei nostri Grandi fratelloni).

      Inoltre potrebbe essere fatto portando a conoscenza l’incompatibiltà delle Carte dei legittimi Stati nazionali (nate da quel fervore intellettuale e culturale di cui giustamente si ribadisce la genersi latomistica) rispetto ai Trattati scritti da quelle facce da straccio incartapecorito dei Signori grigi che si sono impadroniti del Temp(i)o.

      (Forse una riflessione sull’internazionalismo, sulla socialdemocrazia e sulle inviolabili leggi che il Grande Architetto pone a regolare le vicessitudini umane andrebbe fatta da chi si ritiene progressista)

      (Forse)

    2. francesco barone scrive:

      Credo che un professionista dell’informazione che mostra una chiara ignoranza su ciò di cui parla, si commenti da sé. Ed è un vero peccato; un’occasione sprecata. Le stucchevoli lezioncine insegnano a metabolizzare una simbologia archetipica. C’è luce e non oscurità nel tempio. Il segreto massonico sta poi tutto nella incomunicabilità dell’esperienza personale, tanto simile all’incomunicabilità dei filosofi.
      Ci sono cattivi massoni, come ci sono cattivi cattolici o cattivi reporter.
      I cattivi massoni, banchieri o stallieri che siano, fanno male alla massoneria universale come i cattivi avvocati, o magistrati, fanno male alla giustizia.
      D’altra parte, come sempre, la verità sta nel mezzo; o, meglio, “nel giusto mezzo”.
      Cordiali saluti.

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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