imagesZD5TJPH7Da più parti si sente dire che è oramai insostenibile lo scollamento esistente fra “popolo ed élite”, onde per cui è necessario intervenire immediatamente. Questa analisi mi fa letteralmente venire l’orticaria. Chi possiede l’autorità per dividere l’umanità in nuovi patrizi e nuovi plebei? Qualche “columnist” da strapazzo forse? Il male, prima che nella risposta, è insito nella domanda. Far credere che esista in natura una “supercategoria” composta da uomini (ovvero le “élite del ciufolo”) che dovrebbero essere più generosi con la massa/marmaglia per realizzare così meglio i propri luridi interessi di accumulazione capitalistica è prassi indegna, meschina e vomitevole.  Gli uomini sono tutti uguali cari lestofanti con la penna, e le vostre cosiddette “élite” altro non sono che vili congreghe composte da usurpatori da strapazzo destinati prima o poi a fare la stessa fine delle “élite” aristocratiche ripetutamente prese a calci in culo dalla Rivoluzione francese in avanti. Bene fanno le vostre “élite” a forzare la mano, aumentando volutamente  a dismisura i livelli di povertà, indigenza e disperazione che oramai  opprimono dappertutto le vite dei più deboli. Così facendo le “élite” liberano energie per secoli rimaste in sonno, pronte  a manifestarsi improvvisamente e di soprassalto per fare giustizia in un sol colpo di tutte le nefandezze compiute negli ultimi decenni. Una rabbia intrisa di amore per la giustizia e per la libertà pervaderà presto l’anima e il corpo di una umanità orgogliosa e ferita, formata da cittadini consapevoli che credono nell’uguaglianza e nella fraternità,  non più disposti a vivere sotto il giogo di una autonominatasi “èlite globale” che rimarrà tale solo fino a quando qualcuno continuerà verbalmente a riconoscerne l’esistenza. C’è una legge che nessuna fumosa alchimia può eludere: i pochi possono sfruttare i molti solo dividendo il campo di questi ultimi. La priorità deve perciò essere quella di arare il nostro campo, formato da uomini e donne soffocati da un sistema anonimizzante e sconosciuto. Non bisogna più utilizzare immagini “neutre” per definire lo stato dell’arte. Non bisogna cioè dire né pensare frasi tipo “adeguiamoci ai ritmi imposti dalla crisi nella speranza che passi presto”, quanto “prepariamoci a contrastare con ogni mezzo gli attacchi terroristici predisposti dalle grandi banche d’affari, attuati con cinismo da un manipoli di esecutori materiali come Mario Draghi e Wolfang Schaeuble”. Abituiamoci inoltre a ragionare in termini semplificati e orgogliosamente “populistici”, perché l’ingiustizia che la semplice osservazione della realtà offre è così palese da rendere qualsiasi sottigliezza argomentativa niente altro che “prassi sofistica” furbescamente utilizzata per la conservazione dell’esistente. Esiste chi ha troppo e chi non ha niente. Pochi hanno troppo, e troppi non hanno niente. I pochi che hanno troppo sono nemici in re ipsa di tutti quelli che hanno poco o niente. Basterebbe sedimentare in profondità un simile pensierino da quinta elementare per cambiare durevolmente gli equilibri del mondo in cui viviamo. Non a caso “le èlite del ciufolo”, ovvero i nemici del popolo proprietari di grandi banche e mezzi di informazione, tendono sempre a suscitare nell’animo dei subalterni sentimenti di auto-colpevolizzazione e innocua commiserazione. Questo volgare artifizio, nella mente dei noti miserabili meglio conosciuti come “élite”, serve per trasferire dai pochi ai molti la responsabilità dello sfacelo. Il messaggio semplificato che i media venduti ed assassini veicolano per conto dei padroni ( sempre le solite élite di merda, ndm) è più o meno questo: “siete poveri, disperati, disoccupati e tristi perché in passato avete vissuto irresponsabilmente come le famose cicale di Esopo. Ben vi sta”. Una simile retorica sterilizza la voglia di reagire delle masse, favorendo la sedimentazione di un sorta di apatia diffusa che costituisce la fortuna delle oligarchie dominanti. Le cose cambieranno quando la gran parte dei cittadini imparerà ad estroflettere la rabbia distruttiva ed indomita che le politiche assassine attuate dalle classi dirigenti giocoforza richiamano.  A quel punto, finalmente smascherate e derise, le “élite” se la daranno a gambe levate, consentendo l’immediata spartizione fra i molti di quelle immense fortune prima appannaggio di poche dinastie di sfruttatori. Per migliorare le condizioni di vita materiali dei poveri bisogna preliminarmente puntare il dito contro chi è troppo ricco. Sembrerebbe una ovvietà alla “Catalano” di “Indietro Tutta”. E, invece, nel tempo dell’orwellismo dilagante, è utile ripetere all’infinito concetti basilari senza mai dare nulla per scontato.

    Francesco Maria Toscano

    7/02/2016

    Categorie: Editoriale

    4 Commenti

    1. Andrea scrive:

      E’ il famoso concetto della meritocrazia impostato dall’elitè affinchè si crei una guerra per il lavoro, o qualsiasi tipo di iniziativa presa… Penso che lo scopo di questa elitè è creare una guerra. Qualsiasi tipo di intervento è mirato a scoppiare liti (lavoro, economia, politica, religione)… I mass media ed i cosiddetti pennivendoli (compresi i direttori) prendono 7000 Euro al mese, sono meritocratici????

      Andrea

    2. […] il Moralista Da più parti si sente dire che è oramai insostenibile lo scollamento esistente fra “popolo ed […]

    3. Maurizio scrive:

      A proposito del “sovrano”, guarda un po’ che ti combina il reuccio-buffone di Rignano:

      http://www.imolaoggi.it/2016/02/12/blitz-di-renzi-i-mari-sardi-piu-pescosi-sono-stati-ceduti-ai-francesi/#comment-62895

    4. Toni scrive:

      Commento sulla carta dei valori.
      Il “settore STATALE” non “pubblico” poiché tra il ‘pubblico’ si includono i cittadini privati. Ai vari MINISTERI statali si devono abbinare le varie mansioni con le corrispettive INDUSTRIE eliminando per sempre la pratica corruttrice degli appalti e subappalti a industrie private. Soltanto cosi’ si potrà bilanciare la forza lavorativa italiana in SETTORE STATALE e SETTORE PRIVATO, dopodiché sarà possibile emettere in circolazione la cartamoneta creata dal nulla dallo Stato, ma AVVALORATA dal LAVORO del settore statale a ZERO tasse per tutti. Mai dimenticare che lo Stato è una “fattispecie giuridica” che non dovrebbe sentire né ricchezza né povertà. Il grande Auriti è il solo ad aver capito profondamente il sinallagma, che è un compromesso che deve avvenire tra Stato e Popolo. Un compromesso dove AMBEDUE i settori rinunciano allo SCAMBIO di proprietà tangibile sulle infrastrutture e servizi pubblici. Questo compromesso fu percepito anche dall’ On. Luigi Einaudi, membro dell’ Assemblea Costituente, pagina 3939, Art. 41. La Modern Money Theory non mantiene questo compromesso e finché non si separeranno anche le industrie che non permettono né competitività né concorrenza, cioè monopolistiche per insita natura, avremo sempre lotte alla disuguaglianza. Stiamo appena riparando i danni creati dal Comunismo e allo stesso tempo cominciamo a vedere i danni creati dal Capitalismo; qualcuno sta sovvertendo il Socialismo che non è una ideologia, ma è un ‘comando’ imposto ripetutamente dalle leggi fisiche della Natura su tutti i popoli del mondo.

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    "nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti ma raramente dei moralisti che non erano farabutti." (Indro Montanelli)


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    1 Commento

    • Chi è il moralista

      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

    • Cos’è il moralista

      Sito di approfondimento politico, storico e culturale. Si occupa di temi di attualità con uno sguardo libero e disincantato sulle cose. Il Moralista è un personaggio complesso, indeciso tra l'accettazione di una indigeribile realtà e il desiderio di contribuire alla creazione di una società capace di riscoprire sentimenti nobili. Ogni giorno il Moralista commenterà le notizie che la cronaca propone col piglio di chi non deve servire nessuno se non la ricerca della verità. Una ricerca naturalmente relativa e quindi soggettiva, ma onesta e leale.

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