Renzi, oramai lo sappiamo, è un grandissimo incantatore di serpenti. In apertura del semestre europeo a guida italiana, il nostro premier, parlando di fronte al Parlamento di Strasburgo, ha evocato una serie di suggestioni brillanti per deviare l’attenzione dal razionale al mito (clicca per ascoltare). Una operazione sottile e furba, lo riconosco, utile soltanto ad alimentare una illusoria speranza di cambiamento che, presto o tardi, finirà per sfracellarsi sugli scogli della cruda realtà. Una realtà fatta di disoccupazione galoppante, indigenza, povertà ed esclusone sociale, frutti avvelenati di una costruzione comunitaria pensata ed attuata proprio al fine di perseguire obiettivi tanto perversi quanto dissimulati. Cosa ha detto Renzi in nome e per conto della nazione Italia (e non degli Stati Uniti d’Europa che ad oggi esistono solo nella mente di alcuni accaniti cacciatori di fantasmi) che temporaneamente rappresenta? Niente. L’ex sindaco di Firenze, forse inconsapevolmente ispirato dal ricordo di politici alla Arnaldo Forlani, versatile oratore capace di parlare per ore senza dire assolutamente nulla, ha regalato all’Europa una moderna ed erudita supercazzola. Più che Telemaco, Renzi ricorda semmai Polifemo (in greco antico Polúphemos, letteralmente ”che parla molto, chiacchierone“), creatura mostruosa debilitata da oggettivi problemi di visuale prospettica. E’ possibile chiedere all’Europa “un cambio di passo”, giurando però contestuale fedeltà nei confronti di quelle assurde regole che in concreto blindano le solite logore politiche neoliberiste? Basta giocare con le parole (“il Patto si chiama di stabilità e crescita”) per interpretare un desiderio di novità che vada oltre la sterile manfrina? La giusta enfasi posta sulla necessità di predisporre politiche in grado di generare e ridistribuire nuova ricchezza andrebbe accompagnata da proposte tangibili, logiche e consequenziali. Altrimenti, a meno che Renzi non pensi per davvero di affidarsi soltanto alle cure di Zeus e degli altri dei dell’Olimpo, i buoni propositi finiranno presto con l’apparire agli occhi dei più per quello che effettivamente sono: miseri espedienti retorici buoni per allungare il più possibile le sofferenze di cittadini cosi avviliti da aggrapparsi a qualsiasi cosa. Perfino a Telemaco. A parte la verve che contraddistingue indiscutibilmente l’agire del Pinocchietto fiorentino, molto più talentuoso dei vari Monti, Letta e Bersani, tangheri grigi e ottusi eccellenti solo nel “rispettare le consegne”, quale discontinuità fattuale nobilita la “narrazione” renziana? Al netto degli effetti speciali orchestrati con consumata abilità dal giovin Rottamatore, non siamo ancora tutti tragicamente incastrati all’interno del solito schema? Quello che perpetua se stesso al grido di “ci vuole rigore ma anche la crescita”? Avete già dimenticato le buffonate veicolate dal divino Monti, protagonista di riforme tragicomiche incautamente ribattezzate “CrescItalia” (clicca per leggere) da una stampa servile, infingarda e corrotta? E avete già dimenticato le vacue promesse del pallido Enrico, staisereno, Letta, convintosi di poter finalmente personificare una salutare svolta nel nome, manco a dirlo, della tanto sospirata “crescita”? (clicca per leggere). Risultato? L’Italia, dopo anni, è ancora in recessione, mentre lo spread tra la realtà e la rappresentazione continua tristemente ad allargarsi. In tutto questo, giusto per non farsi mancare nulla, continua imperterrito il vecchio gioco delle parti che dipinge, ad uso e consumo dei gonzi, un surreale braccio di ferro fra i paesi rigoristi del nord (Germania, Olanda e Finlandia) contro le cicale spendaccione del sud (Francia e Italia in testa). Insomma, tolta la fuffa, siamo sempre fermi al punto di partenza. A tal proposito Renzi, inaspettato amante dell’antichità, avrebbe potuto correttamente rispolverare pure la bontà del sistema aristotelico-tolemaico (“la Terra non si muove mentre i corpi celesti ruotano intorno ad essa”). Già in autunno, quando il massone reazionario Padoan, caro a Giorgio Napolitano, predisporrà l’ennesima manovra lacrime e sangue, il bluff sarà scoperto. Fino ad allora tutti si trastullino con gioia. Nel nome dell’incolpevole Telemaco naturalmente.
Francesco Maria Toscano
03/07/2014
@ Il Moralista
sono sconcertato. Mi vuoi dire che ne all’interno del PSE, per quanto concerne l’Europa, ne all’interno del PD ci sono rappresentanti del Popolo Sovrano che abbiamo intenzione di porre in essere il cambio di direzione rispetto alle attuali politiche di austerità ?
viste le reazioni della germania e dell’olanda al discorso di renzi non vorrei che ci sia in atto uno scontro tra l’anima progressista e quella conservatrice reazionaria della massoneria in merito alle politiche europee future…attendo smentite da parte sia del moralista che di god..
Temo che ci sia un ulteriore elemento da considerare che si inserisce in questa divergenza fra austerità e politiche keynesiane, ossia le linee guida di politica estera dell’Unione.
Per motivi che non sono in grado di analizzare fino in fondo alle politiche di austerità si associa (ovviamente) una configurazione germanocentrica dell’UE insieme (questo è il punto) alla tendenza a una maggiore indipendenza dagli US in particolare con un occhio di riguardo alla Russia di Putin; alle politiche keynesiane invece si associa una più stretta dipendenza dagli americani sia in politica estera che su una questione come il TTIP che, a prima vista almeno, sembra una grossissima fregatura per noi europei.
Il succo del mio discorso è che probabilmente salta il collegamento considerato da alcuni consequenziale fra politiche espansive e maggiore democrazia; non sarebbe una considerazione da poco se fosse esatta e complicherebbe notevolmente le cose.
In generale, esprimendo la mia personale opinione che però ovviamente è solo “a naso” mancando io dei celebri mezzi ermeneutici, credo che ci si stia rendendo conto che anche le politiche espansive saranno destinate al fallimento.
Draghi fra non molto dovrà sparare cartucce ben più pesanti di quelle usate fino adesso ma vorrei far notare che nonostante qualcosina sia stata fatta, il dollaro resta sugli 1,36 senza accennare a raggiungere quote più ragionevoli come potrebbe essere un modestissimo 1,35 (ci vorrebbe almeno 1,20 se vogliamo dirla tutta…).
Questo mi fa pensare che una parte dell’agitazione che si percepisce un po’ in tutti gli schieramenti è dovuta proprio alla coscienza che fra non molto ci sarà un redde rationem in Europa e nel mondo per il quale non si conoscono possibili soluzioni o contromisure, men che meno gli ormai risibili pannicelli caldi keynesiani (se ci si fosse allontanati per tempo dall’ultra liberismo a metà degli anni 90 forse forse…oggi credo proprio che non basterà più. In cambio ci godremo uno splendido spettacolo, ahimè, in rappresentazione unica…)
Caro Marcello, con il tuo intervento del 3 luglio, ore 21:47, hai posto una serie di interessantissime e opportune questioni.
Credo che le risposte più adeguate ai tuoi interrogativi le troverai, sul piano dell’analisi esplicativa, nel libro del Fratello Gioele Magaldi, Massoni. Società a responsabilità illimitata, Chiarelettere Editore (presumibilmente in tre volumi, che saranno pubblicati nel corso del prossimo autunno, ma già consegnati- tranne poche pagine finali- all’editore già dal 7 giugno 2014). Mentre le risposte più gagliarde sul piano della sintesi operativa, le potrai trovare nell’azione pre-politica e civile che verrà svolta, di qui ai prossimi mesi, dall’Associazione “Eleanor Roosevelt per il Socialismo Liberal” (tra oggi e domani, dunque in coincidenza con l’importante anniversario del 4 luglio, verrà pubblicata sui siti ufficiali di GOD e DRP l’orami attesissima Bozza di Statuto dell’Associazione, aperta ai contributi migliorativi di cittadine e cittadini, aspiranti co-fondatori). D’altronde, anticipo in questa sede alcune brevi considerazioni. Non sono d’accordo con te che non siamo più in tempo per contrastare la crisi politico-economica italiana, euro-occidentale e mondiale con quelli che tu chiami “pannicelli caldi keynesiani” e che io definirei, invece, un poderoso e risolutivo utilizzo di titanici e sapienti strumenti di ingegneria politico-sociale di ascendenza keynesian-rooseveltian-rawlsian-schlesingerian- senian-magaldiana (da J. M. Keynes, F. D. Roosevelt, J. Rawls, A. Schlesinger Jr., A. Sen, G. Magaldi, fra i più autorevoli rappresentanti/ideologi del filone massonico progressista del XX e inizio XXI secolo). Siamo in tempo ora e saremo sempre in tempo per una simile opera di ingegneria anti-neoliberista e anti-neoaristocratica. E questo lo sanno bene proprio gli antagonisti oligarchici e neoliberisti di tali strumenti, i quali, infatti, tremano ogni volta che sentono anche soltanto evocare il nome di Keynes, Roosevelt, etc.
Hai pienamente ragione sul fatto che il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership relativo a quella che verrebbe definita TFTA, Transatlantic Free Trade Area)potrebbe rappresentare una fregatura per gli europei. Ma non soltanto per gli europei. Il limite del tuo tentativo di narrazione-decodificazione di quello che sta accadendo nell’area euro-atlantica e nell’ecumene globalizzata, consiste nel fatto che tu- come la maggior parte degli osservatori politici, del resto, alcuni dei quali lo fanno in patente mala fede- continui a ragionare in termini di contrapposizione tra soggetti storici inesistenti: USA, Germania, Russia, Europa, etc. Le dinamiche globali in corso – sia per quel che concerne il TTIP che riguardo ad ogni altra problematica politico-economica o geopolitica di un certo peso- vedono, piuttosto, come veri players in campo, filiere di gruppi sovranazionali che utilizzano i vari governi (contingenti) di singoli paesi (federali o meno) come strumenti pubblici per conseguire interessi privati. Ma ciò comporta anche che, ad esempio in USA o in Europa, esistono sia gruppi che lottano per l’implementazione del TTIP che altri che ne vorrebbero impedire l’approvazione, almeno nella sua versione attuale. Dunque, non è vero che gli “americani” (soggetto generico inesistente in quanto tale: negli USA e intorno alla Casa Bianca o ai vari dipartimenti governativi e ad altre istituzioni federali si contrappongono interessi e obiettivi diversissimi tra loro, che trovano sponde o antagonisti analoghi in Europa e altrove) siano a favore del TTIP. Ci sono, semmai, gruppi sovranazionali (dietro i quali, immancabilmente, troverai delle UR-LODGES e delle associazioni para-massoniche al rimorchio) con importante radicamento statunitense che spingono per quel trattato e altri (sempre radicati negli USA e altrove) che spingono in senso contrario. Quindi, risulta fuorviante anche l’altra questione che ponevi. Non si tratta di scegliere tra “austerità germanocentrica” in qualche modo collegata con la Russia putiniana, con una maggiore indipendenza dagli USA e con una resistenza benemerita agli effetti perniciosi del TTIP da una parte, mentre, dall’altra, a chi volesse introdurre politiche keynesiane, toccherebbe anche digerire l’approvazione del TTIP e una tutela soffocante di matrice yankee. La questione, lo ripeto, è mal impostata, anche se è stato importante e utile che tu la sollevassi e mattessi in evidenza. Il vero scontro è tra chi, apolide e indifferente alle bandierine di facciata dei presunti interessi nazionali (federali o meno), muove le sue pedine insediate nei gangli vitali di importanti istituzioni statuali e sovra-statuali per conseguire interessi privati e oligarchici, e chi, cosmopolita (non apolide), democratico e liberale (ma anche socialista, talora), si batte per la libertà dei commerci e della circolazione dei capitali, ma le vorrebbe monitorata (questa libertà) dalla vigilanza di organi politici pubblici di natura elettiva e da interventi correttivi a beneficio degli interessi collettivi e individuali di tutti e di ciascuno. Per questi secondi, il TTIP cosi com’è non va bene. Come non va bene la globalizzazione cosi com’è: attuale libera circolazione di merci e capitali, ma non di diritti universali, opportunità, valori democratici, liberali e libertari (che è altra cosa da “liberisti” o “neoliberisti”). A complicare il quadro, una moltitudine di giochi di specchi, con governanti nazionali (agenti delle varie UR-LODGES sovranazionali) che compiono doppi o tripli giochi. Quegli stessi giochi raffinatissimi e spregiudicati, caro Marcello, che ti hanno indotto a pensare che, maggiore indipendenza dagli US (inesistenti in quanto soggetto storico-politico unitario e coerente) possa comportare più istanze germanocentriche austere e filo russe, ma anche più democrazia (?), mentre il consolidamento o l’ampliamento della vicinanza agli US comporterebbe il ripescaggio di prospettive keynesiane e però minore democrazia. Ma, perché, è democratica, nella sostanza, la prospettiva germanocentrica, solo perché sembra affrancare dalla tutela USA? E, per converso, da che si evince che essere più vicini ad alcuni (e non ad altri, l’America in quanto tale non esiste, lo ripeto) gruppi sovranazionali di potere radicati anche (ma non soltanto) negli USA, implichi ipso facto il venir meno del tasso di democratictà della società europea? Questo tasso, piuttosto, dipende dai meccanismi politico-istituzionali sia della UE che dell’eurozona, oltre che da quelli interni alle varie nazioni che compongono il Vecchio Continente. E’ in quelle sedi, di Strasburgo, Bruxelles, Francoforte, Berlino, Parigi, Roma. Madrid, Lisbona, Dublino, etc., che va risolto lo svuotamento sostanziale o il deficit della democrazia europea, non sul piano della vicinanza o meno all’influenza USA. La quale influenza, come in passato, può mortificare o al contrario rigenerare il tasso di democraticità europea, a secondo di chi la eserciti. Ti offro un esempio icastico tratto dal passato: esisteva un abisso tra il tipo di influenza statunitense sul Vecchio Continente, a secondo che, nel 1940-41, si considerasse la prospezione politica dei massoni progressisti riuniti attorno alla figura di FD Roosevelt, oppure quella intorno alle figure dei massoni neo-aristocratici, reazionari, filo-fascisti e filo-nazisti Henry Ford, John Pierpont Morgan Jr., John Davison Rockefeller Jr. e di gran parte di coloro che diedero vita al famigerato “American First Committee” (fondato nel 1940, per impedire l’intervento americano in Europa e nel Mondo, contro la barbarie nazi-fascista). Insomma, lo scenario era allora ed è oggi moltiforme, ingannevole (per occhi e intelletti non esperti delle più spregiudicate dinamiche del potere) e tremendamente complesso. Perciò, in mancanza dei giusti “strumenti ermeneutici” (che tu, onestamente, hai riconosciuto di non possedere, o almeno di non possedere in modo adeguato), non lo si può correttamente rappresentare, né tantomeno interpretare. Di certo, non lo si può sintetizzare e narrare con il tipo di dicotomie da te proposte. Tuttavia, vorrei complimentarmi con te e ringraziarti per aver posto delle questioni importanti e assai sensibili, su cui è doveroso convogliare l’attenzione e l’interesse della pubblica opinione. Un caro saluto. Fra’ Cazzo da Velletri.
Grazie per la risposta ma non ho minimamente detto che con gli americani ci sarebbe meno democrazia mentre con i tedeschi di più.
Hai rappresentato bene il mio pensiero quando hai scritto:
“Non si tratta di scegliere tra “austerità germanocentrica” in qualche modo collegata con la Russia putiniana, con una maggiore indipendenza dagli USA e con una resistenza benemerita agli effetti perniciosi del TTIP da una parte, mentre, dall’altra, a chi volesse introdurre politiche keynesiane, toccherebbe anche digerire l’approvazione del TTIP e una tutela soffocante di matrice yankee.”
Alcuni pensano che le politiche keynesiane comportino automaticamente una maggiore democrazia mentre io invitavo a guardare le cose da un altro punto di vista che rende questa relazione molto meno automatica.
Il tuo discorso sull’assenza di soggetti reali come USA, Russia, Germania etc è fondato naturalmente (se vogliamo più o meno ne parlavano addirittura le Brigate Rosse quando citavano il SIM) ma certamente rende necessario un adeguamento abbastanza radicale dal punto di vista linguistico altrimenti il discorso procede come un dialogo fra sordi.
Non è facilissimo spiegarsi temo ma ci provo: se gli USA vanno in Iraq a fare la guerra non è che si può stare lì a scrivere che una certa entità fittizia denominata USA mossa dagli interessi di parte di alcune fazioni influenzate da UR Lodges di matrice reazionaria ha mosso guerra a un’altra entità fittizia denominata Iraq la quale etc etc
Quindi in quel caso si parla di “interessi USA” che poi magari cambieranno ma relativamente a quell’episodio erano quelli.
D’altra parte hai ragione quando dici che non si può più ragionare in termini geopolitici secondo una logica obsoleta che anzi non si sa nemmeno se mai abbia realmente avuto un significato.
Però capisci bene che se parlo di NATO e di “interessi atlantici” affermando allo stesso tempo che non coincidono con quelli USA; se non spiego con precisione i meccanismi del rapporto fra queste entità massoniche sovranazionali e le istituzioni democratiche chiarendo nel dettaglio che senso possono ancora avere queste istituzioni una volta che si dichiara che sono diventate proprietà privata di entità “altre”; se non spiego con la massima trasparenza chi sono questi massoni democratici e come mai non si sono accorti di quello che stava succedendo, ossia – spiace dirlo ma deve essere necessariamente cosí – se non si ha il coraggio di esplicitare davanti agli altri e sé stessi il grado di inconsapevole o acquiescente complicità coi reazionari che ha portato a non comprendere quello che altri pre/vedevano da decenni; se non si fanno tutte queste cose sarà estremamente difficile che il vostro messaggio venga accettato se non con grandissime resistenze di cui fareste volentieri a meno, e per di più vi trovereste in gran parte sprovvisti dei mezzi linguistici idonei per diffondere una “nuova” mentalità, una “nuova” consapevolezza, una “nuova” voglia di partecipare.
Ecco se vuoi essere cosí gentile da rispondermi ti chiedo di spiegarmi come è stato possibile che i massoni democratici si siano fatti sopravanzare dai reazionari, possibilmente detto con la stessa franchezza che a volte riservi ad altri e a me.
Grazie
Caro Marcello, ribadisco, anche in relazione ai nuovi, interessantissimi, quesiti che hai posto, che:
“…le risposte più adeguate ai tuoi interrogativi le troverai, sul piano dell’analisi esplicativa, nel libro del Fratello Gioele Magaldi, Massoni. Società a responsabilità illimitata, Chiarelettere Editore (presumibilmente in tre volumi, che saranno pubblicati nel corso del prossimo autunno, ma già consegnati- tranne poche pagine finali- all’editore già dal 7 giugno 2014). Mentre le risposte più gagliarde sul piano della sintesi operativa, le potrai trovare nell’azione pre-politica e civile che verrà svolta, di qui ai prossimi mesi, dall’Associazione “Eleanor Roosevelt per il Socialismo Liberal” (tra oggi e domani, dunque in coincidenza con l’importante anniversario del 4 luglio, verrà pubblicata sui siti ufficiali di GOD e DRP l’oramai attesissima Bozza di Statuto dell’Associazione, aperta ai contributi migliorativi di cittadine e cittadini, aspiranti co-fondatori)”
Quando tu scrivi:
“Non è facilissimo spiegarsi temo ma ci provo: se gli USA vanno in Iraq a fare la guerra non è che si può stare lì a scrivere che una certa entità fittizia denominata USA mossa dagli interessi di parte di alcune fazioni influenzate da UR Lodges di matrice reazionaria ha mosso guerra a un’altra entità fittizia denominata Iraq la quale etc etc Quindi in quel caso si parla di “interessi USA” che poi magari cambieranno ma relativamente a quell’episodio erano quelli.”,
in realtà hai centrato in pieno il problema, anche se poi hai quasi avuto timore di trarne le debite conseguenze ermeneutiche. La guerra in Iraq del 2003 (preceduta dagli accadimenti molto ambigui dell’11 settembre 2001 e dall’invasione altrettanto ambigua dell’Afghanistan, che vanno considerati entro un unico orizzonte interpretativo) andrebbe definita come un conflitto creato in vitro ed implementato da attori sovranazionali, ammantato di fittizie idealità democratiche (esportare la democrazia dove non c’èra, effettivamente, e dove altrettanto effettivamente i diritti universali dell’uomo venivano reiteratamente violati; ma nella stessa misura in cui ciò accadeva e accade in altri paesi, dove non si è affatto intervenuti militarmente in quegli anni o successivamente), o da ancor più fittizie finalità di sicurezza nazionale USA e occidentale in genere (per via delle inesistenti armi chimiche di distruzione di massa di Saddam Hussein); un conflitto voluto da un circuito di UR-LODGES reazionarie sovranazionali (trascendenti il territorio USA, ma ovviamente interessate ad utilizzare il complesso militare-industriale americano per i propri privati interessi di potere economico e geopolitico) che, giunte contingentemente e pro-tempore al controllo della Casa Bianca, etc., per mezzo di tale conflitto hanno fatto una prima prova di involuzione oligarchica nella più grande e antica democrazia al Mondo (gli USA, dotati sin dal 1787-1791 di una costituzione di sfavillante democraticità, pluralismo liberale e modernità, poi perfezionata nei secoli successivi), implementando il famigerato PATRIOCT ACT e i suoi cascami tuttora operanti in danno della stessa convivenza democratica e liberale dei cittadini americani. Il tutto, condito dai giganteschi affaroni petroliferi e industriali gestiti da grandi aziende a rimorchio dei più eminenti personaggi delle suddette UR-LODGES (nel libro Massoni, del Fratello Magaldi, troverai i nomi delle UR-LODGES in questione, dei suoi membri più eminenti e anche delle aziende trans-nazionali che hanno lucrato sul grande business della guerra afghana e irakena).
Le altre esplicazioni che tu giustamente chiedi, richiedendo innumerevoli contestualizzazioni clamorose e complesse, sono appunto offerte in termini minuziosi e passabilmente divulgativi nel libro Massoni. Società a responsabilità illimitata, Chiarelettere Editore.
Altrimenti, perché credi che sarebbe stato scritto, questo libro, se non per rivoluzionare la percezione linguistica, concettuale, storiografica, sociologica e antropologica dell’osservatore medio e, spesso, anche di quello che crede (ma crede soltanto, illudendosi) di avere sufficienti strumenti ermeneutici per interpretare adeguatamente la modernità e la contemporaneità? E non è che i massoni democratici non si siano accorti di quanto stava accadendo. In realtà, a partire dagli anni ’50, ’60 e ’70, nonostante alcuni discreti “colpi” messi ancora a segno dall’ “internazionale massonica progressista” in difesa e incremento della “New Frontier” e della “Great Society” (prosecuzione kennediana, kinghiana e schlesingeriana dell’onda lunga latomistica democratica che aveva sconfitto le trame massonico reazionarie nascoste dietro i regimi nazi-fascisti), i circuiti latomistici neo-aristocratici, dalla fine degli anni ’70 e nel corso degli anni ’80 e ’90, presero a dilagare e a divenire egemoni, all over the world. Ci fu anche un progetto, mediante il quale i massoni progressisti furono raggirati dai confratelli anti-democratici. Il progetto si chiamò “United Freemasons for Globalization” e fu stipulato nel 1981, con validità ventennale (sino al 2001). E, accettarne le condizioni, fu un grave errore da parte dei “fratelli democratico-progressisti”. Se vuoi, faccio ammenda e chiedo scusa a nome loro. A nome di alcuni di costoro (alcuni ancora vivi, altri morti), i quali tuttavia sbagliarono in buona fede, credendo piuttosto di essere riusciti ad imbrigliare i liberi muratori oligarchici (in quel momento, comunque in posizione di maggior forza, per la prima volta a partire dal ’700) in una traiettoria di democrazia a liberalismo da implementare in tutta l’ecumene globale.
Dopo di che, se un uomo come Gioele Magaldi, che appartiene alla UR-LODGE progressista più antica e autorevole di tutte (la “Thomas Paine”, la stessa in cui furono iniziati i più bei nomi del milieu libero-muratorio democratico, libertario, radicale e socialisteggiante del XIX e XX secolo: Mazzini, Garibaldi, Stuart Mill, Herzen, Lassalle, Blanc, Bernstein, Schaw, Dewey, Hobhouse, Keynes, Beveridge, E. Roosevelt, Schmidt, H. Wilson, Rawls, Schlesinger Jr., etc.), insieme ad altri fonda un “Grande Oriente Democratico” e si appresta a nuove, clamorose, fondazioni di nuove entità massoniche limpide, solari e “combattenti” sul fronte italiano ed euro-occidentale, evidentemente “la benemerita vecchia guardia” dei massoni progressisti aveva bisogno di una svegliata e di uno stimolo a rigenerarsi, con rinnovata forza e vigore. Siamo fieri, noi che operiamo attorno al fratello Magaldi, di aver avviato, proprio dall’Italia, questa epocale opera di risveglio e di imminente Risorgimento/Rinascimento della formidabile tradizione della Massoneria Progressista. Ma la lotta contro gli “altri”, i dichiaratamente reazionari e neo-aristocratici, ma anche la palude ignava dei “moderati” che ancora non prendono posizione- e dunque avvantaggiano de facto l’egemonia latomistica oligarchica- sarà lunga e dolorosa. Ad maiora, per ulteriori e migliori esplicazioni. Fra’ Cazzo da Velletri
Mi fa piacere vedere che c’è una certa apertura mentale nelle vostre valutazioni anche, se permetti, negli anni ’70 e ’80 ho avuto diretta percezione del sentiment della borghesia massonica e non mi era parso che fosse del tutto progressista.
Forse vi potrebbe essere utile capire il punto di vista di chi è esterno al vostro ambiente; si fa un po’fatica a separare nettamente fra massoni democratici e reazionari nel senso che sembrate comunque far parte dello stesso mondo e, come ho detto, una gran parte della spinta “normalizzatrice” dopo i tumulti degli anni sessanta e settanta, incluso il sostegno a una visione più dirigista della società, alle privatizzazioni etc etc, è venuta proprio da ambienti massonici.
Mi ricordo una certa persona di un certo livello che mi confidò che in una riunione aveva suggerito di “scegliere” Berlusconi perché era una persona che incarnava i peggiori difetti degli italiani.
Siamo in questa situazione perché una parte della borghesia si è preoccupata in primo luogo di rimettere “ordine” probabilmente anche per il non nobilissimo morivo che sentiva di rischiare la propria rendita di posizione.
Anche i radicali: hanno condotto splendide battaglie civili ma sono stati fra i fautori del liberismo rampante e ricordo benissimo l’atteggiamento bellicoso di Capezzone al momento di dichiarare guerra all’Iraq. Ha voglia Pannella oggi a cercare di metterci una pezza dicendo che lui era per l’esilio di Saddam; lo stesso Bordin ha avuto dei seri screzi a causa della linea del partito in quell’occasione proprio perché si è reso conto che la posizione della sua formazione politica non era stata limpidissima.
Quindi vedo dell’ottimo nelle vostre idee ma ritengo che sarà necessaria una fervida opera di dialogo con gli “esterni” per ricostruire una storia in cui ci si riconosca tutti e che serva di base per un progetto nuovo aperto ad altre aree politiche e al recepimento di opinioni diverse dalle vostre.
Certamente se, come stai annunciando, davvero si sta preparando una risposta internazionale al tentativo dei reazionari sarebbe una cosa entusiasmante alla quale sarei contentissimo di partecipare.
Spero che esca al più presto la bozza di programma della ER e soprattutto che nasca un appassionato dibattito fra i lettori di questo blog.
Caro Davide, non hai centrato il punto. Lo scontro tra le varie anime della Massoneria è secolare ed esiste a prescindere dal campo di battaglia europeo attuale (dove, comunque, sinora è mancato un vero contrattacco libero-muratorio progressista, per mille ragioni storiche e pragmatiche, che gradualmente appariranno chiare all’opinione pubblica, sia grazie all’azione dell’Associazione “Eleanor Roosevelt”- che invece di tale contrattacco, da un punto di vista genericamente progressista, ma non massonico né paramassonico, cercherà di essere protagonista- che grazie alla pubblicazione dell’opera Massoni. Società a responsabilità illimitata. I massoni democratico-progressisti, dal 2009 ad oggi, nell’area euro-atlantica, hanno soprattutto giocato di rimessa, tentando di sabotare il “golpismo bianco” neo-aristocratico in atto. Nella prossima fase, massoni democratico-progressisti e Popolo Sovrano, anche grazie al trait d’union dell’Associazione ER, dovranno attaccare, oltre che difendersi o sabotare/rintuzzare l’altrui opera di involuzione neo-oligarchica). Ma quello che Toscano ha inteso sottolineare nel suo pezzo odierno, è proprio il carattere fittizio, manipolatorio e non sostanziale del presunto conflitto tra Germania, Olanda, Finlandia, etc. e le intenzioni politiche di Renzi. Intenzioni politiche che, ad una valutazione più accorta, appaiono del tutto innocue, inoffensive e niente affatto perturbatrici di quel paradigma truffaldino di “austerità espansiva”, tanto caro proprio a coloro che si servono di esecutivi kapò e ancillari come quello tedesco, quello olandese e quello finlandese, per implementarlo pervicacemente. Ciao. Fra’ Cazzo da Velletri
Ok cmq che tristezza…Vorrei però chiederti una cosa: come mai( e non è la prima volta che accade) ci sono questi finti scontri ovvero cosa si vuole ottenere e per quale motivo si ricorre a tale espediente? Ciao
Ma, caro Davide, il finto scontro serve appunto ad imbambolare, confondere e manipolare l’opinione pubblica. Se Jens Weidmann si comporta come un cattivissimo falco, Wolfgang Schäuble, Angela Merkel, Mario Draghi, etc., possono anche permettersi di apparire dei falchi moderati, al confronto, e Renzi ci fa un figurone, nel contrapporsi -genericamente, astrattamente e soltanto a chiacchiere- al presunto “attacco ornitologico” dei cattivoni tedeschi. Così, in base al principio che due spinte uguali e contrarie si neutralizzano a vicenda, tutto rimane uguale e statico, mentre lo spettatore/cittadino medio, subdolamente manipolato, ha l’impressione del dinamismo e della spinta al cambiamento. Ciò premesso, non è più tempo di rattristarsi, Piuttosto, se ne hai la volontà, il coraggio e la passione civica, tu e tutti coloro che vogliono davvero trasformare l’esistente, preparatevi ad “arruolarvi” nell’Associazione “Eleanor Roosevelt per il Socialismo Liberal”. Fra poco ve ne sarà data l’occasione. Non la sciupate. Un caro saluto. Fra’ Cazzo da Velletri
Caro Pierluigi, non mi pare che Francesco Maria Toscano, nel suo articolo, abbia scritto quello che tu paventi.
Egli si è limitato a demistificare la portata del discorso di Renzi. Tutto qui. La questione che poni tu, invece, la si valuterà sul campo e non dalle vane chiacchiere o da posizionamenti velleitari di tale o tal altro personaggio del PD o del PSE, nel corso di battaglie ideologiche e politico-economiche imminenti…
Ciao. Fra’ Cazzo da Velletri
Caro Fra’ Cazzo da Velletri ( nel caso di ripetuti riferimenti a te, se permetti, ci citerò come FCdV ), il mio commento, provocatorio, esprime comunque una necessità umana di base. Avere un’idea della situazione di partenza ovvero sia fare la conta e valutare o avere la possibilità di conoscere se nei suddetti schieramenti via siano politici che abbiano l’intenzione di cambiare questo stato di cose. E nel caso affermativo, quanti. Certo, non è saggio dividere le persone in bianco ed in nero. Potrei riformulare la domanda in questo modo : Quanti tra gli attuali 408 eletti del PD e i 190 del PSE hanno espresso l’intenzione di cambiare il “regime di austerità attuale”.
Permettendomi un momento di fantapolitica ” Renzi al Parlamento Europeo : Signori abbiamo scherzato. Fino ad oggi, avete avuto a che fare con indegni rappresentanti del Popolo Italiano che hanno firmato ogni amenità nel nome del Popolo Sovrano traendolo in inganno. Ebbene miei cari Signori, da oggi l’Italia non rispetterà nessun Trattato che vada contro la Libertà del notro Paese e i Principi della nostra Costituzione. Chiedo altresì ai Rappresentanti ed ai Cittadini di Spagna, Portogallo, Gracia … di associarsi a Noi per cambiare rotta a questa Europa che sacrifica le Genti in nome dell’intersse di pochi. Grazie, la Battaglia è iniziata.”
Bene, caro Pierluigi, hai centrato il problema. Il fatto è che, ad oggi, Renzi non si è messo nella traiettoria del tuo icastico discorso di fantapolitica. E, molto probabilmente, non ci si metterà mai, svolgendo piuttosto, finché durerà il suo bluff, un abile ruolo di incantatore di serpenti. Il ruolo di chi, da un lato dice di voler cambiare molto (alimentando speranze ed entusiasmi mal riposti), dall’altro, gattopardescamente, nulla intende cambiare. Limitandosi solo a divenire un uomo molto ricco, grazie a laute tangenti future- raccolte da amici molto esperti del ramo- sulle privatizzazioni prossime venture e ad incarichi privati post-politici come quelli che furono a suo tempo garantiti e poi effettivamente dati sia a Tony Blair che a Gerard Schröder (cui non per caso Renzi si richiama spesso e volentieri). Per altro verso, non essendo mediamente dei “cuor di leone”, anche quei parlamentari italiani ed europei del PD e/o europei del PSE che parteciperebbero volentieri ad una svolta neo-democratica, neo-rooseveltiana e anti-austera sullo scenario italico e continentale, sono confusi dalla retorica renziana. E attendono gli sviluppi della sua epopea…I cui esiti non sono comunque scontati…Infatti, qualora Renzi rinunciasse al suo destino di futuro, ricchissimo nano politico, passato alla storia per uno dei più grandi bluff mai rappresentati all’opinione pubblica, e viceversa trovasse il coraggio e la grandezza d’animo di combattere una buona e giusta battaglia accanto ai “veri progressisti”(massoni e non), allora lo scenario cambierebbe radicalmente…e il tuo discorso di fantapolitica diventerebbe non solo possibile, ma anche molto probabile…Staremo a vedere… e ad operare… Di certo, la partita è in corso e, Renzi o non Renzi, i neo-aristocratici e i reazionari “non prevalebunt”, come non hanno mai prevalso in tutti i loro (pur sanguinosissimi, feroci e forieri di gravi danni per gli abitanti del pianeta) tentativi, consumati nel corso del XX secolo. Ciao. Fra’ Cazzo da Velletri
Caro FCdV, avevo il “sospetto” che gli attuali eletti nel PD/PSE non fossero dei temerari guerrieri della Democrazia in trepidante attesa di levare gli stracci e mostrare le luccicanti armature. Forse, e lo spero, hanno bisogno di un Faro che gli ricordi la direzione, Giustizia Sociale per es., che hanno perduto nella loro prassi politica. Alla prossima