Il risultato delle elezioni del 4 marzo certifica il profondo cambiamento degli equilibri politici che eravamo abituati a conoscere, archiviando in maniera incontestabile quella finta e grottesca alternanza al potere fra forze di sedicente destra e di sedicente sinistra. L’arretramento devastante dei partiti orwellianamente definiti “responsabili”, ovvero di quelle organizzazioni che credono di essere prestigiose all’estero in misura direttamente proporzionale alle porcherie approvate in Patria, dimostra in maniera certa l’avvenuto e parziale risveglio di masse che- per quanto di continuo bombardate da una propaganda fraudolenta e assillante- non sono più disposte a bersi senza fiatare le pacchiane menzogne che il sistema dominante veicola impunemente con invidiabile faccia di bronzo. La retorica “europeista” che dipinge una Italia finalmente uscita alla crisi grazie alle “salvifiche” riforme approvate in tempi recenti è stata smascherata, grazie anche al faticoso lavoro di controinformazione che negli ultimi anni pochi pionieri hanno coraggiosamente e generosamente svolto. Fin qui le note positive di un voto che ha spazzato via i “moderati”, termine insignificante con il quale grande stampa definisce in genere tutti i traditori propensi a svendere l’interesse pubblico e nazionale per averne un ritorno privato e personale. La vittoria del Movimento 5 Stelle e della Lega relega per sempre nel retrobottega puzzolente della storia tutti quei partiti che nel 2011 diedero vita al perfido e volgare governo di Mario Monti, nato sotto la regia luciferina di Giorgio Napolitano. Per il resto invito a non farsi trascinare da facili entusiasmi. Mi pare chiaro infatti come i nuovi protagonisti ora ascesi al vertice del potere politico italiano- Di Maio e Salvini in particolare- aspirino perlopiù a calarsi nel ruolo di giovani e freschi servitori di quei poteri finanziari e paranazisti che tengono in scacco l’Europa per mezzo di istituzioni violente e sadiche come la Ue, la Bce e il Fmi. L’obiettivo dei nuovi arrivati, in linea con le aspettative di chi comanda per davvero nella zona euro, è probabilmente quello di blindare il sistema proprio nel mentre di fare finta di attaccarlo. La retorica “antisprechi” dei grillini è palesemente funzionale alla salvaguardia di un sanguinario modello neoliberista che, proprio al fine di non mettere in discussione la qualità delle politiche adottate, brandisce sempre in maniera ossessiva i sempreverdi mostri chiamati “casta”, “cricca” e “corruzione”. La ridicola foto del neopresidente Fico che scende dall’autobus a beneficio di fotografo per entrare in Parlamento offre un ottimo, sintetico e iconografico esempio vivente della tesi che stiamo sostenendo. Sulla Lega di Salvini è invece lecito attendersi qualcosina di meglio, considerata la presenza al suo interno di solidi pensatori come il professor Alberto Bagnai, da sempre inflessibile fustigatore delle condotte neonaziste messe in piedi da quella “Dittatura Finanziaria” denudata nel mio ultimo libro recentemente pubblicato con la casa editrice “Uno”. Sfortunatamente però dentro la Lega non c’è solo Bagnai ma anche Giorgetti, classico avamposto dell’establishment che entra solitamente in gioco una volta finita la campagna elettorale. A breve capiremo se il Movimento 5 Stelle e la Lega siano stati già “normalizzati” da quei poteri globalisti e usurai che, grazie all’indefesso sostegno garantito dai soliti manganelli mediatici, hanno già cominciato ad intimidire e ad inquinare il nostro dibattito democratico pubblicando con grande evidenza le “diffide” e gli “ammonimenti” dei soliti “tecnocrati illuminati” Mario Draghi e Carlo Cottarelli, cavalli di Troia del potere apolide che mettono continuamente e sfacciatamente in pericolo la sovranità dell’Italia evocando perfino il futuribile arrivo della Troika. Puigdemont è finito in guai seri per molto meno.
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Francesco Maria Toscano
26/03/2018