Perché le élite possono impunemente continuare a devastare il Vecchio Continente? Perché i trattati europei, cristallizzazione della violenza esercitata dalle classi dominanti, non vengono seriamente messi in discussione? Come mai le tante vittime della torsione neo-oligarchica in corso non riescono ad opporre nessuna efficace Resistenza al tiranno? Chi cercasse una risposta a simili domande, farebbe bene a leggere “Modernità Liquida” di Zygmunt Bauman. Il pregiatissimo sociologo polacco mette a fuoco con grande chiarezza le dinamiche che hanno permesso il trionfo della “società liquida”, mondo nel quale l’esaltazione di una libertà individuale effimera (de iure), smentisce di fatto persino la potenziale esistenza di una libertà piena ed appagante (de facto). Paradossalmente, nota con straordinaria lucidità Bauman, la critica anche dura nei confronti di un sistema nel suo complesso iniquo, non influenza per nulla il potere dominante. Un potere invisibile e sfuggente, incomprensibile agli occhi dei tanti nuovi sudditi invitati ad auto-addossarsi la colpa di ogni sconfitta o fallimento. Questa esaltazione dell’individualismo, che ha trovato in Margaret Thatcher il suo più efficace terminale politico, impedisce in nuce il sedimentarsi di qualsiasi movimento collettivo capace di lottare insieme per centrare obiettivi di interesse generale. Se, come sentenziò baldanzosa l’ex lady di ferro, “la società non esiste”, come sarà mai possibile costituire movimenti di azione e di pensiero destinati a modificarla? Si può cambiare ciò che non esiste? Evidentemente no. E’ questo il cuore il problema. L’apatia degli europei di fronte al consumarsi dell’Olocausto tecnocratico in atto è diretta conseguenza di un simile aberrante paradigma, tuttora maggioritario presso le pubbliche opinioni dei paesi occidentali, perché, come spiegava Richard Henry Tawney, “il pensiero della classe dominante equivale al pensiero dominante”. Chi provasse oggi a proporre una idea diversa di società, sbaglierebbe. Il primo passo verso la riconquista di una “libertà de facto” consiste nella riscoperta come vera dell’esistenza stessa della società, spazio territoriale abituato da uomini che si danno una struttura e delle leggi con l’obiettivo di creare per tutti le migliori condizioni di vita possibili. L’esaltazione dell’individualismo, con conseguente supremazia di tutto ciò che è privato su tutto ciò che è pubblico, inibisce i tentativi di aggregazione dal basso. Non esistono “i lavoratori sottopagati” chiamati a fare squadra per ottenere vantaggi di gruppo; esiste “quel singolo lavoratore” che, avendo compiuto degli errori durante il suo personalissimo percorso di formazione, si trova ora nella spiacevole condizione di non essere appetibile agli occhi del mercato. Parimenti, non esiste la classe “degli sfruttati”; esistono invece singole donne e singoli uomini che non hanno saputo cogliere le tante possibilità che un sistema libero, concorrenziale ed aperto ha generosamente offerto a tutti. Anche il racconto cosiddetto “pubblico”, nota correttamente Bauman, scade il più delle volte nella più effimera “pubblica rappresentazione di problemi privati”. Il personaggio che parla alle folle, veicolo spesso acritico di pensierini prestampati e standardizzati (esempio: “ci vuole rigore ma anche la crescita”), non propone mai una visione alta del mondo e delle cose. La politica è vissuta alla stregua di una officina meccanica, chiamata di volta in volta a riparare i guasti che sfortunatamente si presentano. La politica non è “pensare”, è “fare”. Non importa fare cosa; importa solo dare l’impressione di essere parte di un movimento frenetico fine a se stesso. D’altronde la politica, senza la possibilità di gestire gli interessi o le utopie di gruppi organizzati muore. E l’unico modo per dare l’impressione di essere vivi nonostante l’avvenuta dipartita, è quello di agitarsi compulsivamente senza costrutto né meta. Arte nella quale Matteo Renzi, come ha recentemente decretato il risultato delle urne, senza dubbio eccelle. Per cui, invito tutti i lettori de Il Moralista che hanno con eleganza criticato un mio recente articolo volto a rimettere al centro del dibattito la questione sociale (clicca per leggere),a non sottilizzare troppo. Il nostro principale obiettivo deve essere oggi quello di spezzare l’unanimismo di facciata che ci inghiotte e ci trascina nel buio dell’indistinto. Un buio fatto di perbenismo e politicamente corretto, dove il perimetro della cose dicibili è divenuto troppo angusto e troppo meschino. Un perimetro che, per usare la squadra e il compasso in uso all’ex premier Mario Monti, perfetto interprete della grigia follia prevalente, intravede nelle posizioni di Vendola e Fassina le moderne colonne d’Ercole del politicamente proponibile. Noi quelle colonne abbiamo il dovere di oltrepassarle, anche e soprattutto riattualizzando suggestioni del passato collettivamente rimosse da chi ha tutto l’interesse a spacciare questa realtà come l’unica realtà possibile.
Francesco Maria Toscano
05/06/2014
[…] […]
Vedi caro Moralista se non fai le giuste ricerche,rischi di avere brutte sorprese poi,tipo il Donbass.In questi giorni sembra che il Donbass sia diventato “comunista”.La mia pagina Fb pullula di notizie di compagni che si stanno battendo in quei luoghi.E muoiono.I fascisti di Kiev armati da Ue e Usa,stanno facendo una carneficina.
Ma come ricordava il God,attenzione a Putin e ai suoi amichetti….
Io sono di Genova.Ieri hanno sgomberato un centro sociale.Il sindaco Doria,di sx,non sapeva niente…
Ci stiamo ribellando.Non si offenda Giovanni se qui non usiamo il suo protocollo.
Tranquillo Fassina e Vendola sono conosciuti.
Generalmente concordo su tutto con te.Su Farage no.Niente di male.
http://crisiglobale.wordpress.com/2014/05/21/focus-ucraina-repubblica-di-donetsk-sempre-piu-a-destra-verso-la-russia/
Poi ti faccio notare un’altra cosa dell’Ukip.Guarda i risultati in fondo alla pagina(Mi correggo avevo scritto 31%,ha preso il 27,5%).E’ vero che è in crescita ma in Inghilterra è ancora tutta da vedere.Al Parlamento inglese non c’è mai stato.Sembra quasi che gli inglesi lo usino come ariete contro l’Europa ma a casa loro non lo vogliano.
Ulteriore Ot.Hai notato che Grillo non si è accorto di Carige.Oggi ho scritto sulla mia pagina Fb,in cui spesso ti riporto,:”Perche’ non riusciva ad aprire il pdf della Carige di quest’estate che avvertiva che la banca doveva restituire 7 MILIARDI ALLA BCE ENTRO GENNAIO 2015.” Che io,stronzo comune,avevo riportato….
http://it.wikipedia.org/wiki/Partito_per_l%27Indipendenza_del_Regno_Unito
Caro Gionni, so bene che Farage è un reazionario, come Grillo del resto. Ma è un reazionario che non tollera il comando esercitato da un politburo europeo composto da non eletti. Per il momento, tanto mi basta. Un caro saluto, Francesco
E su questo siamo d’accordo.I meriti di Farage,per me, finiscono qua.
Guardandoti intorno ti accorgerai che non è poi poi così poco…
Lo so bene.Ma anche io mi ero chiesto perche’ non la Le Pen.Siamo pure vicini…
Gionni, per te Le Pen è così meglio di Farage?
No.Pero’ lei ha l’euro e per lo meno il programma lo ha scritto Sapir.Farage ha la sterlina ed è un neoliberista dichiarato.
Si, tutto vero. Però Marine ha un padre, nonché fondatore del Front National, che si chiama Jean Marie e che ha detto che “ebola” potrà risolvere il problema dei migranti. Mentre il padre di Farage pare non abbia ancora rotto i coglioni a nessuno…
Era intento ad ubriacarsi….
Bella argomentazione del menga. “Le colpe dei padri NON ricadano sui figli”.
La critica a jean Marie non vale in quanto padre biologico di Marine, ma come padre fondatore del partito guidato dalla figlia Marine. C’è una bella differenza…
E allora completiamo l’opera…
Il padre di Farage era un broker che beveva.Lascio’ Farage a 5 anni.
Senti la moglie di Farage….
http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2014/05/27/moglie-farage-mio-marito-non-razzista-beve-fuma-troppo_maCSpw1t4qde7StHvgQaLI.html
Prima delle elezioni la Le Pen aveva definito Farage razzista e fascista.pensa un po’ come è vario il pensiero…
Aspetto anche io una via nuova,keynesiana e democratica.
Te ne regalo uno nuovo di commento razzista….
http://www.theguardian.com/politics/2014/may/24/ukip-councillor-investigation-racist-homophobic-facebook-comments
Francesco, per suggestioni del passato intendi il nazionalismo?
Se sí sono d’accordo anche se un po’ a malincuore ma il dato di fatto è che occorre un ideale che costituisca il fulcro di un senso di appartenenza più forte del condizionamento culturale imposto secondo il quale quella attuale è la sola realtà possibile. Oggi di “pronto” non c’è altro, mi pare.
Il lavoro che andrebbe fatto però dovrebbe essere quello di una reinterpretazione di queste suggestioni del passato perché ogni concetto si colloca all’interno di un campo semantico abbastanza vasto e anche il nazionalismo (o magari l’amor patrio) ha delle possibilità che vanno oltre l’uguaglianza “bene comune=interesse nazionale=sacro egoismo”.
La volontà di riscatto può diffondersi attraverso l’idea che i popoli europei si uniscono nella lotta per riprendersi le loro soecifictà ma proprio la lotta in comune fonderebbe le basi per una nuova visione della propria identità in chiave non conflittuale o di contrapposizione di interessi necessariamente contrastanti.
Sempre che le suggestioni del passato a cui alludi siano quello che ho capito io.
Caro Adriano, leggerti è assai piacevole ed ammiro la tua eleganza nel costruire le frasi. Detto ciò, se il concetto di oltrepassare le colonne ( Nazionalismo; presumo di avere capito ciò) lo trasformassimo in Europeismo, cosa cambia. Credo, che avremmo una Europa migliore e il sentore è identico al nazionalismo, bensì amplificato in un territorio che potrà garantirci prosperità, serenità e basi amorevoli per il futuro di milioni di giovani. Sono consapevole di essere un romantico visionario ( per diletto scrivo libri Kafkiani e altresì poesie che dono spassionatamente ). D’altro canto, nel leggere il succitato articolo di Francesco, denoto una forma di romanticismo, di amore verso il prossimo, non limitato e concentrato in una singola nazione, tutt’altro un concetto pluralista che va oltre ogni confine territoriale. Ad maiora e lunga vita, altrimenti saranno crisantemi.
Ma se non ho frainteso del tutto, Francesco diceva che per costruire una risposta popolare al tentativo autoritario delle oligarchie euro tecnocratiche potrebbe essere necessario appoggiarsi a quelle spinte nazionaliste tendenzialmente “localiste” sapendo tuttavia che questo senso di appartenenza territoriale (il nazionalismo contrapposto all’europeismo) storicamente ha dato prova di essere il terreno favorevole per delle derive becere se non addirittura fasciste.
Ripeto che i concetti non hanno”un” significato e “una” valenza ma un campo semantico e un campo di “valore” per cui non è imoortante “imporre” un’idea ma coinvolgere le persone in una nuova interpretazione di questa idea.
Il problema è che questo comporta la necessità di accettare che tutti, nonostante il diverso livello, abbiano il diritto di “manipolare i concetti” …mi fermo oerché non ci siamo ancora arrivati ma la chiave della possibilità di una risposta politica è solo una questione di proprietà esclusiva vs. Proprietà comune dei codici linguistici.
Il potere lo ha chi possiede i codici linguistici ossia ha il monopolio della possibilità di manipolare il limguaggio.
Per questo non amo molto gli esoterismi e le camere caritatis.
Ho gradito il concetto ” localiste” Probabilmente, a breve, emergerà la visione geopolitica e la struttura del nuovo stato in seno europeo.
Io sostengo che esistono due culture rimosse dall’egemonia neoliberale, ovvero il keynesismo e il marxismo. Sono quelle che hanno permesso di raggiungere la vetta del progresso socio-economico in Occidente, e che sono i più efficaci strumenti di opposizione al dominio capitalistico attuale.
Non a caso le élite hanno prima dovuto debellare queste due tradizioni dalle università e dal dibattito pubblico per poter affermare il loro potere incontrastato.
Scrive la Fondazione Bruno Leoni:
“Murray Rothbard (1926-1995), l’ultimo grande rappresentante della scuola austriaca ha scritto:
Fino a che non avremo ripudiato Keynes allo stesso modo di come lo sono stati Marx e Lenin nell’Europa dell’Est e nell’Unione Sovietica, non usciremo mai dalle periodiche stagnazioni e cicli economici. Dobbiamo gettare definitivamente queste tre icone del XX secolo nel cestino della storia. (Making Economic Sense, Mises Institute, pag.224).
Ma all’orizzonte non ci sono segnali che ci facciano sperare in un tale cambiamento. Almeno fino a quando nelle facoltà universitarie di economia si continuerà ad insegnare Keynes, ignorando Hayek”
Cari/, ciò che contesto in codesto articolo è;
LA POLITICA NON è PENSARE è FARE. NON IMPORTA FARE COSA; IMPORTA SOLO DARE L’IMPRESSIONE DI ESSERE PARTE DI UN MOVIMENTO FRENETICO FINE A SE STESSO.
Di fatto, diamogli una identità e facciamolo divenire pluralista ( abbraccio col Popolo) altrimenti giochiamo al dire, fare, pensare, lettera e testamento. Il testamento sarebbe meglio farglielo scrivere ai fautori del nuovo nazismo!
Lunga vita.
L’argomento è interessante anche se non ho ben compreso se il testo di cui è suggerita la lettura spieghi la modernità liquida a partire unicamente dall’esasperazione dell’individualismo e non anche dalla capacità del potere di mimetizzarsi e di essere sfuggente. La liquidità è anche una caratteristica propria dell’attuale sistema oligarchico che esercita il potere attraverso entità non governative o statuali, federali prive del controllo democratico dei cittadini. Si aggiunge l’incapacità di questi ultimi di leggere le dinamiche di potere, chi, come e perché lo esercita. Grazie per i consigli per gli acquisti, leggerò questo libro.
Post: “Noi quelle colonne abbiamo il dovere di oltrepassarle”.
E se un bel momento cominciasse ogni giorno a saltar fuori qualche Sansone esasperato che riservasse a una quelle colonne un trattamento… alla Sansone. Una colonna oggi, una domani… hai visto mai.