Cari amici de “Il Moralista”, in questi giorni ho evitato di scrivere perché davvero nauseato dalle tante piroette, falsità e menzogne veicolate dai protagonisti di questo “psicodramma italiano” che ruota intorno alla nascita del cosiddetto “governo del cambiamento”. Ancora adesso non si sa se ritornerà in sella il redivivo professor Conte, se partirà il governo guidato dall’uomo dell’establishment Carlo Cottarelli forte di ben zero voti di fiducia sia al Senato che alla Camera, o se si andrà al voto in piena estate per ascoltare comizi sul bagnasciuga tra una limonata e una pallonata con gli amici in riva al mare. Insomma, siamo ben oltre le comiche. Sergio Mattarella si è infatti rifiutato di avallare la nomina del professor Savona a ministro dell’Economia perché, ha spiegato candidamente il Presidente della Repubblica in mondovisione, “le agenzie di rating non sarebbero contente”. Ecco, sembrerebbe una battuta del famoso finto “Osho” che spopola in rete… invece il Presidente l’ha detta per davvero. Ci si chiede perché un Presidente prudente come Mattarella avrebbe mai dovuto assumere una decisione così irrituale per sbarrare la strada, non ad un pericoloso descamisados rivoluzionario, quanto ad un placido intellettuale ultraottantenne, già ministro della Repubblica ai tempi del governo guidato dall’ottimato e illuminato Carlo Azeglio Ciampi. Che gliene frega a Mattarella di Savona? Per davvero le posizioni critiche espresse nei confronti delle politiche imposte all’Europa dalla Germania di Merkel- critiche peraltro condivise da tutti nel mondo- hanno determinato un tale irrigidimento? Questo impasse, oggettivamente surreale, non può essere capito se non si conoscono i veri rapporti di forza che condizionano la tenuta dell’Italia e le biografie dei singoli protagonisti. Partiamo da un dato importantissimo che deve sempre essere preso in considerazione prima di addentrarsi nel ragionamento: le carte in Italia le da il potentissimo capo della Bce Mario Draghi. E’ lui il terminale di ogni decisione rilevante presa con riferimento al Belpaese. Il processo decisionale, anziché procedere dal basso verso l’alto in coerenza con lo spirito della nostra Costituzione (“la sovranità appartiene al popolo”, con buona pace di un ignorante come Riotta), si snoda in maniera completamene inversa- ovvero dall’alto verso il basso- e il vertice di questa immonda piramide è venerabilissimo Mario Draghi, il quale vive giustamente l’eventuale presenza di Savona al Mef (per ragioni che spiegheremo nel dettaglio prossimamente) come un dito nell’occhio (per non dire peggio). Mattarella si è dovuto “sacrificare” per la causa, balbettando qualche scusa puerile per non deludere il capo dell’Eurotower. Di Maio, come sempre un po’ svampito, prima ha chiesto l’impeachment per il Presidente e poi lo ha elevato al ruolo di affidabile interlocutore, un chiaro esempio di bipolarismo psicologico in mancanza di quello partitico oramai archiviato. Salvini invece si muove con maggiore astuzia, dimostrando di essere molto più attrezzato dell’ex bibitaro di Pomigliano. Il capo della Lega dovrebbe però stare attento a non esagerare con la “tattica”, ricordandosi la nota profezia di Craxi secondo la quale prima o poi le “volpi finiscono sempre in pellicceria”. In ogni caso la dissimulazione nella fase in cui siamo non serve più. I “sovranisti” spieghino con lealtà al popolo come il vertice del sistema “eurista”, dominato da Draghi, riesca ad impedire un sostanziale cambiamento. Dopodiché si apra una battaglia a viso aperto fra chi crede nel primato della democrazia, della libertà e della sovranità popolare, e chi pensa che lo scettro del comando debba al contrario rimanere saldo nelle mani di banchieri, usurai, strozzini e ricattatori. Alla lunga trionferemo, lo spirito del mondo soffia dalla nostra parte.
Francesco Maria Toscano
31/05/2018
ALLA LUNGA TRIONFEREMO! LUNGA VITA.
Alla fine, però, il Governo del “Cambiamento” è decollato.