I massoni globalisti, oramai in piena crisi di panico, non hanno trovato di meglio da fare se non puntare il dito contro Julien Assange, celeberrimo fondatore di wikileaks accusato di essere nientemeno che “un nemico dell’Occidente”. Accidenti. Il New York Times, uno dei pochi randelli mediatici che ancora gode di un minimo di credibilità, ha pubblicato un’inchiesta volta presuntivamente a demistificare la vera natura del noto impiccione australiano, dipinto come una specie di avamposto russo manovrato per colpire i sacri valori del “mondo libero”. Gli autori di questo surreale scoop non mettono in discussione l’autenticità delle notizie veicolate da Assange, preferendo gettare vaghi e non provati sospetti nella speranza, vana e patetica, di riuscire a demolire il personaggio Assange presentandolo alla stregua di un irriducibile “nemico della Patria”. Si dà però il caso che questo tipo di approccio, volto a mostrificare la persona per bypassare il merito delle contestazioni, sia in voga proprio presso quei popoli che gli illuminati giornalisti del New York Post guardano con un misto di fastidio e ribrezzo. “E’ la stampa bellezza!”, direbbe l’insuperato Humphrey Bogart nel famoso film “L’Ultima minaccia” del 1952. Ma il problema è proprio questo. Agli incappucciati d’élite la libertà di stampa piace quando è a senso unico; piace cioè fintantoché il sistema- formalmente plurale- crea dialettiche fasulle che si concentrano solo e soltanto sulle questioni di contorno. Per esempio, dando per assodato che nessuno può mettere per davvero in discussione l’adozione di politiche economiche recessive care alla Germania, il sistema massonico-mediatico provvederà allora a dare vita a finti tormentoni che sprigionano fumo e blindano l’arrosto: “quanta flessibilità l’Europa può concedere all’Italia?”, intorno ad una domanda sbagliata in radice come questa si articolerà perciò di conseguenza un dibattito che è già viziato e manipolato in partenza. I giornali di sistema formalmente progressisti scriveranno che “ci vuole più flessibilità per non strozzare la già debole crescita”, mentre quelli conservatori “insisteranno nel denunciare i pericoli insiti nel ritorno di una finanza allegra che alla lunga condanna le giovani generazioni”. Fatti salvi simili presupposti qualcuno si sforzerà infine di costruire hegelianamente una adeguata sintesi. Questo modello i padroni del vapore lo chiamano senza arrossire “democrazia” e “libertà di pensiero e di espressione”. Che succede però quando pochi sognatori, senza grandi mezzi né denari, riescono a ribaltare il paradigma dominante opponendo la forza della nuda verità alle artate, luciferine, sapienti e costanti menzogne cucinate dal “mainstream”? Succede che i campioni della “libertà d’informazione” e “dei diritti umani” si trovano finalmente costretti a gettare la maschera, disperati fino al punto da ricorrere a tesi ed argomenti prima archiviati con fastidio e alterigia alla voce “complottismo” e “cospirazionismo”. Ricordate il pezzo ridicolo pubblicato qualche tempo fa da un “giornale serio” (si fa per dire) come il Corriere della Sera che spiegava al popolo bue come quel cattivone di Putin stesse mettendo a punto un marchingegno diabolico destinato nel prossimo futuro a controllare le menti delle masse? (clicca per ridere) Ecco, ora vi è chiaro quanto siano caduti in basso. Con buona pace degli alieni che scrivono per il New York Times il peggior nemico dell’Occidente non è Assange ma l’Occidente stesso. Sono le cosiddette élite, quella composte dai vari Clinton, Merkel, Schaeuble et similia, che hanno già disintegrato la nostra civiltà a colpi di terrorismo finanziario e guerre insensate combattute per procura in Medio Oriente con la scusa del terrorismo. Le Pen, Putin, Trump e Farage, tutti a vario titolo dileggiati dai media posseduti dai massoni globalisti, acquistano consenso presso le masse perché promettono discontinuità rispetto ad un modello oggettivamente fallimentare. Per quanto intontiti dalla propaganda subdola e incessante, anche i più idioti alla fine faranno fatica a credere che “la povertà è bella”, che “l’Unione Europea è democratica”, che “la disoccupazione è eccitante” e che “la fine del welfare state rappresenti una opportunità e non un problema”. Non è strano che i cittadini aprano ora finalmente gli occhi; è strano semmai registrare come in tanti si siano bevuti per molto tempo bugie così pacchiane da far insospettire anche un bambino di terza elementare particolarmente sveglio (del tipo: “con l’austerità si cresce!”). In tutto questo bailamme a quelli come Assange- coraggioso oppositore di una dittatura infame e ipocrita- andrebbe fatta una statua.
Francesco Maria Toscano
1/09/2016