Carissimi amici, sono felice di comunicarvi che continua ad aumentare ad un ritmo sostenuto il numero dei cittadini disposti ad impegnarsi attivamente all’interno della costituenda associazione E. Roosevelt. L’evento in programma per mercoledì 20 Agosto a Gioia Tauro, inoltre (“sala Fallara”, Piazza Municipio, ore 18), si preannuncia molto partecipato. Colgo una piacevole euforia intorno alle nostre proposte, unita alla diffusa consapevolezza circa l’importanza di un nuovo impegno politico dal basso. Molti amici e simpatizzanti saranno presenti all’evento pur partendo da luoghi lontani, trascinati da una sana passione che non si abbatte né conosce ostacoli. Ad ulteriore riprova circa la giustezza e la lungimiranza del percorso che ci siamo dati, cominciano poi ad affacciarsi anche sul blog alcuni saltuari mestatori, avvelenatori di pozzi per professione sempre pronti a tentare di arrestare il cambiamento al fine di consolidare nascostamente gli equilibri di potere dominanti. Non tutto il male viene però per nuocere, dal momento che anche le maldicenze vomitate da alcuni ascari provocatori ci consentono di precisare meglio a beneficio di tutti alcuni aspetti del nostro limpido agire ed operare. Preliminarmente è bene che sappiate che Il Moralista non è né uno spazio contemplativo, né un rifugio telematico predisposto ad uso e consumo di pensatori in rotta con il mondo. Il Moralista è uno spazio informativo che prepara ed invita all’azione, individuale e collettiva, al fine di trasformare le buone suggestioni in buone opere e le buone opere in buoni esempi. Chiaro? Quindi, coloro i quali dovessero trovare limitante e provinciale l’agire anche in un’ottica territoriale e di prossimità sono totalmente fuori strada. Non per questo, naturalmente, eviteremo in futuro di offrire alcune chiavi di lettura intorno alle più complesse questioni geopolitiche che la contingenza ci proporrà. Tanti offrono buoni spunti astratti senza preoccuparsi di organizzare concretamente una linea di pensiero. Altri, invece, si organizzano su basi confusionarie senza avere un’idea chiara su cosa fare e cosa proporre. Noi, iscritti all’anagrafe degli aspiranti costituenti dell’associazione E. Roosevelt, sappiamo invece sia cosa andrebbe fatto, sia come aggregare e cristallizzare pratico consenso intorno ad una linea di pensiero forte ed articolata. Per questo facciamo paura e per questo in tanti tenteranno senza fortuna di boicottarci sul nascere. Gente senza morale, né etica, né fantasia, proverà a sporcare le nostre iniziative utilizzando armi scariche e logore ma, al fine di prepararvi meglio, intendo anticiparvi tecniche e modelli diffamatori che con ogni probabilità utilizzeranno contro di noi. Pochi temerari cercheranno di contestare nel merito le nostre idee, keynesiane, rooseveltiane, redistributive e improntate al rispetto dell’uguaglianza e della giustizia sociale; gli altri, la maggioranza, la butteranno in caciara. Come? Presto detto. Gioele Magaldi, uomo lucido e colto, è una fonte inesauribile di idee. La sua presenza, in qualità di ispiratore e promotore dell’Associazione, è garanzia di profondità, forze e originalità di pensiero. Gioele Magaldi, però, è anche un massone a viso aperto, e, per quanto secolarizzata, l’Italia è ancora popolata da tanti bigotti pronti ad agitare spettri per semplice ignoranza o per interessata commissione. Quindi, nonostante il nostro impegno nel rivendicare e pretendere da tutti gli iscritti e i partecipanti il massimo della trasparenza, alcuni useranno lo spauracchio “massonico” per spaventare le folle. Sappiatelo. In secondo luogo, essendo io meridionale, per giunta calabrese, per giunta di Gioia Tauro, in tanti non resisteranno alla tentazione di evocare saltuariamente il “fantasma ‘ndranghetista”. Si tratta di un cliché abusato ma in parte ancora efficace, in passato meschinamente usato anche da uomini anticonformisti e brillanti come Paolo Barnard (clicca per leggere). In ogni caso, questo secondo aspetto mi consente di precisare un aspetto rilevante. Io non credo che la politica si faccia con il casellario giudiziario in mano. Anzi, l’idea di costruire una specie di “bipolarismo morale” formato da un polo degli onesti da contrapporre a quello dei presunti corrotti mi ripugna alquanto. Questa mistica sulla crisi figlia dell’illegalità, imperante da un ventennio a questa parte, rappresenta la summa dell’agire reazionario, oligarchico e neo-aristocratico che intendiamo combattere. Non siamo alla ricerca di puri vendicatori pronti a sguainare la spada di luce per decapitare ed estirpare il vizio dal cuore dell’uomo. Queste malsane pulsioni le lasciamo volentieri ai tanti esaltati endemicamente raggirati dal tribuno di turno. Noi, come Diogene, cerchiamo l’uomo, con le sue luci e le sue ombre, i suoi slanci e le sue piccinerie, accostandoci a tutti e a ciascuno con fare amorevole, paziente e tollerante, sapendo che anche nell’uomo migliore c’è un barlume di tenebra così come in quello peggiore esiste una fioca fiammella di luce. Alle volte i “grandi peccatori”, penso a S. Paolo o S.Agostino, si trasfigurano in “grandi santi”.
P.s. Per entrare a far parte dell’anagrafe degli aspiranti costituenti basta inviare una mail al mio indirizzo di posta elettronica (f.toscano79@libero.it)
Francesco Maria Toscano
16/08/2014
[…] Source: L’ASSOCIAZIONE E. ROOSEVELT CRESCE E I MESTATORI SI METTONO ALL’OPERA […]
Complimenti per l’articolo. Ho gradito l’espressione Ascari provocatori. Ho dimestichezza in politica e altresì ho imparato sulla mia pelle che ciò che all’apparenza parrebbe negativo, come per incanto, diventa positivo.
Mi spiace assai, non poter presenziare all’evento.
Lunga vita e ad maiora.
A di là dell’effettiva presenza o meno in questo blog di disturbatori di professione mossi da secondi fini, mi sembra alquanto naturale, in una dialettica costruttiva, aprire dibattiti utili alla chiarificazione di tematiche quantomai cruciali. Spero non venga considerato un’atto disfattista (o peggio ancora l’azione destrutturante di qualche bigotto ignorante e fuori di senno) il porre l’accento su una considerazione che talvolta è comparsa su questo blog, ossia quella relativa al propugnato manicheismo infra-massonico (fra buoni e cattivi) che viene invece da alcuni additato quale operazione di imbellettamento (un po’ sullo stile good-bad company da cui anche la politica ha recentemente attinto). In secondo luogo comprendere se la costituenda ER miri di fatto a divenire una sorta di entità paramassonica, o un braccio operativo di progettualità generate in altri consessi più o meno occulti. In terzo luogo trovo abbastanza confusa l’ultima parte di questo post, dove quasi sembra di capire che la legalità non sia condizione necessaria.
Detto ciò, ricordando che chi domanda non fa peccato, eviterei di agitare lo spettro dei provocatori di mestiere quando esiste il dialogo e le idee di tutti credo debbano essere rispettate (quelle dei poco secolarizzati non meno di quelle dei “presunti corrotti”) nell’ottica di un confronto proficuo e scevro di dogmi imposti dall’alto. I gufi, o Ascari, li lascerei a Renzi.
La legalità che è un optional ha sorpreso anche me.
Se la prenderanno coi mestatori.
Attenti a non confondere la “legalità” con il “diritto”. Per cogliere in profondità il senso della distinzione proposta, rimando alla attenta lettura del seguente articolo http://www.ilmoralista.it/2013/12/23/luomo-saggio-e-giusto-non-confonde-la-nobilta-del-diritto-con-i-limiti-di-una-burocratica-legalita/
Caro Francesco,
qualche giorno fa notavo un tuo intervento su facebook in risposta ad un signore che si rivolgeva a Domenico Latino. Non ricordo il nome di costui, e non intervenni perchè la bacheca in cui si è svolta la discussione non era tra i miei contatti.
Orbene, tale signore, che si vantava di essere un giornalista di cronaca con esperienza trentennale presso testate nazionali, scrisse imprecisioni e insinuazioni al limite della calunnia nei confronti dell’associazione Eleanor Roosevelt, fece un pò di confusione a proposito del New Deal originale e fu per questo giustamente da te rintuzzato.
Nello stesso intervento, però, il signore pose due punti che, a mio avviso, sarebbe da folli ignorare. Le considerazioni erano a proposito del New Deal per la Calabria e del lungomare Gioia-Palmi, ma possono essere generalizzate (in ottica glocal, appunto).
Il primo punto è su come implementare un New Deal in un territorio (Calabrese->Italiano) e in una società dove sembra che qualsiasi attività economica “reale” passi per le cosche, i clan e le ndrine, i cui mercati in cui operano sono più infeudati che liberi.
Il secondo era a proposito di priorità, raccontava di come l’area soffra duramente a causa della mancanza di un ospedale, accennando alla differenza occupazionale relativa alle due infrastrutture (più stagionale quella associata ad un lungomare, più duratura quella associata all’ospedale).
Mi sembrava giusto evidenziare queste questioni; aggiungo solo che, essendo convinto della natura avanguardista della nostra costituenda associazione, presumo che tra i suoi padri fondatori ci sia sicuramente chi si sarà già posto questo tipo di problemi e avrà cominciato a lavorarci su.
Un caro saluto a tutti i lettori con l’augurio di un ottimo lavoro in vista dell’evento di Gioia Tauro
ma non si potrebbe fare a Roma che è al centro, piu facile da raggiungere dalle varie regioni italiane ? ?
Caro Francesco Toscano,
ho trovato un articolo davvero succoso e interessante… (almeno per me comune “non lettore” del Financial Times).
Ripreso da la Stampa, il Financial Times e Martin Wolf se ne escono così:
“Cosa bisognerebbe fare? Riservare esclusivamente allo stato il potere di creare denaro”, propone Wolf. Ed è la risposta massima La minima – dice – sarebbe rendere molto più stretta la regolamentazione sulle banche (e chissà che non sia questo il vero obiettivo del commentatore: ammorbidire le banche riottose, minacciandole).
Alle banche private verrebbe lasciata la funzione di intermediazione tra risparmiatori e investitori/mutuatari, la custodia dei depositi, i pagamenti.
La moneta tornerebbe ad essere un bene pubblico.
Svela anche una cosa che i più informati sanno, ovvero che le banche prestano denaro creato dal nulla, non certo dei depositanti.
I crediti creano il risparmio.
“Spogliare le banche private del potere di creare denaro”.
Questo l’esordio: “Stampare banconote false è illegale ma creare denaro privatamente non lo è. L’interdipendenza fra lo stato e i business che fanno proprio questo è la fonte molta dell’instabilità delle nostre economie. Potrebbe – e dovrebbe – finire”.
http://dannicollaterali.altervista.org/ridurre-debito-disuguaglianzebasta-togliere-alle-banche-potere-creare-moneta-dal-nulla/
Che ne pensi?
Su queste basi non si arriverebbe ad una rivoluzione forse ancora più forte di quella Roosveltiana?
Caro Gianluca; concordato di non interferenza tra il nuovo Stato e il potere economico- finanza. Cosa voglio dire; capitasse che una banca non è in grado di stare nel mercato è un suo problema e il medesimo problema non divenisse problema del Popolo.
D’altro canto, possiedo un negozio, libri rari antichi e quant’altro, e, di fatto, non sono in grado di gestirlo chiudo il medesimo negozio e le perdite sono un mio problema e non un problema del popolo. Chiaro!
Lunga vita.
Non c’è un’unica ricetta o una sola formula migliore di altre che possa garantire di uscire dalla crisi economica e politica che attanaglia da anni l’Antico continente. Quello di cui parli è il famigerato principio dell’indipendenza delle banche centrali dallo stato (che portò già nel lontano 1981 al divorzio fra banca d’Italia e Ministero del Tesoro nel percorso di avvicinamento dell’Italia all’unione monetaria, proposta prima con lo SME, fallito tragicamente, riproposto poi con l’euro). Da quando si è sancito questo principio (anche nei trattati europei), le banche centrali, in sostanza, non sono più obbligate all’acquisto dei titoli del debito pubblico, che straordinariamente possono essere invece acquistati nel mercato secondario dopo la prima immissione nei mercati finanziari privati (come fece Draghi dal 2011). Ma anche riassegnando alla BCE il ruolo di prestatrice di ultima istanza, non si potrebbero evitare gli squilibri macro-economici dell’eurozona. Neanche se questa misura fosse abbinata ad un new deal rooseveltiano, come sembra proporre la costituenda ER. Non si può pensare che basti una vera BCE o che basti sforare i parametri del debito o del deficit per rilanciare i consumi e quindi l’economia. Purtroppo la rigidità del cambio e la moneta forte EURO deprime la nostra capacità di esportare, mentre rafforza i paesi come la Germania. Il risultato è che i paesi euro-mediterranei si sono indebitati (debito privato) fortemente con i paesi centro-europei, per acquistare i loro prodotti. Noi Italiani acquistiamo beni e servizi dalla Germania e paesi satellite con i soldi che non abbiamo, che ci prestano la stessa Germania & C. Ci siamo indebitati fortemente con l’estero importando beni dall’estero, ricevendo capitali dall’estero. Questa situazione non poteva durare, sicché ci hanno chiuso i rubinetti del credito. Ora l’unico malefico strumento per ridurre gli squilibri è aumentare la disoccupazione, ridurre i redditi, ridurre i consumi interni e proseguire con l’austerità di bilancio. Ricette di segno contrario provocherebbero un ulteriore aggravarsi dell’indebitamento estero, in quanto se ci ritroveremo più soldi in tasca riprenderemo a comprare dall’estero (es: dalla Germania) e lo spread potrebbe ritornare alla soglia che ha determinato la caduta/cacciata del governo Berlusconi o al peggio potrebbe provocare il commissariamento dell’Italia, come avvenuto in Grecia. Troverei più coerente abbandonare la moneta euro, ripudiare il principio dell’indipendenza della banca centrale e rilanciare un new deal rooseveltiano. Ma nel caso non si volesse proprio uscire dall’euro, per non so quale caspita di motivo, bisognerebbe costringere i paesi centro-europei (in primis Germania) a rilanciare i propri consumi interni aumentando i loro redditi, creando più inflazione nei loro paesi, in modo tale che facciano da traino e da sbocco dei mercati dei paesi in crisi. Inoltre, se si accettasse il principio del pareggio di bilancio in ciascuno dei paesi membri UE, si dovrebbe anche accettare che il bilancio federale comunitario sia notevolmente più cospicuo (nell’ordine di almeno il 30% delle risorse pubbliche complessive), con un debito comune, da cui si deve poter attingere per trasferire risorse verso i paesi in crisi. Quest’ultima in particolare è un’ipotesi che politicamente è assai improbabile si verifichi nei prossimi anni, anche perché presuppone un dicastero del tesoro comunitario, un’Europa federale e il controllo democratico delle istituzioni che hanno poteri di vigilanza e controllo sulla spendita delle risorse comunitarie. Ricordo che l’ultimo bilancio comunitario, anziché dotarsi di maggiori risorse, è stato sensibilmente ridimensionato: questo è un segnale politico di non poco conto. Queste misure che ho accennato potrebbero, forse, rendere più stabile la zona euro (anche se non proprio desiderabile l’euro), anche se restano irrisolti e incompiuti la maggior parte dei processi d’integrazione europea e del mercato unico che renderebbero l’Europa una vera opportunità per i paesi membri, per esempio, per la mobilità dei lavoratori intra-UE. Detto ciò, mi è difficile capire come si inquadra in questo contesto la costituenda associazione e le iniziative di rilancio di un new deal in varie aree del territorio nazionale, ad iniziare da quello calabro.
La panacea da tutti i mali ma un puro sogno! i pochi governanti che ci hanno provato anche concretamente e solo in minima parte, fra essi Kennedy e Moro, sappiamo che fine hanno fatto. Sarei molto curioso di sentire l’opinione dei massoni progressisti, ma ho come l’impressione che si tratti di un dogma imprescindibile.
Aleale, ma perché non vai a leggere qualcosa sul sito di Grande Oriente Democratico? Lì di opinioni dei massoni progressisti ce ne stanno un sacco. Anzi, ti dirò di più: Grande Oriente Democratico è un movimento massonico d’OPINIONE!
Leggo regolarmente il sito del GOD, tuttavia non ho mai trovato, o forse mi sono sfuggite, posizioni che rivendicano una riforma monetaria globale e la proibizione alle banche private di stampare e prestare denaro.
Insisto la storia è storia e il futuro è futuro. Insisto, non c’è miglior Stato senza prendersi cura definitivamente del rapporto limpido, responsabile col potere economico-finanza.
La nostra è una guerra fondata sulla cultura, indi parliamo di una visione ben precisa e di un passato ormai facente parte della storia che studieremo tra una decina d’anni.
Non è un dogma è realtà, responsabilità e come disse Rougemont; amore verso il popolo.
Lunga vita e ognuno si prenda le proprie responsabilità.